“Volevo parlare male della Rai, ma non posso: vedo che tra il pubblico c’è il nostro amministratore delegato che è venuto ad ascoltare”. La festa del Fatto Quotidiano alla Casa del jazz di Roma inizia con una battuta di Sigfrido Ranucci, rivolta al nuovo ad Roberto Sergio seduto nelle prime file. Il primo incontro della tre giorni è sullo stato dell’informazione italiana, con il conduttore di Report ci sono Lilli Gruber, Antonio Padellaro e la vicedirettrice del Fatto, Maddalena Oliva. Ranucci, salutato con un’ovazione dal pubblico che ha riempito la platea, è reduce dal “declassamento” della storica trasmissione di Rai Tre dal lunedì alla domenica sera, dove sarà sostituita da un nuovo programma affidato a Salvo Sottile. Ma ha evitato polemiche: “Report farà sempre Report. Avremo qualche difficoltà in più e bisogno di un po’ di tempo per assestarci, ma le sfide non ci spaventano. Siamo una squadra forte e la gente ci vuole bene, lo vediamo anche oggi”. Che lo spirito non sia cambiato, lo dimostra la risposta alla domanda successiva: nel nuovo palinsesto di Report ci sarà una puntata dedicata a un ministro? “Mica uno solo, abbiamo l’imbarazzo della scelta“. Il pubblico apprezza.
Secondo Gruber, la prossima stagione della politica in tv “sarà un delirio“: “La televisione italiana è il luogo del chiacchiericcio politico per eccellenza – dice – e vedo proliferare programmi, talk show, di tutto di più. Come facciamo con tutti i governi, compreso quello Meloni, cercheremo di essere i cani da guardia e non i barboncini d’accompagnamento del potente di turno. Pazienza se il signor o la signora presidente del Consiglio mal tollera le domande, stare al potere significa pure accettare questo”. Poi anche la conduttrice di Otto e mezzo si rivolge all’amministratore delegato della Rai in platea e pronuncia parole senza appello nei confronti della tv di Stato: “Saluto Roberto Sergio. Sono sicura che regalerà agli italiani che pagano il canone trasmissioni di giornalismo e approfondimento meravigliose. Purtroppo la Rai è irriformabile, lo dico con grande rammarico. Gli appetiti dei partiti e dei politici sono insaziabili“. Il problema non è solo il servizio pubblico: “E’ venuto a mancare Silvio Berlusconi – prosegue Gruber – ma metà del cielo televisivo italiano è ancora in mano a un privato, una famiglia. Leggo inoltre che c’è un patto tra Giorgia Meloni e Marina Berlusconi per salvaguardare Mediaset e chissà su quali altre cose. Rai e Mediaset prendono l’80 per cento della torta pubblicitaria. A La7 lavoro in totale autonomia e libertà, come mai avute prima”.
Padellaro e Oliva invitano i due giornalisti a commentare il pessimo rapporto della premier e dei suoi ministri con le domande dei giornalisti. “C’è un corto circuito – sostiene il fondatore del Fatto – Si succedono le classi politiche ma restano tutti dell’idea che andando nel posto più protetto, con le domandine precotte, si guadagnano voti. Non è assolutamente così: un politico ha successo quando si confronta con chi non la pensa come lui”. Gruber concorda: “Non si capisce di cosa abbiano paura. Ma segnalo che cittadini e cittadine non sono scemi: quando ci sono solo interviste sdraiate e giornalisti appiattiti sul potente di turno, se ne accorgono. Prima o poi la realtà diventa più forte della propaganda“.
A Ranucci viene chiesto di stilare il podio dei politici che hanno provato a imbavagliare Report: i primi due posti sono facili, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. “L’ultimo è stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese, ma rispetto agli altri due è quasi un dilettante”, conclude ridendo il giornalista di Rai Tre. Che poi domanda a Gruber: “Ma tu non ci torneresti in Rai?”. Risposta netta: “Sto benissimo a La7, dove nessuno mi ha mai detto cosa dire e cosa non dire”. In Rai invece, le domanda Maddalena Oliva, da chi hai subito pressioni? “Conducevo il Tg1 delle 20 un’era geologica fa, facevamo il 40 per cento di share. Le riunioni di redazione, con il direttore, erano vivaci e a volte feroci. Era la Rai degli anni del berlusconismo d’oro, come redazione del Tg1 decidemmo di scrivere un ‘libro bianco‘ con tutte le nefandezze dette e fatte dal nostro telegiornale”.
L’ultimo passaggio è su Andrea Giambruno, il compagno di Giorgia Meloni, che nella sua trasmissione ha collegato le violenze sessuali con l’eventuale ubriachezza di chi le subisce. “Sono parole intollerabili – dice Gruber -. E quello che non abbiamo sentito da Giorgia Meloni sono parole di empatia verso le vittime dello stupro, ubriache o meno. Avrei voluto una presidente del Consiglio che lo dicesse in modo netto, chiaro, invece l’ho sentita irritata. Se chi ci governa non denuncia questo orrore, l’Italia è una società fallita“.