C’è un comune foggiano già sciolto per mafia e uscito dal commissariamento da quasi due anni che si è ritrovato di nuovo senza sindaco. Anzi no. Perché il primo cittadino di Manfredonia, Gianni Rotice, eletto 22 mesi fa a capo di una coalizione formata da centrodestra e civiche, alla fine si è salvato grazie ai contorsionismi di due consiglieri comunali. Uno è un esponente di Forza Italia, Vincenzo Di Staso, marito di sua cugina, l’altro si si chiama Adriano Vincenzo Carbone e aveva conquistato la poltrona in consiglio comunale nelle liste di Fratelli d’Italia.
Ma da poco più di un anno è stato espulso dal partito perché è imputato in un processo che vede alla sbarra i capi della mafia garganica del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano. Per Carbone, commercialista, i pubblici ministeri della Dda di Bari, lo scorso marzo, hanno chiesto un anno e 10 mesi di condanna in abbreviato perché, a loro avviso, ha aiutato il clan suggerendo, dal 2018 fino al dicembre 2021, le strategie per evitare che le società in mano ai mafiosi finissero oggetto di misure patrimoniali in caso di inchieste.
Nella partita legata alla sopravvivenza di Rotice, invece, Carbone ha messo in campo altri stratagemmi. Prima è stato tra i 14 consiglieri che hanno firmato le dimissioni davanti a un notaio facendo decadere l’assise, poi ha effettuato una marcia indietro nel giro di un paio di giorni. Quando ormai un nuovo commissariamento, fino a maggio, era all’orizzonte ha ritirato la sua firma, insieme al forzista Vincenzo Di Staso, facendo scendere a 12 i consiglieri dimissionari. Un numero insufficiente per sciogliere l’assise.
Rotice si è così salvato e ora avrà 20 giorni di tempo per ritirare le sue dimissioni “tecniche” e tornare pienamente nelle sue funzioni. Come raccontato dal sito Immediato.net, per Carbone sono state 48 ore febbrili nelle quali si è speso per far scendere il numero dei consiglieri dimissionari. Per lui, nella nuova giunta che con ogni probabilità andrà a formarsi nelle prossime settimane, c’è già chi avanza l’ipotesi che si spalanchino le porte di un assessorato. L’esperienza del sindaco, seppur barcollante, è quindi destinata a proseguire con il centrodestra che resterà alla guida della città, il terzo comune più grande del Foggiano, dopo 25 anni di governo del centrosinistra e il commissariamento per mafia.
Il precedente consiglio venne sciolto nel ottobre 2019 per 18 mesi mentre il sindaco era Angelo Riccardi, esponente del Pd. Nella relazione prefettizia portata dal ministero dell’Interno sul tavolo di Palazzo Chigi erano state ricostruite le dinamiche criminali passate del territorio. Tra i vari elementi confluiti nella relazione anche le frequentazioni di Giovanni Caterino, condannato all’ergastolo perché ritenuto il basista del commando autore della strage di San Marco in Lamis nel 2017, con un un esponente della giunta. I due erano stati immortalati insieme alla festa del politico dopo la sua elezione in consiglio comunale nel 2015 e mentre assistevano a una partita di calcio della squadra locale.