Ci risiamo. L’abuso dei dati sanitari ad uso proprio si ripresenta.

Quando ne parlai nel 2014 informai il Garante che si trattava di un organo amministrativo pubblico, la Regione Lombardia, che aveva deliberato, con firma del presidente di allora, Roberto Maroni, di dare in gestione i dati sanitari dei cittadini lombardi ad enti esterni non solo pubblici! Intervenne il Garante di allora Antonello Soro facendola annullare.

Ora un altro Garante è dovuto intervenire fino a imporre una ammenda, sempre su segnalazione, per l’utilizzo di dati sanitari dei medici di medicina generale sempre nella zona lombarda di Milano.

Nel documento, oltre a una approfondita analisi del caso e della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, viene sottolineato che “i medici di medicina generale, in quanto titolari del trattamento dei dati personali relativi alla salute dei propri pazienti, in particolare per finalità di cura, sono tenuti a trattarli in conformità alle specifiche disposizioni del Regolamento, del Codice e dei rilevanti provvedimenti in materia (art. 9, par. 2, lett. h), par. 3 del Regolamento e provv. del Garante recante Chiarimenti sull’applicazione della disciplina per il trattamento dei dati relativi alla salute in ambito sanitario del 7 marzo 2019 doc. web 9091942)”.

I medici di medicina generale che utilizzano il proprio gestionale per trasmettere a società di ricerca dati relativi ai propri pazienti, in assenza di idonei accorgimenti per anonimizzare effettivamente tali dati, possono essere ritenuti responsabili, in qualità di titolari del trattamento, di una violazione delle disposizioni del Regolamento.

Passano gli anni e nessuno vuole intervenire in modo definitivo. I nostri dati sanitari sono spesso utilizzati se qualcuno non ha il buon cuore di segnalarne l’abuso.

Ancora una volta credo che solo la gestione soggettiva dei dati possa essere in qualche modo garante, per usare il termine giusto, della sua segretezza e possibilità di utilizzo in qualunque posto del mondo dove ci sia internet e anche nel momento in cui il cittadino arrivasse in modo inerte alla presenza di personale sanitario che diventerebbe un ufficiale sanitario.

Con History Health occorrerebbe chiedere direttamente al cittadino l’autorizzazione alla visione, tutto verrebbe annotato e sarebbe visionabile nel caso di bisogno. Con History Health qualunque allerta potrebbe essere attivata (appuntamenti, visite, farmaci) e non occorrerebbe più andare dal medico per una prescrizione cronica che sarebbe visionabile dal farmacista a ripetizione finché il medico mette un limite o una necessità di controllo.

Con History Health, come ha detto il già garante della privacy Antonello Soro nel docufilm Vicolo degli Onesti, potevamo essere avanti già molti anni fa e proteggere i nostri dati: quando pensai, progettai e raccontai la mia idea di Histoy Health, il fascicolo sanitario elettronico era ancora allo stato embrionale. Poi ci sono state implementazioni che comunque non hanno consentito una diffusione omogenea nel territorio di un diario clinico computerizzato che ci sarebbe servito. Politici volete aspettare ancora molto a prenderlo in considerazione?

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