I soccorsi lottano contro il tempo per individuare il più alto numero di superstiti possibile, ma le zone colpite dal terremoto in Marocco e ancora da ispezionare sono tante, mentre il numero delle vittime continua a crescere senza sosta. A tre giorni dal sisma che la notte dell’8 settembre ha sconvolto il Paese nordafricano, sono ormai 2.862 i morti recuperati tra le macerie, come fa sapere il ministero dell’Interno che riferisce di oltre 2.500 feriti. Da quanto si apprende, le aree più colpite sono le province di Al Haouz con 1.452 vittime, Taroudant con 764 e Chichaoua con 202.

Intanto, mentre alcuni luoghi rimangono isolati senza che si riesca a quantificare l’entità dei danni e il numero delle vittime, Cicchetti Marchegiani, presidente del Raggruppamento operativo emergenze (Roe), colonna mobile di Protezione civile arrivata da Roma per prestare soccorso con un team di 4 operatori, annuncia che gli italiani hanno “raggiunto località dove non sono arrivati i soccorsi, ci sono ancora morti sotto le macerie e gente che tenta da sola di tirarli fuori. Qui le persone sono prive di qualsiasi assistenza e non era arrivato nessuno, quando ci hanno visti si sono gettati sulle nostre macchine. Siamo qui in forma privata non c’entra niente lo Stato italiano”. La squadra scouting del Roe ha raggiunto le località più colpite alle pendici della catena montuosa principale del Marocco e si trova ad Adassil, per poi andare a Imindounit.

Sono decine di migliaia le persone che hanno trascorso la terza notte all’aperto, mentre sui monti dell’Atlas continua la disperata corsa contro il tempo per salvare i sopravvissuti dalle macerie. Alcune città e villaggi nelle zone montagnose più colpite fuori da Marrakesh sono stati completamente rasi al suolo e cresce la frustrazione della popolazione locale per le difficoltà nel portare aiuti, dato che le squadre di intervento faticano a far arrivare i macchinari nelle aree più remote del Paese.

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