“Se qualcuno decide di andare via”, “se non si sente a casa in un Pd che si batte per l’ambiente, i diritti e il lavoro di qualità”, “allora forse l’indirizzo lo aveva sbagliato prima“. La segretaria del Pd, Elly Schlein, alla Festa de Il Fatto Quotidiano in corso a Roma intervistata da Antonio Padellaro e Wanda Marra, ha inviato un messaggio a chi ha lasciato il partito in segno di protesta con la nuova linea. E in particolare ai 31 esponenti dem che in Liguria sono appena passati in massa con Azione di Carlo Calenda. E indirettamente ha risposto anche al presidente dem Stefano Bonaccini che, intervistato da il Domani, ha dichiarato: “Sbaglia chi lascia il partito, ma si torni subito a una vocazione maggioritaria. Un Pd piccolo e radicale non serve”. La leader dem , sul palco della Casa del Jazz di Roma, ha invece rivendicato la sua linea e il successo alle primarie, arrivato proprio perché “c’era una forte spinta dalla base che chiedeva di ritrovare la nostra identità”. Interpellata poi sulla guerra in Ucraina, la segretaria ha ribadito la sua linea: “Io non ho cambiato idea, da quando è partita l’invasione criminale di Putin ai danni dell’Ucraina, ho capito che non avremmo potuto sostenere, anche militarmente, quel popolo invaso, perché altrimenti non saremmo neppure qui a discutere”, ha detto. La segretaria poi ha dribblato la domanda di Padellaro, che chiedeva una condanna delle parole di Podoljak, il braccio destro di Zelensky, sul Papa e le mediazioni del Vaticano per la pace. “Guardo con grande speranza al tentativo portato avanti da Papa Francesco, dal Vaticano e anche dal cardinal Zuppi – ha detto Schlein – per costruire le condizioni che portino alla fine di questa guerra, che sta facendo male al popolo ucraino e anche al resto d’Europa. È giusto che questo tentativo sia portato avanti“. Se l’invio di armi divide Pd e M5s, sul tema del lavoro secondo Schlein “dobbiamo unirci con le altre opposizioni” per “lottare contro la precarietà“.
Il clima nel Pd tra fuoriusciti e terzo mandato – Il primo messaggio di Schlein è stato appunto per chi ha deciso di lasciare. “C’è un’agenda che unisce anche le varie sensibilità del Pd. Credo che sia sempre un dispiacere quando qualcuno decide di andare via, ma se ci rendiamo conto che qualcuno può non sentirsi a casa in un Pd che si batte per l’ambiente, i diritti e il lavoro di qualità, allora forse l’indirizzo lo aveva sbagliato prima“, ha spiegato la segretaria del Pd, Elly Schlein, cogliendo l’occasione della Festa de Il Fatto Quotidiano in corso a Roma per fare chiarezza dopo gli attacchi arrivati da pezzi del partito tra interviste e retroscena. A queste critiche Schlein replica: “Abbiamo svolto un congresso dopo una sconfitta molto dura alle politiche dell’anno scorso. Molti ipotizzavano addirittura la morte del Pd, così non è stato”. Poi ha aggiunto: “Dopo la sconfitta alle elezioni siamo stati in grado di rimetterci in piedi con il congresso e con le primarie a cui ha partecipato più di un milione di persone. Questo è un segno di vitalità. C’era una forte spinta dalla base che chiedeva di ritrovare la nostra identità su alcuni temi cruciali, come la giustizia sociale, la salvaguardia dell’ambiente, il lavoro di qualità. Credo che su questi temi si possa stare insieme anche quando si ha un partito che ha diverse sensibilità al suo interno”. E ancora: “Il cambiamento incontra sempre delle resistenze. Se il Pd e il centrosinistra avessero fatto sempre bene in tutti questi anni, una come me non avrebbe mai vinto le primarie“.
E a proposito di equilibri interni, Schlein ha risposto sul tema del terzo mandato per i governatori per il quale si sta scontrando con il presidente della Campania Vincenzo De Luca: “Attualmente non è previsto dalla legge e non abbiamo notizie che la maggioranza voglia andare in quella direzione. C’è una discussione interna al Pd, affronteremo quella discussione, è giusto rispettarla”.
La posizione sull’invio di armi – Sulla guerra in Ucraina “non ho cambiato idea. Quando è partita l’invasione criminale di Putin all’Ucraina ho capito che non avremmo potuto non sostenere anche militarmente quel popolo invaso. Lo so che ci dividiamo su questo, è giusto così, ma sono convinta che se fosse mancato quel supporto, Putin avrebbe pensato di poter cambiare i confini manu militari“, afferma Schlein. Dalla platea ci sono state alcune delle contestazioni, placate da Antonio Padellaro. “Ma una forza progressista – prosegue la segretaria Pd – non può dismettere la via di una pace giusta e non si può accettare che una invasione criminale avvenga senza conseguenze”. “Serve un’Europa forte che si faccia promotrice di uno sforzo diplomatico per una via di pace”, sottolinea Schlein. Sull’invio delle armi poi ribadisce ulteriormente la posizione del suo Pd: “Abbiamo sempre avuto la stessa idea anche con gli altri candidati al congresso, era uno dei temi su cui eravamo tutti uniti, e sono convinta che dobbiamo continuare a sostenere Kiev. Al tempo stesso però – aggiunge – non dobbiamo aspettare che cada l’ultimo fucile per parlare di pace, perché altrimenti sarà troppo tardi“. E incalzata dai due moderatori, sull’iniziativa per la pace di Francesco commenta: “Ho sempre detto dall’inizio, da laica, che ho visto con grande speranza il tentativo portato avanti dal Vaticano, dal Papa e dal cardinale Zuppi e credo che sia un tentativo giusto“.
La battaglia sul lavoro – “Dobbiamo abolire gli stage gratuiti, non pagati, perché con uno stage così, che spesso è l’unico modo per molti di entrare nel mondo del lavoro, non ci paghi l’affitto”. È una delle proposte lanciate da Schlein dal palco. Sul tema del lavoro la segreteria del Pd insiste: “Ho detto una cosa molto chiara: siamo aperti all’ascolto e al confronto con il sindacato, molto attenti alle cose che stanno maturando. Il Pd deve provare a ricostruire credibilità sul tema lavoro, un tema che non si esaurisce con la proposta sul salario minimo“. Quindi l’appello al M5s e alle altre forze di centrosinistra: “Per farlo dobbiamo unirci con le altre opposizioni, contro un governo che il 1 maggio in maniera provocatoria ha varato un decreto chiamato ‘lavoro’, che invece dovrebbe chiamarsi ‘precarietà‘. Una precarietà che colpisce soprattutto le donne, i giovani, il Sud. Su questa battaglia dobbiamo essere tutti uniti. Non solo hanno esteso i contratti a termine, ma hanno puntato sullo strumento dei voucher. Invece noi dovremmo lottare contro la precarietà“. Schlein propone di mettere mano allo Statuto dei lavoratori: “Per difendere i lavoratori che fanno lavori che dieci anni fa non c’erano, come i rider, sfruttati e senza alcuna garanzia. Noi dobbiamo essere la generazione che scrive le nuove tutele del lavoro che cambia, perché sono passati 53 anni dallo Statuto dei lavoratori, ma nel frattempo il mondo del lavoro è totalmente cambiato”.
Violenza sulle donne e migranti – “Siamo disponibili a ragionare insieme sulla parte della repressione, ma la repressione non basta. Bisogna partire dalla prevenzione, con l’educazione alle differenze e al rispetto partendo dalle scuole. Ho detto a Giorgia Meloni, prima premier donna, che siamo disponibili a lavorare insieme su questo: occorre cambiare la mentalità a partire dall’educazione scolastica. Quando non c’è consenso è sempre reato, questo Paese lo deve capire”, dice poi Schlein. Il ragionamento si amplia anche alle zone abbandonate del Paese: “Il disagio giovanile a volte assume la forma di violenza e aggressività. Anche qui, credo che la repressione non basti, serve un grande investimento nell’educazione. E tutte le istituzioni devono collaborare, sarebbe un errore pensare che i territori possano fare da soli. Ad esempio la scelta brutale del governo di togliere il reddito di cittadinanza ha messo in difficoltà molte persone, e a chi si sono rivolte? Ai sindaci. Ma nella prima manovra il governo non ha messo fondi per gli enti locali né per l’assistenza sociale. Tutti devono fare la propria parte”. La segreteria del Pd critica duramente il governo anche sui migranti: “Bisogna riformare la Bossi Fini con un lavoro sulle vie legali e sicure di accesso. Le vie legali e sicure sono importanti, lo ha detto anche Mattarella, sono l’unico modo per combattere i traffici degli esseri umani”. Invece, “il decreto Meloni, mi rifiuto di chiamarlo Cutro per il rispetto dei morti, rende più difficile salvare le vite in mare. Serve una mare nostrum europea”, sottolinea Schlein.