“Meloni in campagna elettorale batteva i pugni sul tavolo, ora i patrioti si stanno ammosciando“. E sul Superbonus: “Lo Stato deve mantenere la parola”. Mentre, a proposito delle alleanze con i dem alle Regionali, nessun accordo strutturale: “Non andiamo da soli per partito preso, vediamo se ci sono le condizioni per una coalizione. Ci sono dei percorsi avviati, in alcuni casi” però “non c’è il presupposto”. Giuseppe Conte, intervistato alla Festa del Fatto a Roma da Paola Zanca e Luca De Carolis, ha iniziato rispondendo alle domande sulle politica estera del governo Meloni per poi passare alle prossime manovre elettorali. E ha affrontato la questione dei rapporti con il Pd di Elly Schlein, anche se non ha voluto esporsi sulla sua leadership: “Non è opportuno che io faccia previsioni in casa altrui”. Per quanto riguarda le candidature future, Conte ha detto che sarà ripetuta l’esperienza dei capilista scelti da lui e provenienti dalla società civile. Quindi ha affrontato la questione della regola dei due mandati: “Non la metto in discussione”, ha ribadito, anche se ha ammesso di aver pensato a una deroga. Proprio la contrarietà di Beppe Grillo è tra i motivi per cui non viene toccata. E sui rapporti col fondatore ha rivelato: “Ci siamo visti tre o quattro giorni fa in Toscana”. E ha confermato che il suo contratto da consulente per il M5s è stato rinnovato.
La politica estera di Meloni – La guerra in Ucraina è stato il punto di partenza dell’intervista. “Il primo decreto che abbiamo votato sulla guerra in Ucraina è servito a evitare che in poche settimane la Russia invadesse tutta l’Ucraina”, ha detto. “È stato per noi un percorso sofferto mandare aiuti militari, ma abbiamo detto a Draghi, da domani lavoriamo perché si imposti un dialogo per la pace. Ma abbiamo dimostrato di essere coraggiosi sempre, prendendo posizioni scomode anche all’estero. Il problema della Nato è questo: anche a Washington, non è che tutti quelli che siedono attorno al tavolo di Biden siano falchi, ci sono anche le colombe. Ma prevalgono i falchi e quindi qui, per accreditarsi a Palazzo Chigi, si passa sempre da Washington. Io non l’ho fatto. Quando Trump mi fece notare che eravamo sotto il 2% del Pil per la quota Nato, io gli risposi che non potevo togliere fondi alla sanità o alla scuola. E bisogna anche rispondere così, altrimenti non si è alleati ma sudditi”. Quindi Conte ha attaccato la presidente del Consiglio e la nuova linea: “Giorgia Meloni in campagna elettorale ha chiesto voti battendo i pugni sul tavolo, dicendo che avrebbe difeso gli interessi nazionali. Ma avete notato che non parlano più di patrioti? Anche loro si stanno ammosciando. Perché quando fai una legge di bilancio applaudita dai falchi dell’austerità, poi non puoi continuare a dire le cose che dicevi prima. Oggi siamo andati oltre, i falchi dell’austerità li abbiamo a Chigi”. A proposito dell’addio all’accordo della Via della Seta, voluto e messo in piedi proprio da Conte, l’ex premier ha dichiarato: “Sulla Cina, Meloni dice che andrà a Pechino quando avrà più elementi. Ma è un anno che sta a Chigi. Però si affretta a disdire l’accordo sulla via della Seta. Si deve parlare in modo trasparente, chiarire gli interessi in gioco, poi prendere le decisioni. Quando feci quell’accordo ebbi un colloquio con Trump in cui lui si doleva per questo accordo. Ma io gli risposi che difendevo gli interessi dell’Italia. Il 20% degli interessi economici è lì in Cina”.
Superbonus – Il secondo tema affrontato è stato quello della misura del Superbonus, messa in piedi e voluta dagli esecutivi Conte e al centro ora di numerose polemiche. “Non puoi fare una politica espansiva e portartela avanti per tutti gli anni a venire”, ha detto il leader M5s. “Per un governo salvare il lavoro e creare occupazione è la priorità. Quella è una misura che io sottoscrivo 100 volte. Loro si svegliano la mattina e sono come gli smemorati di Collegno. Questi stessi che parlano, sono gli stessi che hanno chiesto la proroga e l’estensione. Adesso nascondono la mano”. Alla domanda se, quando era al governo, abbiano sbagliato a prorogarla, Conte ha replicato: “Non abbiamo sbagliato. Poi ci sono state alcune ultime norme che sono state esagerate. Il vero problema, e riguarda tutte le forze politiche che hanno contribuito a confezionare le norme, è che ci sono crediti incagliati e lo Stato deve intervenire perché bisogna mantenere la parola“.
Lo stato del M5s e il futuro elettorale (a partire dalle Europee) – “Io dico sempre, i sondaggi contano quel che contano”, ha detto Conte parlando delle ultime rilevazioni. “A me interessa la traiettoria. Io credo che stia succedendo questo: il Movimento sta soffrendo tanto perché ci sono stati degli smottamenti interni. Perché questo ha fatto pensare che il movimento stava tradendo gli impegni originali”. Il tema che si apre ora, sempre con maggiore urgenza, è quello dell’accordo e delle alleanze con i dem in vista delle prossime Regionali: “Non voglio che il titolo sia ‘Conte chiude la porta in faccia a Elly Schlein’ ma un accordo strutturale non ha senso. Vediamo se ci sono programmi condivisi e candidature adatte. Stiamo lavorando. Alcuni percorsi sono già avviati, per altri non ci sono presupposti”. E ancora:”Noi non abbiamo mai dichiarato andremo in coalizione solo con tizio o solo con caio. Nel 2018 siamo stati costretti a formare un governo con la Lega, perché il Pd aveva detto di no. Ve lo ricordate?”. Zanca ha quindi chiesto se Conte ritiene l’esperienza del contratto “replicabile”. “E’ stata un’esperienza eccezionale”, ha detto, “quella che appartiene a una fase storica del Movimento. Perché dopo di allora c’è stato un nuovo corso e abbiamo cercato di rafforzare l’identità del Movimento. Questo ci ha permesso di poter chiarire che noi con questa destra non ci andremo mai“.
Il terzo mandato e Beppe Grillo – Parlare delle prossime elezioni, significa anche affrontare l’annoso nodo della regola sull’obbligo massimo di due mandati. Citando i parlamentari uscenti, da Paola Taverna a Roberto Fico, Conte ha detto: “Sono persone che meritano tutto il nostro applauso. Perché, pensate, si sono impegnate condividendo il principio del doppio mandato. Ma non all’inizio, che è facile, alla fine. Hanno continuato a lavorare con noi. E sono le persone più attive che lavorano con me. Io stesso ho iniziato l’impegno politico con questa regola e non la metto in discussione. Anche perché Beppe Grillo, garante e fondatore, la ritiene fondamentale. C’è un problema, quello dell’esperienza”. Conte ha anche rivelato e confermato di aver pensato di lavorare per una deroga alla regola: “Io voglio essere sincero. Io avevo pensato a una possibilità di una deroga e su questo non mi sono trovato d’accordo con Grillo. Anche perché la deroga ha dei problemi e poi si rischia di arrivare all’ottavo e decimo mandato. E noi dobbiamo lavorare perché ciascuno nel Movimento pensi alla prossima battaglia e non alla prossima candidatura”. Sollecitato sul rapporto con Beppe Grillo, Conte ha detto: “Con Grillo ci sentiamo spesso. Tre giorni fa, quattro, sono stato un’intera giornata con Grillo e non ve ne siete accorti. Sono stato a trovarlo in Toscana, abbiamo parlato di tantissimi temi. Quello che preme a lui è contribuire ad alimentare, a dare la spinta che lui ha dato fin dall’inizio al Movimento. Abbiamo parlato di intelligenza artificiale, di aspetti occupazionali”. E, ha detto Conte, per questo è stato deciso di rinnovare il contratto con il fondatore: “Lui è uno dei piu grandi comunicatori della storia recente e lo abbiamo come consulente per elaborare proposte e progetti comunicativi. Il contratto è stato già rinnovato“.
La riforma costituzionale del governo Meloni – Tra gli atti del governo che più preoccupano Conte c’è la riforma costituzionale su cui lavora l’esecutivo: “Mi preoccupa molto la prospettiva di riforma costituzionale a cui si stanno avviando. Possiamo parlare di avventurismo costituzionale? Hanno ritirato una bozza che era orripilante, ma ora pare ce ne sia una ancora più orripilante”, ha detto. “Noi abbiamo un presidente della Repubblica che è un punto di equilibrio del sistema, e non lo possiamo mortificare nelle sue prerogative. Poi abbiamo un sistema parlamentare, e loro intervenendo con una riforma che sarà un pasticcio, comprimeranno le prerogative sia del presidente della Repubblica che del Parlamento. Noi non lo permetteremo”.
Le dichiarazioni di Giambruno – Infine, Conte ha commentato le dichiarazioni del compagno di Giorgia Meloni che in diretta tv parlando delle violenze contro le donne se l’è presa con le vittime. “Le dichiarazioni di Giambruno le ho trovate infelici, ha spostato l’attenzione dal lupo alla vittima, ed è completamente sbagliato. La presidente del Consiglio, che da un lato voleva proteggere il suo compagno per istinto, parla da presidente del Consiglio e deve permettere a qualsiasi donna di poter circolare liberamente in sicurezza”, ha detto. E a proposito del suo lavoro in televisione ha commentato: “C’è un conflitto di interesse”, ha dichiarato, “non è nella condizione psicologica di svolgere con serenità il suo lavoro, ma se lui si sente di poterlo fare siamo in democrazia, non c’è una legge, stiamo parlando di opportunità”.