Chiama in causa l’agenzia europea Frontex l’inchiesta della procura di Crotone sul naufragio di Cutro, la strage di migranti sulle coste calabresi, in base ai nuovi elementi emersi dalla consulenza tecnica disposta dal sostituto procuratore Pasquale Festa. Esaminando le varie situazioni, il perito della procura, Salvatore Carannante, ammiraglio in pensione già impegnato nelle ricostruzioni dei casi Costa Concordia e Norman Atlantic, evidenzia in 65 pagine una serie di incongruenze nella segnalazione fatta da Frontex ma anche come un radar della Guardia di finanza avesse intercettato l’imbarcazione mezz’ora prima del disastro. E in quel lasso di tempo non fu attivata alcuna motovedetta.

“Le indicazioni riportate da Eagle 1 di Frontex sul proprio rapporto di missione erano poco attendibili e fuorvianti”, è messo nero su bianco nella perizia che ha ricostruito rotta e velocità del caicco Summer Love, naufragato lo scorso 26 febbraio davanti alla costa di Steccato di Cutro causando la morte di almeno 94 migranti. Dai dati forniti dall’agenzia europea agli inquirenti viene confermato quanto già era emerso nell’immediatezza del fatto: il velivolo Eagle 1 individua alle 22.26 (ora italiana) un’imbarcazione sospetta, indicandola come ‘possible migrant vessel’, dandone comunicazione al Frontex Situation Center di Varsavia, che a sua volta alle ore 23.02 del 25 febbraio informa le agenzie italiane.

Frontex comunicava anche che sul ponte era presente una sola persona, con possibili altre persone sotto il ponte indicate da una significativa risposta termica dai boccaporti, che la barca aveva buona galleggiabilità, che non c’erano giubbotti di salvataggio visibili, che il mare era forza 4 e che erano state rilevate telefonate satellitari verso la Turchia. Quello che al consulente della procura non quadra sono i dati riferiti dal velivolo di Frontex, che indicava, oltre alla posizione dell’imbarcazione, anche la rotta media seguita, 296′, e la sua velocità, 6 nodi.

Secondo l’ammiraglio Carannante con queste indicazioni la barca “con i possibili migranti sarebbe dovuta giungere nella zona della baia di Copanello (Catanzaro), quindi ben più a sud-ovest di Steccato di Cutro” e sarebbe arrivata sulla costa “alle 7 del mattino”, scrivono i quotidiani locali che hanno pubblicato per primi la perizia depositata. Mentre, utilizzando anche i dati dei radar della Finanza, secondo il consulente la rotta e la velocità erano diverse. Non si tratta tuttavia dell’unica incongruenza rilevata. Come era stato anticipato da Il Fatto Quotidiano negli scorsi mesi, la perizia conferma infatti che alle 3.34 fu proprio il radar della Finanza a Isola Capo Rizzuto a “battere” la presenza del caicco a poche miglia dalla costa.

L’imbarcazione si sarebbe rovesciata e distrutta solo mezz’ora dopo incrociando la secca a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, ma nel frattempo nessuna motovedetta era uscita in soccorso dei migranti. Anzi: la sala operativa del Roan, 24 minuti dopo, riferisce alla capitaneria di porto di Reggio Calabria: “Anche noi dal… dal radar al momento non battiamo nulla”. Nel secondo filone d’inchiesta che conta 6 indagati tra appartenenti alla Gdf e alla Guardia Costiera, i pm vogliono capire anche il perché di questa “mancata comunicazione”.

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