Diritti

Decreto Caivano, da donna e per altre donne dico che non ci sentiamo meglio

Leggo con rammarico che il parlamento ha deciso per una linea emergenzialista, giustizialista e perfino sovradeterminante nei confronti delle vittime. Non mi aspettavo nulla di peggio da un governo di destra e da questo parlamento, con quelle astensioni di facciata che dicono e non dicono, senza che vi sia una reale opposizione.

La norma varata è un peggioramento, da quel che capisco, della precedente che già istituiva il Codice Rosso. Il fatto che la vittima di violenza debba essere immediatamente diretta alle forze dell’ordine senza la mediazione di un centro antiviolenza è grave. Più grave che si pretenda poi che si continuino le indagini (questo è il significato di “avocazione”?) se la vittima non si presenta entro tre giorni dal ricovero, dalla segnalazione in pronto soccorso, dalla denuncia degli infermieri – da cosa esattamente?

Quel che capisco, correggetemi se sbaglio, è che si sta dicendo che la donna vittima di violenza è talmente incapace di intendere e volere, infantilizzata la quale lo Stato decide al suo posto ciò che è bene per lei. Diversamente si sta dicendo che le donne uccise sono vittime di femminicidio perché non si sono affidate allo Stato, sebbene abbiano denunciato e lo Stato non abbia fatto nulla per tutelarle. Delle due l’una: lo Stato vuole autoassolversi per le morti avvenute o vuole che le donne infantilizzate smettano di poter scegliere se denunciare o meno e attraverso quale struttura, centro antiviolenza o meno.

Quel che si chiede da tempo è che i centri antiviolenza ricevano fondi per le case rifugio, sempre meno presenti in Italia. Si chiede che i giovani siano educati con corsi di formazione al rispetto dei generi e del consenso sessuale. Si chiede prevenzione, formazione, non punizione, non “avocazione”, sovradeterminazione delle vittime.

La seconda parte dei provvedimenti in discussione parla di “baby gang”. Dalle mie parti – Palermo – una baby gang è manodopera della mafia, microcriminalità, roba di furti, scippi, rapine, estorsioni, eccetera. Parlare di baby gang e perfino di “disagio giovanile” (ah, che risate!) in relazione allo stupro di gruppo è una stronzata, scusate il francesismo. Lo stupro di gruppo non è percepito neppure come un crimine contro la persona vittima dell’abuso e lo si vuole delineare in seno ad una analisi sociologica ottenuta da fascisti e preti. Complimenti vivissimi.

Impedire ai ragazzotti che stuprano di usare Facebook o di vedere un porno pensate che li educherà a ripensare a quel che vuol dire consenso nella sessualità? Possibile che dobbiamo ripetere che tali norme non solo non ci tuteleranno ma ci esporranno a maggiori pericoli? Se la donna è costretta a vedere militari in pronto soccorso non si presenterà a curarsi. La sua privacy è a rischio e con essa il suo diritto di scegliere a quale struttura appoggiarsi. Tra tutte, un centro antiviolenza affronta la questione in modo sistemico perché la violenza di genere è sistemica, strutturale, mentalità e cultura da demolire e ricostruire.

Gli stupratori in erba invece useranno account diversi per connettersi, eluderanno divieti e in ogni caso se c’è una prova che in tribunale consenta che la vittima di stupro non sia trattata come l’imputata è proprio quella che gli stupratori lasciano mentre si scrivono commenti sui social sull’aggressione sessuale condivisa.

Per il resto conosco molte persone che guardano porno e non per questo sono diventati stupratori. Lo stupratore non emula e non impara da un porno, in cui attori adulti fanno sesso consensualmente. Lo stupratore emula e impara da un codice maschilista vecchio di secoli, prima ancora che esistesse internet e il porno online. Se per incanto una crisi energetica mondiale metterà al tappeto le nostre strategie di comunicazione, pensate che gli stupri cesseranno o semplicemente si smetterà di parlarne perché non c’è modo di divulgare quel che accade?

All’apocalisse, allora. Attendo che le donne prendano i bastoni, perché mi pare che l’unica strategia per dare una lezione agli stupratori sia proprio quella della Gulabi Gang indiana: prenderli a bastonate. Le vostre sono carezze. Per i cambiamenti reali bisogna elaborare strategie educative differenti. Grazie di niente, comunque.

Da donna e per altre donne dico che non ci sentiamo meglio. L’egomaniacalità di tali provvedimenti dimostra solo che lo Stato vuole dimostrare di averlo virilmente eretto, l’ego. Proprio ciò che ci serviva per mettere in discussione il maschilismo.