Oggi scocca il centesimo giorno di sciopero al magazzino Mondo Convenienza di Campi Bisenzio (Firenze), in cui circa il 30% del personale in appalto ha deciso di fermarsi il 30 maggio scorso, con una serie di richieste semplici: inserimento di un marcatempo per permettere di lavorare 8 ore e avere straordinari correttamente pagati, diritto a ferie e malattie pagate come da contratto (oggi un regolamento aziendale applicato alle ditte in appalto prevede una detrazione dallo stipendio se non si è lavorato almeno 24 giorni nel mese), applicazione del corretto contratto nazionale della logistica invece dell’attuale “multiservizi”, circa 400 euro in meno al mese. Da allora, nonostante diversi tentativi di sgombero, più o meno violenti – l’ultimo lunedì, la maggior parte invece nelle settimane tra maggio e giugno -, nonostante 25 lavoratori licenziati a mezzo stampa e un agosto di mezzo, il presidio organizzato a maggio non se ne é più andato. Ma la vertenza appare lungi dall’essere risolta.
Mondo Convenienza è una potenza della consegna mobili, nata a Civitavecchia nel 1985 ma divenuta un gruppo di peso dal 2001 in poi, con ormai 1,3 miliardi di euro di fatturato annuo e magazzini distribuiti in tutta la penisola utili a consegnare i mobili rapidamente al cliente – una delle cose che contestano i lavoratori, è l’obbligo di consegnare in qualsiasi condizione, anche in caso di cattive condizioni ambientali o personali -, per prezzi decisamente bassi (trasporto e montaggio del mobile costa il 14% in più) rispetto alla concorrenza: “La nostra forza è il prezzo” è, d’altronde, lo slogan. Non è la prima volta che affronta scioperi e vertenze, nel 2013, nel 2015, nel 2017, e così negli anni successivi. Tutte con richieste simili, tutte risoltesi in un sostanziale nulla di fatto. L’azienda, peraltro, è sotto indagine per sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita di manodopera – i lavoratori in appalto vestono giubbotti griffati Mondo Convenienza e usano camion con logo aziendale – a Ivrea e a Bologna (dove c’è già stato un rinvio a giudizio).
Per questo la storia di questi 100 giorni è emblematica di qualcosa che non va nel mondo del lavoro italiano. Dopo i primi tentativi di sgombero, già a giugno il presidio fiorentino inizia a raccogliere consenso, sia tra altri lavoratori di Mondo Convenienza in giro per l’Italia sia a livello istituzionale. Scoppiano allora proteste e scioperi anche in altri magazzini del gruppo, a Roma, a Bologna, a Firenze, a Torino. Il presidio di Campi Bisenzio resta, e il 12 luglio accade l’imprevedibile: sciopera il magazzino di Settimo Torinese, chiude, l’adesione più alta dall’inizio della protesta. Lo sciopero inizierà con l’intenzione di proseguire a oltranza (sarà interrotto dopo 10 giorni), ma iniziano anche lì gli sgomberi: alcuni di quei nuovi scioperanti poche settimane prima erano stati inviati a Campi Bisenzio per sostituire il personale in sciopero. E in quelle stesse ore c’è una reazione: Rl2, la società in appalto che gestisce il magazzino di Campi Bisenzio, comunica a mezzo stampa di aver proceduto a licenziare i 25 lavoratori, affiliati al sindacato Si Cobas, che avevano organizzato le proteste, mentre a Campi Bisenzio e in Piemonte altri lavoratori in appalto di Mondo Convenienza organizzano proteste contro il sindacato chiedendo di “poter lavorare”. La scommessa del “lavoratori contro” però fallisce: il sindaco di Campi Bisenzio si espone contro l’azienda, e il sit-in dopo qualche giorno termina.
In tutto questo tempo, non solo l’azienda non apre alle richieste dei sindacati, ma non si presenta a due tavoli organizzati dalla Regione Toscana, sollevando le ire della stessa. “Inaccettabile l’assenza dal tavolo della società Mondo Convenienza”, scrive la Regione in una nota congiunta con i sindacati il 19 luglio: “Non si tratta solo di una mancanza di rispetto nei confronti di istituzioni e dei rappresentanti dei lavoratori ma anche di un’ulteriore occasione persa per affrontare la situazione dei lavoratori di imprese che prestano la loro attività in appalto della stessa società”. Le interrogazioni parlamentari, da parte di Pd e M5S, non sbloccano la situazione. In tutte queste settimane – e fino a oggi – sono le società in appalto a mandare comunicati stampa sulle proteste in corso (“Stanno costando danni e disagi ingenti all’azienda, ma soprattutto ai suoi clienti e ai nostri collaboratori”), Mondo Convenienza non parla, gli unici comunicati stampa riguardano l’apertura di nuovi punti vendita. Il 31 luglio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs comunicano di aver “concluso positivamente la vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti in particolare del trasporto e montaggio, all’interno dell’azienda Iris Mobili/Mondo Convenienza”.
In un tavolo con l’azienda hanno sottoscritto un “verbale di intesa, unitamente alla direzione aziendale” e concordato “un percorso che comporta nuove e migliori condizioni di lavoro per chi opera negli appalti. Mondo Convenienza si impegna a chiedere alle società esecutrici degli appalti: il superamento immediato del regolamento aziendale, l’applicazione del Contratto collettivo nazionale di settore sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil e la definizione di un protocollo sugli appalti”. La nota non specifica però di che contratto collettivo nazionale si tratti: se quello della logistica o quello multiservizi, essendo entrambi sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil. I Si Cobas, organizzatori degli scioperi ma non invitati al tavolo aziendale, decidono di rimanere in presidio. Per ora, nessuna novità è stata registrata.
Nonostante un rallentamento delle proteste a causa dell’estate, e del logoramento dei lavoratori, il presidio è ancora lì, con tende, tavoli e gazebo. “Non siamo stupiti di quanto ci sia successo”, spiega Ali Muhammad, 24 anni, uno dei 25 lavoratori licenziati: “Lo hanno fatto sempre, di fronte alle proteste. Licenziano e poi propongono la riassunzione alle stesse condizioni di prima, in cambio del ritorno alla normalità. Stavolta deve finire diversamente”. A Campi Bisenzio gli scioperanti licenziati, sostituiti da lavoratori arrivati dall’Est Europa, sono quasi tutti pakistani, molto giovani, arrivati da pochi anni in Italia, a volte da minorenni. Hanno scelto di optare per un blocco “parziale” del magazzino, permettendo ai clienti ma non ai camion aziendali il ritiro delle merci. Hanno superato anche il tentato sgombero di lunedì, trovando sponde da Comune e Regione.
Ora si prepara una nuova settimana di mobilitazione, con proteste in 17 città, in vista del primo tavolo nazionale organizzato per il 15 settembre, promosso dalla Filcams Cgil. Anche in quel caso, gli scioperanti di Campi Bisenzio non saranno invitati, ma saranno rappresentati da altri sindacati: “Il merito di questo tavolo è tutto da verificare”, spiegano i Si Cobas, che chiedono “che siano fatti e non vuote promesse, che si elimini dagli appalti Mondo Convenienza il contratto multiservizi con le sue paghe misere e si applichi il contratto della logistica, che venga effettivamente cancellato il famigerato regolamento aziendale, che l’orario di lavoro venga finalmente misurato e giustamente retribuito”. “Applicare i contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, strettamente connessi alla tipologia di attività svolta (in questo caso attinente alla dimensione logistica), è la strada giusta per ripristinare condizioni di legalità e di lavoro equo” chiariscono dal loro Filcams Cgil, Cgil Firenze, e Filt Cgil Firenze in vista del tavolo. Cosa invece voglia fare Mondo Convenienza, per uscire da questa situazione, ancora non è chiaro.