In queste settimane agli Us Open, alcuni tennisti e tenniste hanno affrontato un avversario imprevisto che li ha messi ko in modo ben più perentorio del più forte della classifica Atp/Wta. Ne sa qualcosa il primo “sconfitto”, l’austriaco Dominic Thiem, ritiratosi contro lo statunitense Ben Shelton perché tra un game e l’altro si era più volte piegato in due sulla sedia a causa di dolori alla pancia, prima di abbandonare definitivamente la partita. Il finlandese Emil Ruusuvuori aveva dato forfait ancor prima di scendere in campo per motivi non del tutto specificati. Imbarazzante, poi, la disavventura di Christopher Eubanks, costretto a correre in bagno durante uno scambio di gioco con il francese Bonzi. Prima dell’incontro aveva preso dei farmaci per una sensazione di nausea.
Nei giorni successivi, questi malesseri sono aumentati. Soprattutto tra le tenniste. Come la tunisina Ons Jabeur, sconfitta ai quarti dalla cinese Zheng, che ha dichiarato di aver “preso un sacco di medicine, ma mi sentivo come una zombie”. Lo stesso disagio è toccato alla n.1 del mondo Iga Swiatek. Il filo che lega tutti questi casi? Forse questi strani malesseri sono riconducibili alla nuova variante del virus Covid Omicron, Pirola, che si sta diffondendo anche negli Usa.
Identikit di Pirola
“Pirola (BA.2.86) è una sottovariante di Omicron che in Italia non è ancora presente”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, Infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma. “Una sottovariante che presenta 40 mutazioni che potrebbero aiutare il virus a eludere la risposta immunitaria“, continua Cauda, “di cui due in particolare da monitorare perché potrebbero renderla più diffusibile. Questi dati li dobbiamo a uno studio italiano dei professori Massimo Ciccozzi, Responsabile dell’Unità di Statistica Medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Fabio Scarpa, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari, pubblicato sul Journal Medical Virology. I ricercatori definiscono Pirola il ‘ceppo più sorprendente dopo l’arrivo di Omicron’”.
Origine e diffusione
Pirola è stato individuato in 5 Paesi. Il primo caso della nuova variante, rapidamente posta sotto monitoraggio dall’Organizzazione mondiale della Sanità, è stato segnalato in Danimarca il 24 luglio. Successivamente è stata isolata in Sud Africa, Stati Uniti, Israele e Regno Unito. E diversamente da altre, manca un nesso epidemiologico tra i vari casi, ovvero i casi non sembrano collegati tra loro e con il primo.
Che cosa dobbiamo aspettarci
Professor Cauda, quali altri peculiarità presenta Pirola?
“È ancora presto dirlo, anche se finora non causa sintomi gravi o decessi. I sintomi che provoca dovrebbero essere quelli tipici del Covid-19, ovvero febbre alta, tosse, raffreddore e perdita del senso del gusto o dell’olfatto, sintomi gastrointestinali”.
Non dobbiamo quindi preoccuparci troppo?
“Dobbiamo ormai essere consapevoli che non è tanto la gravità clinica di queste mutazioni che bisogna considerare. Perché con le vaccinazioni abbiamo cambiato il volto di questa malattia. In altre parole, siamo usciti dall’emergenza pandemica. Il virus però continua a circolare. Per esempio, in Italia la mutazione che circola di più è Eris (Eg.5), Pirola ancora no. Continuiamo a infettarci, seppure in percentuali molto più basse e senza che ci siano casi rilevanti di decessi o di gravi complicazioni. Come in passato, e ancora più in assenza di misure di contenimento dei contagi, resta importante proteggere le persone più fragili e che presentano patologie pregresse”.
Nel futuro, cosa si prevede?
“L’obiettivo finale sarà risolvere una volta per tutte il problema con un tipo di vaccino che, come morbillo o polio, sia in grado di impedire di diffondere la malattia, ma soprattutto l’infezione”.