Un nuovo “super-Coni”, sempre più autonomo e potente, che assume personale, dice la sua sull’assegnazione dei soldi pubblici alle Federazione, rielegge il suo presidente magari in eterno. Un piano già messo nero su bianco negli uffici del Foro Italico che però non si può fare. Almeno per il momento. A riportare alla realtà Giovanni Malagò dai suoi sogni di autarchia ci pensa un parere, quasi una stroncatura, della Ragioneria dello Stato, che ha bloccato il nuovo statuto del Comitato Olimpico.
A fine luglio, sfruttando il torpore degli ultimi giorni prima della pausa estiva, il Coni si era riscritto da solo e approvato, ovviamente all’unanimità, il suo ordinamento interno, auto-attribuendosi tutta una serie di poteri e facoltà piuttosto controversi, a volte proprio in aperto contrasto con la legge. La modifica più eclatante riguardava la cancellazione del limite di tre mandati per tutte le cariche sportive, compreso il n.1 del Coni (peccato che intanto sia passato in parlamento un emendamento che regala la rielezione ai presidenti federali ma taglia fuori Malagò dal Coni, in quanto ente pubblico). Oppure la parte in cui si dice che il Coni “stabilisce gli indirizzi generali” dei contributi pubblici alle Federazioni, quando invece la riforma Giorgetti li ha trasferiti alla società governativa Sport e salute (e ora secondo indiscrezioni il governo vorrebbe spostarli proprio in capo al Ministero nella prossima manovra). Ma sono tante le novità che vanno in direzione di un chiaro allargamento dei poteri del Comitato. In barba alle legge, e proprio mentre si attende il famoso atto di indirizzo del ministro Andrea Abodi (lo aveva promesso a gennaio e non è ancora pronto: una bozza è stata da poco inviata al Ministero dell’Economia) che dovrebbe finalmente normare competenze e perimetri fra la partecipata Sport e Salute e il Coni.
Un colpo di mano che non poteva passare inosservato. E infatti non è passato proprio. A quanto risulta al Fatto, è intervenuta addirittura la Ragioneria dello Stato per frenare l’espansionismo di Malagò. In una nota protocollata indirizzata alla Presidenza del Consiglio e per conoscenza alla Corte dei Conti, l’organismo ha chiesto ulteriori approfondimenti. In particolare, nel mirino sono finiti alcuni articoli che potrebbero aumentare gli oneri per le casse pubbliche: su tutti, il 36quinquies con cui il Coni rivendica di poter assumere nuovo personale per allargare ulteriormente la sua pianta organica. “Si segnala – è scritto nel documento – che data la numerosità degli articoli modificati e la possibile rilevanza di alcuni di essi anche in termini di effetti finanziari, è necessario acquisire apposita relazione volta alla dimostrazione delle motivazioni e all’analisi degli eventuali effetti”. Insomma, il Coni deve spiegare perché lo Stato dovrebbe approvare queste modifiche, e soprattutto quali conseguenze avrebbero. Per ora uno stop, anche se assomiglia tanto a una bocciatura. Altro che autonomia.
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