L’infanzia in una realtà rurale, l’esperienza all’Università di Sassari con colleghi del calibro di Berlinguer, Onida e Zagrebelsky e poi la “spinta sociologica”, gli studi sulla società post industriale, l’impegno per la formazione dei giovani, lo sguardo sulla politica e l’attualità. È un dialogo tra vecchi amici, sullo sfondo suggestivo del mare di Ravello, l’intervista realizzata nell’agosto 2023 (e mai resa pubblica) da Claudio Gubitosi patron del Giffoni Film Festival a Domenico De Masi, il sociologo, professore emerito alla Sapienza e direttore della Scuola del Fatto Quotidiano, scomparso sabato 9 settembre all’età di 85 anni.

Una conversazione che qui riportiamo integrale e che tocca diversi temi, dalla formazione personale del sociologo alla visione del presente, con particolare attenzione alle nuova generazioni, ai tanti progetti realizzati e l’amarezza per le difficoltà a portarne a termine altri, fino a una lucidissima previsione sul futuro politico del nostro Paese. “In Italia – ha spiegato – oggi abbiamo tre destre che come comune denominatore tendono a essere neoliberiste. Hanno capito che gli conviene marciare separate e al momento delle elezioni mettersi insieme e vincere”. Poi ci sono tre sinistre. “Il Pd radicato più tra le classi medie, elemento spesso criticato ma che secondo me è un vantaggio. Perché la classe media è investita dal vento della precarietà e se non ha un baluardo come il Pd vota Meloni. Il Pd ha quindi il compito di bloccare il passaggio delle classi medie verso le destre. E poi il Movimento 5 stelle, che si è dato come impegno quello verso il proletariato, e ha capito che si va verso un mondo senza lavoro e quindi bisogna puntare sul reddito universale”. Infine “c’è una terza sinistra molto vivace fatta di cespugli, come quelli di De Magistris o Speranza. Tendono a conservare la dimensione movimentista e un legame con le origini ideologiche. Se queste tre sinistre restano tre sinistre autentiche” e poi al momento del voto “si mettono insieme allora possono prevalere”. I prossimi anni, conclude, “saranno una lotta tra questa sinistra frammentata e questa destra ancora infiltrata da residui fascisti

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