Valanga di polemiche in Israele, l’Europa che bolla le sue considerazioni come “distorsioni storiche e antisemite” e infine la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che decide di ritirargli la più importante onorificenza della città di Parigi, la medaglia Grand Vermeil. Dal mondo occidentale nessuna reazione di solidarietà per Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, accusato di avere fatto affermazioni negazioniste sulla Shoah. L’occasione è stata lo scorso 26 agosto quando, parlando parlando all’11° Consiglio rivoluzionario di Fatah, il suo partito, aveva sostenuto che Hitler massacrò gli ebrei a causa del loro “ruolo sociale” come “usurai” e non per ostilità contro l’ebraismo. Parole condannate in primis dal Museo della Shoah Yad Vashem, che lo ha accusato di negazionismo dell’Olocausto e ha biasimato i partecipanti alla riunione che ne hanno accettato il contenuto.
Il discorso di Abu Mazen – “Tutti sanno – ha detto al convegno – che nella prima guerra mondiale Hitler era un sergente. Combatteva gli ebrei perché si occupavano di usura e di traffici monetari. A suo parere erano impegnati in sabotaggi, e perciò li odiava. Ma un punto deve essere chiaro: non aveva a che vedere con semitismo o antisemitismo“. Abu Mazen, secondo l’istituto di ricerca Memri – Middle East Media Research Institute – si è detto infatti persuaso che gli ebrei europei, chiamati “ashkenaziti”, non siano di stirpe semita e che siano semmai i discendenti del regno dei Cazari, situato a suo tempo nel Caucaso. “Viene detto – ha aggiunto Abu Mazen, nel testo diffuso da Memri – che Hitler uccise gli ebrei in quanto tali, che l’Europa odiava gli ebrei perché tali. Non è vero. Gli ebrei erano odiati per il loro ruolo sociale, non per la loro religione“.
Le reazioni – Dopo lo Yad Vashem, è seguita quella dell’ambasciatore di Israele all’Onu Gilad Erdan, che su X ha scritto: “Mentre diffonde puro antisemitismo, Abu Mazen paga terroristi palestinesi perché uccidano israeliani e li incoraggia pubblicamente. Il mondo deve ritenerlo responsabile dell’odio che egli diffonde”. Un portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Unione europea ha inoltre aggiunto che il discorso del leader palestinese “conteneva osservazioni false e grossolanamente fuorvianti sugli ebrei e sull’antisemitismo” e che si tratta di “distorsioni storiche infiammatorie profondamente offensive”, che “possono solo servire a esacerbare le tensioni nella regione e non servono gli interessi di nessuno: fanno il gioco di chi non vuole la soluzione dei due Stati, che il Presidente Abbas ha ripetutamente invocato. Inoltre, banalizzano l’Olocausto e quindi alimentano l’antisemitismo e sono un insulto ai milioni di vittime dell’Olocausto e alle loro famiglie. L’Unione Europea – ha concluso – rimane impegnata a combattere l’antisemitismo e il razzismo in tutte le sue forme e continuerà ad opporsi con forza a qualsiasi tentativo di condonare, giustificare o banalizzare l’Olocausto”.
E infine oggi la decisione di Hidalgo, che ha ritirato al presidente dell’Anp il Grand Vermeil. “Le frasi da lei pronunciate – si legge in una lettera inviata dalla sindaca di Parigi ad Abu Mazen – sono contrarie ai nostri valori universali e alla verità storica della Shoah”, ha detto. La sindaca, ritirando la medaglia, ha condannato “con la massima fermezza” le parole di Abu Mazen: “Lei ha giustificato lo sterminio degli ebrei d’Europa nella Seconda guerra mondiale, con una manifesta volontà di negare il genocidio di cui furono vittima le popolazioni ebree d’Europa da parte del regime nazista e dei suoi alleati”. La Hidalgo aggiunge che “la Shoah fa parte della storia di Parigi. Nella nostra città – scrive – durante la seconda guerra mondiale, decine di migliaia di bambini, donne e uomini di confessione ebraica hanno subito retate, sono stati deportati e poi sterminati nei campi della morte”. L’annuncio del ritiro della medaglia è stato accolto positivamente sui social, in particolare dal Rabbino capo di Francia, Haïm Korsia, e dal presidente del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, Yonathan Arfi.