I provvedimenti con cui il Comune di Catania ha regolamentato l’accesso ai disabili nelle zone pedonali e a traffico limitato sono “illegittimi” e “discriminatori”. A scriverlo è il giudice di pace accogliendo i ricorsi dei cittadini che si sono visti recapitare decine di multe per aver violato il divieto di accesso a un’area pedonale o alla Ztl. E questo nonostante disponessero tutti del contrassegno necessario.
La questione delle modalità di accesso a Ztl e aree pedonali è da anni all’attenzione dei giudici di legittimità. Più volte i magistrati si sono trovati a decidere sull’ammissibilità dei ricorsi proposti contro i regolamenti degli enti comunali. Da giugno 2022 il problema riguarda anche il Comune di Catania, che ha regolamentato le condizioni di accesso con due provvedimenti firmati del comandante della polizia locale Stefano Sorbino. Per i soggetti con disabilità, che possiedono un veicolo appositamente modificato, si prevede l’obbligo di una sola comunicazione al comando di Polizia municipale, a cui segue l’inserimento permanente in white list, cioè l’elenco dei mezzi che possono circolare nelle aree pedonali o nelle Ztl. E, conseguentemente, il libero accesso all’area senza il rischio di essere multati. Per chi invece non è in possesso del veicolo, e nonostante il contrassegno, si prevede l’obbligo della comunicazione per ogni singolo accesso. Ed è questo punto che complica le cose alle persone con disabilità. “La comunicazione preventiva è sicuramente un carico ulteriore, ma dobbiamo garantire le aree pedonali in una città che ne ha sempre avute molto poche”, spiega l’assessore alla Mobilità Paolo La Greca a ilfattoquotidiano.it. Eppure per i taxi l’iscrizione in white list viene effettuata d’ufficio e per gli autobus è previsto un solo obbligo di comunicazione: non si poteva replicare lo stesso iter anche per i diversamenti abili?
Anche per questo motivo l’ufficio del giudice di pace etneo, chiamato a decidere sui ricorsi presentati dai cittadini sanzionati, ha annullato le multe stabilendo che “l’esercizio del diritto del disabile di transitare in area pedonale non può essere condizionato al preventivo assolvimento di un onere informativo ulteriore a favore dell’ente comunale che non trova espresso fondamento in un dato normativo specifico”. Tuttavia Palazzo degli Elefanti, sede del comune, continua a irrogare contravvenzioni – che si aggirano tra gli 80 e i cento euro ciascuna – e a venire citato in giudizio. Tra i molti cittadini c’è chi, come l’ex consigliere del quinto Municipio Santo Musumeci, è stato destinatario di venti multe. Disabile dal 1984, da circa un anno porta avanti una battaglia per convincere il Comune a rimettere mano ai provvedimenti. “Mi hanno pure detto che per me la soluzione ci sarebbe ma dovrei lasciar perdere le proteste, ma ho rifiutato e adesso sono pronto alla disobbedienza civile”, spiega Musumeci, assistito dal legale Marco Milazzo, che ha già vinto più di tre ricorsi.
In altri comuni italiani, però, le cose stanno diversamente. “A Roma, per esempio c’è la possibilità di segnalare un massimo di tre targhe allegando il contrassegno e tanto basta a entrare in white list in maniera permanente o per l’intera durata del contrassegno”, spiega Roberto Romeo, presidente di Anglat, l’Associazione nazionale guida legislazioni andicappati trasporti.
Ma c’è di più. A luglio 2021 il Ministero delle Infrastrutture ha istituito la piattaforma Cude, liberamente consultabile sul Portale dell’Automobilista, che contiene l’elenco delle persone con disabilità munite di contrassegno. L’intento era quello di creare un sistema unico di raccolta dati e permettere il riconoscimento del contrassegno su tutto il territorio nazionale a prescindere dall’ente che lo ha rilasciato. Alla piattaforma hanno aderito 262 Comuni su un totale di circa ottomila, tra i quali anche Siracusa e Palermo. Nella lista però non compare Catania. “Il sistema, tramite la stipula di una convenzione – prosegue Romeo -, permette agli enti comunali di aggiornare i propri dati con quelli del portale facilitando l’accesso a coloro i quali siano muniti di contrassegno senza ricorre ad alcuna comunicazione”.
Una soluzione che, però, il Comune di Catania sembra ignorare. “Su questo ci informeremo se può essere utile ad assicurare il rispetto dei diritti – dice l’assessore La Greca -, ma considerate le condizioni in cui versa il Comune, la riorganizzazione dei servizi informatici non è cosa semplice”. Intanto l’opposizione promette battaglia. “Ci occuperemo della questione in Consiglio comunale – assicura la consigliera dei 5 stelle, Gianina Ciancio – ci sono le pronunce della Cassazione e tanti ricorsi vinti dinnanzi al giudice di pace che propendono per la natura discriminatoria dei provvedimenti”.