Mentre in Italia si continuano a contare i femminicidi, la Camera ha approvato definitivamente la proposta di legge che rafforza il cosidetto Codice rosso. Si tratta di un “addendum”, promosso al Senato dalla senatriche leghista Giulia Bongiorno, che riguarda l’avocazione delle indagini per i delitti di violenza domestica o di genere. Il testo approvato prevede un’ulteriore ipotesi di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d’appello: ricorre quando il pm, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, non senta la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Il testo è passato giovedì 7 settembre con 200 voti a favore, nessun contrario e 61 astenuti: si tratta dei deputati di Avs e del Pd secondo cui il provvedimento non è sufficiente ad affrontare la tematica delle violenze sulle donne, specie quelle che avvengono all’interno delle mira domestiche.

Un provvedimento che, sostiene Sara Ferrari del Pd, è “una proposta bluff”, una sorta di maquillage che nei fatti “non aggiunge nulla alla normativa già vigente e introdotta dal ministro Orlando nel 2017 e non fa fare purtroppo alcun passo avanti nella prevenzione”. La maggioranza, invece, difende il provvedimento. “È un passo avanti concreto: è essenziale prevenire il fenomeno, ma attraverso questo provvedimento si punta anche ad evitare che le prime avvisaglie di violenza sfocino in tragedia, come troppo spesso accade”, sostiene Rachele Silvestri di Fdi. Di “passo avanti nella tutela delle donne vittime di violenza” parla Laura Ravetto della Lega, e soddisfatta è anche Bongiorno, “madre” del disegno di legge in Senato: “Il rafforzamento del Codice Rosso permetterà di agire tempestivamente e spero che incoraggerà le donne a rivolgersi con fiducia allo Stato”, sostiene.

Il M5s vota a favore del provvedimento, ma è ancora troppo poco per Daniela Morfino, che durante la dichiarazione di voto per il gruppo, è scoppiata a piangare: “Io questo problema drammatico lo ho vissuto. Conosco bene il dramma che vivono queste donne. Questa legge non risolve il problema. Votiamo a favore ma se vogliamo davvero fermare questa tragedia bisogna fare molto di più”, ha detto emozionandosi in un Emiciclo dove è piombato il silenzio, interrotto subito da un applauso dei deputati. “L’uomo – prosegue la deputata palermitana, un’insegnante, con la voce rotta dalla commozione – deve capire che si deve fermare. La violenza domestica, anche quella psicologica – dice ancora, scandendo le parole – provoca molto più dolore dei segni visibili di lividi e cicatrici, perché le parole sono le prime armi per ferire e negare la vita libera di un essere umano. È devastante subire abusi fisici e psichici da qualcuno che ami, e pensi che quel sentimento sia ricambiato. È devastante subire violenza dall’uomo che pensi di amare, che pensi ti ami sinceramente e poi scopri che, invece, è un mostro. Scopri che il mostro non dorme sotto il letto, il mostro dorme accanto a te”.

Intanto ieri 7 settembre, in commissione Giustizia di Montecitorio è stato incardinato il disegno di legge governativo che – spiega Carolina Varchi, capogruppo di FdI nella stessa commissione – “prevede norme più severe e soprattutto una maggiore tutela della vittima, con l’inasprimento anche delle misure di protezione preventiva”. Il testo – continua – “fissa tempi stringenti per l’adozione delle misure cautelari, come l’utilizzo più rigoroso del braccialetto elettronico, e dispone l’arresto anche in ‘flagranza differità, tramite l’acquisizione di video e foto”. E poi “favorisce la specializzazione dei magistrati che si occupano di questo reato” e “interviene anche sul fronte della prevenzione e dei risarcimenti”. In particolare, “viene introdotta una provvisionale a titolo di ristoro, prima ancora di giungere alla sentenza, in favore della vittima o, in caso di morte, degli aventi diritto, in condizioni di bisogno”.

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