“Non sono fascista ma”. È il mantra sfoderato dalla gran parte dei nostalgici del Ventennio tutte le volte che vengono incalzati sulle loro discutibili idee. Non tradisce questa tradizione neppure Maristella Finezzo, la titolare del bar Armando di Cerea (Verona), entrata nell’occhio del ciclone per i suoi scontrini dove campeggia il volto di Benito Mussolini.
La proprietaria del bar veneto si era resa già protagonista di un episodio simile nel 2014, quando balzò agli onori delle cronache ancora una volta il caso dello scontrino fiscale con la faccia del duce. Fu contattata da Giuseppe Cruciani e da David Parenzo nella trasmissione La Zanzara (Radio24) e volarono letteralmente stracci. Stavolta il plot della telefonata a Finezzo è quasi identico, con la differenza che a telefonarle è Emiliano Pirri, collaboratore della trasmissione radiofonica, che si spaccia per cliente del bar.

La titolare dell’esercizio commerciale inizialmente giustifica la sua scelta in modo soft e poco convincente: “Io non sono fascista. Ho messo la faccia del duce sullo scontrino come ripicca. A ferragosto sui miei scontrini metto le bandierine in mare, a Pasqua il pulcino e l’ovetto, a Natale le palline dell’alberello”.
“Ma quei simboli hanno un significato. Anche Mussolini?”, obietta Pirri.
“Eh, cavoli – risponde Finezzo – Certo che ha un significato. Un po’ di bene per l’Italia l’ha fatto: pensi a tutti quelli che prendono la pensione, a tutti quelli che vanno a scuola gratis, a tutti quelli che hanno ricevuto tanti benefici, come le bonifiche. La sanità a chi la dobbiamo? Mussolini ha fatto solo un errore: si è messo con quel cretino di Hitler”.

La telefonata diventa incandescente quando Pirri incalza la donna sulla sua bislacca versione di fatti storici e le chiede: “Secondo lei, chi è stato un grande presidente del Consiglio italiano?”.
“Di sicuro non Andreotti – risponde Finezzo –Io adoro la nostra Giorgina (Meloni, ndr)”.
“Ma quindi chi è stato un grande statista italiano secondo lei?”, chiede nuovamente Pirri.
“Il Duce – replica la donna – Vada a studiare la storia”.
“No, la studi lei – ribatte il giornalista – Lei mi sembra un po’ ignorante”.
Finezzo non la prende bene e, pur avendo lodato una romana d.o.c. come la premier Giorgia Meloni, insulta il suo interlocutore per la sua cadenza capitolina: “Lei ha un solo problema: viene dal Sud. Per me l’Italia finisce prima dell’Emilia Romagna, perché noi siamo il motore dell’Italia e voi siete il nostro cancro. Il Sud Italia è il nostro cancro”.
“Ma è Mussolini il cancro dell’Italia, si vergogni”, controbatte Pirri.

“Si deve vergognare lei – rincara la titolare del Bar Armando – Comunque, non finisce qui. Io continuerò a mettere il volto di Mussolini sugli scontrini. Se mettessi Che Guevara o Enrico Berlinguer, lei non direbbe nulla. Berlinguer era comunista e Mussolini è fascista. Guardi quanti milioni di morti ha fatto la Russia con la sua dittatura comunista o quanti morti ha fatto Mao”.
Finezzo si avventura poi in un paragone ‘contabile’ tra morti causati dal fascismo e vittime del comunismo, citando l’eccidio delle Fosse Ardeatine: “Ci sono stati 330 morti ammazzati perché un coglione di sinistra non ha avuto il coraggio di dire: ‘Sono stato io’”.
“Ma non è andata così, signora – obietta Pirri – Lei la storia l’ha studiata su Topolino? Possiamo dire, insomma, che lei è una fascista?”.
“No, non sono fascista – ribadisce la donna – Ma che bello, quanto vi prude che io metta la faccia di Mussolini sui miei scontrini?”.
“Lei dovrebbe chiedere scusa e cancellare quel faccione dallo scontrino”, replica Pirri.
Finezzo è irremovibile: “Ma neanche morta. Sa che mio padre ha fatto 7 anni di guerra nascosto in mezzo al grano e nel cimitero per colpa di quegli stronzi di partigiani? Per colpa di queste persone mio padre ha bruciato la sua gioventù nascondendosi”.
Pirri la incalza serratamente con le sue obiezioni ma Finezzo si arrende: “Guardi, ci sono più di 80 bar. Per cortesia, non venga a rompere i coglioni nel mio”. E chiude bruscamente la telefonata.

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