Dopo il no della Francia all’estradizione di dieci terroristi delle Brigate Rosse, i familiari di una delle vittime si appellano alla giustizia europea. A farsi avanti con un ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) nelle scorse settimane sono stati i parenti di Michele Granato, l’agente di polizia ucciso a colpi di arma da fuoco durante un’imboscata delle Br il 9 novembre 1979. In una sentenza del 28 marzo 2023 la Corte di cassazione francese aveva reso definitivo il diniego alla richiesta di estradizione presentata dallo Stato italiano il 28 gennaio 2020 per dieci terroristi degli anni Settanta rifugiati a Parigi, lasciando ai parenti delle vittime l’ultima spiaggia del percorso giudiziario per via europea. In merito era intervenuto anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che aveva consigliato ai parenti delle vittime la via della Cedu perché non praticabile da parte dello Stato.
Gli ex Br si trovano in Francia riparati dalla dottrina Mitterrand, la politica relativa al diritto di asilo con cui l’Eliseo ha potuto accogliere sul suo suolo i ricercati per “atti di natura violenta ma di ispirazione politica” contro un qualunque Stato che non sia la Francia. Già lo scorso giugno Parigi aveva negato l’estradizione di altri ex terroristi, tra cui esponenti delle Br, membri di Lotta continua, militanti dei Proletari armati per il comunismo e delle Formazioni comuniste combattenti. La motivazione del rifiuto faceva riferimento al rispetto della vita privata e familiare e al diritto a un processo equo per gli ex terroristi.
A 44 anni dall’agguato a Granato, il ricorso dei suoi familiari è rivolto in particolare all’ex Br Roberta Cappelli, 67 anni, responsabile dell’omicidio. Cappelli oggi è residente in Francia, dove lavora come insegnante di sostegno. In Italia è condannata all’ergastolo per l’omicidio di Granato, per quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi e del vice questore Sebastiano Vinci. “Il percorso sarà lungo, il primo passo sarà sulla ammissibilità del nostro ricorso ma l’importante era partire”, ha dichiarato l’avvocato Walter Biscotti, tra i redattori del ricorso insieme agli avvocati Andrea Mensi e Paolo Busco.