La soglia è stata superata nei primi giorni settembre. Il prezzo medio del petrolio nel bimestre precedente ha superato, complice la riduzione dell’offerta da parte dell’Opec+, gli 82,3 dollari al barile che erano il tetto previsto dal decreto Trasparenza carburanti dello scorso gennaio. Oltre quella cifra il ministero dell’Economia deve scegliere se attivare la cosiddetta accisa mobile, cioè compensare il maggior gettito Iva con una revisione al ribasso delle imposte che valgono quasi il 40% del conto pagato dagli automobilisti al distributore. Nel frattempo la benzina in modalità self ha sfondato la barriera dei 2 euro al litro e le associazioni consumatori vanno all’attacco: Assoutenti paventa “una nuova spirale inflattiva che avrà effetti negativi sul reddito” e ha scritto al ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiedendo un confronto su misure immediate per “contenere l’escalation e calmierare i listini al dettaglio”.
Nei giorni scorsi Urso ha ipotizzato che l’intervento possa prendere la forma un “bonus per le famiglie in una situazione economica più fragile” sul modello della card Dedicata a te, affiancato da una misura per l’autotrasporto. Ma il decreto scritto otto mesi fa dal suo governo prevede un meccanismo diverso: un taglio valido per tutti e mirato a restituire ai consumatori una parte degli “extraprofitti” incamerati dallo Stato per effetto delle maggiori quotazioni del greggio. Come quello varato da Draghi nel marzo 2022 e azzerato da Giorgia Meloni a fine anno.
Il punto è che, con l’economia in rallentamento e una legge di Bilancio da almeno 30 miliardi da finanziare, rinunciare a qualche miliardo di coperture è una scelta difficile. Così, nonostante il valore di riferimento per il barile indicato nell’ultimo Documento di economia e finanza sia stato ampiamente oltrepassato, a via XX Settembre non si è ancora deciso come procedere. Limitare la platea dei beneficiari dello sconto ridurrebbe l’esborso necessario ed eviterebbe che si disperdano risorse anche per le fasce più abbienti, in grado di far fronte ai rincari senza aiuto pubblico. Un potenziale assist arriva dall‘Ufficio parlamentare di bilancio: lo scorso anno l’organismo indipendente aveva evidenziato che la riduzione delle accise sui carburanti destinata al decimo decile, cioè le famiglie più ricche, aveva assorbito il 2,6% delle risorse distribuite, contro lo 0,4% andato a beneficio del decile più povero. E aveva suggerito di trasformare almeno metà dello sconto in un trasferimento monetario, fino ad azzerare l’impatto degli aumenti per chi ha bisogno di maggiore protezione dall’inflazione.