Il vertice del G20, appena iniziato a Nuova Delhi, proietta l’India in prima linea sul palcoscenico globale. Per la prima volta, infatti, le strade della capitale sono attraversate dai leader dei venti Stati più industrializzati (che insieme fanno circa l’80% del Pil mondiale): si tratta del più importante consesso internazionale ospitato dal Paese negli ultimi anni. Un’occasione eccezionale per l’India, che si è preparata al summit cercando di dare al mondo la migliore immagine di sé. E così è in corso da mesi un’imponente strategia per assicurare il pacifico svolgimento dell’evento. Una strategia elaborata su due fronti: abbellimento e messa in sicurezza della città.
Anzitutto, il Paese ha messo in campo una vasta e costosa opera di “pulizia estetica” della capitale. Le bandiere indiane issate ovunque, le aiuole ben curate, il logo del vertice proiettato su decine di facciate e monumenti. E ancora: 700 operatori ecologici, 150 macchine pulitrici e oltre 120 milioni di dollari spesi nell’installazione di fontane e vasi di fiori. Una cura “cosmetica” che presenta, però, un aspetto particolarmente critico. I mendicati sfrattati dalle strade e portati chissà dove, i loro ripari di fortuna sgomberati, svariate baraccopoli nascoste con temporanei muri di stoffa: un vero e proprio occultamento della povertà, predisposto dal governo senza fornire alcuna soluzione alternativa.
C’è poi il fronte dell’ordine pubblico: il governo ha messo in campo la più massiccia allerta di sicurezza mai vista a Nuova Delhi. Sono circa 130 mila i poliziotti e i paramilitari schierati a difesa della capitale: praticamente un uomo armato di mitra ogni dieci metri. Un dispiegamento massiccio, cui si aggiunge un contingente di 450 commando delle forze speciali della frontiera indo-tibetana, oltre a quelli già in servizio. Inoltre, migliaia di veicoli della polizia sono stati trasformati in control room e posizionati intorno agli alberghi dei delegati, alle ambasciate e al complesso di Pragati Maidan (conosciuto anche come Bharat Mandapam), il centro congressi dove si tiene il summit. E ancora: cani addestrati a fiutare esplosivo, droni, taser, bastoni distanziatori e altri sofisticati e segreti strumenti antiterrorismo.
Con queste misure, il Paese ha avocato interamente a sé la gestione della sicurezza, impedendo alle agenzie straniere di accedere alla sede del summit. “Il nostro è uno dei migliori sistemi al mondo”, hanno dichiarato ufficiali dell’intelligence. “Non permetteremo sovrapposizioni, che potrebbero rivelarsi dannose”. La città è dunque blindatissima, con misure restrittive anche per i residenti. Vaste aree sono state dichiarate inaccessibili al traffico dei veicoli e numerose attività sono state chiuse (uffici, scuole, esercizi commerciali e mercati). Agli abitanti, inoltre, è stato chiesto di non camminare, fare jogging o altre attività sportive all’aperto nei dintorni del centro congressi. “Ci sono restrizioni, ma non si tratta di un lockdown”, hanno precisato le autorità cittadine.
Con queste imponenti misure di abbellimento e messa in sicurezza della capitale, il Paese cercherà di gestire al meglio lo storico vertice, al quale tuttavia non partecipano il presidente russo Vladimir Putin (su cui pende un mandato di cattura della Corte Penale internazionale) e il leader cinese Xi Jinping (che ha preferito mandare il suo primo ministro Li Qiang). L’obiettivo di Nuova Delhi è mandare un messaggio al mondo e all’opinione pubblica interna: ospitando i massimi leader internazionali, l’India è definitivamente entrata nel club delle maggiori potenze globali, ed è il premier Narendra Modi il responsabile di questa ascesa. Un messaggio per i cittadini indiani, spendibile anche in vista delle prossime elezioni, previste per il 2024.
Il summit arriva peraltro in un anno di grandi conquiste per il prestigio internazionale di Nuova Delhi, a cominciare dal primato demografico strappato alla Cina. L’India, inoltre, è diventata la quinta maggiore economia del mondo, superando il Regno Unito, con una crescita del Pil nel 2023 stimata dal governo al 7%. Per di più, Nuova Delhi è stato il primo Paese a far atterrare un veicolo spaziale sul polo sud della Luna.
A tutto questo si aggiunge la particolare postura internazionale adottata dal governo di Modi. Dalle missioni diplomatiche in Occidente alle astensioni nell’Assemblea generale dell’Onu, dagli acquisti di idrocarburi da Mosca al ruolo di primo piano nel Quad (l’alleanza informale con Stati Uniti, Giappone e Australia per il contenimento dell’espansionismo cinese): l’India è ormai un attore di primo piano nella geopolitica mondiale, ritagliandosi in parte pure un ruolo di ago della bilancia nel conflitto in Ucraina. In questo contesto, ecco dunque il significato che il Paese vuole dare al G20 di Nuova Delhi: da Stato timido e introverso, l’India è entrata a tutti gli effetti nel tavolo delle grandi potenze globali. Se si tratta di un’ascesa reale o solo di facciata, resta tutto da vedere.