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Selen a FQMagazine: “Ho deciso di denunciare chi mi dice cose pesanti sui social. Mi preoccupa la violenza sulle donne ma vietare il porno è ipocrita”

Luce Caponegro, oggi 56 anni, è tornata a far parlare di sè come influencer nel campo del benessere, dell'estetica e come testimonial di un vino che porta il suo nome. "Vorrei che si parlasse di me per tutto quello che sto facendo, invece di citarmi sempre come ex pornostar. Rivendico il diritto al cambiamento".

di Simone Bertozzi

Ex pornostar? “Oggi chiamatemi soltanto influencer”. Con Selen, suo alter ego, ci ha fatto definitivamente la pace. “Non rinnego la mia storia, ma il porno non lo rifarei”, ribadisce con la schiettezza che l’ha sempre contraddistinta. Eppure nemmeno quattro lustri lontano dai riflettori sono bastati per smarrirsi in quell’oblio mediatico in cui, proprio all’apice del successo, aveva deciso di perdersi. A Luce Caponegro, 56 anni, è bastato rimettere un piedino nel showbiz per scoprire che il suo pubblico, ieri quello del cinema hard – 48 pellicole nel giro di otto anni – oggi quello dei social network, in fondo non l’ha mai dimenticata. “Tutto questo affetto in fondo mi ha sorpreso. Ma nella mia carriera ho fatto tante cose e, anche se in un Paese come l’Italia è normale appiccicare etichette, vorrei che non mi si citasse soltanto per la mia parentesi a luci rosse“.

In effetti di cose ne sta facendo tante…. dal centro estetetico, aperto più di dieci anni fa, al ruolo di brand ambassador per l’Istituto Giglio. E perfino un vino che porta il suo nome.
“In realtà il Selengiovese (chiaro omaggio al vino Sangiovese, ndr) è roba di oltre vent’anni fa. Ho saputo che le bottiglie erano diventate un mezzo cimelio per alcuni collezionisti, pagate anche molti soldi. Per paura di riesumare il personaggio di Selen non ho mai voluto rimettere in piedi la produzione, poi quest’anno, quando mi sono riaffacciata allo showbiz, mi sono detta perchè no?! Io adoro il vino, per me significa cultura”.

Viviamo in un’epoca in cui i personaggi vengono costruiti e poi fagocitati dal mercato nel giro di pochi anni. Il mito di Selen invece sembra non tramontare mai. Si aspettava tutto questo affetto sui social?
“No, in realtà no. Specie dopo vent’anni lontana dai riflettori. Voi giornalisti però vi dimenticate che ho fatto tante cose, teatro, televisione. Poi è chiaro che l’immaginario di Selen sia legato di più al mondo dell’hard, in fondo il successo del mio personaggio ha avuto una portata mondiale. Mi scrivono perfino da Paesi fuori dall’Europa, in cui tra l’altro non è che vi sia una legislazione proprio morbidissima in fatto di pornografia”.

Per certe icone al femminile sembra sia vietato invecchiare, eppure il suo pubblico è rimasto fedele.
“Devo dire che per me non è stato un trauma, al pubblico piaccio molto nella mia nuova veste, alle volte perfino troppo castigata. Sono l’esempio vivente di un percorso di crescita e cambiamento che rivendico. In questi anni come consulente ho aiutato molte donne a piacersi di più, soprattutto sul piano estetico, insdegnando a essere la versione migliore di loro stesse”.

Qual è il suo segreto?
“Fare le cose con garbo, non prendersi mai troppo sul serio. So di avere 56 anni, sono nonna, non voglio fare la ragazzina. Mio figlio a volte mi dà i voti: no mamma, quella storia che hai fatto è troppo da boomer”.

Il pubblico dei boomer apprezza, anche se qualcuno ogni tanto esagera.
“Li chiamano haters adesso, ma io mica li capisco. Parlo di vino, di tricopigmentazione (è brand ambassador dell’Istituto Giglio che si occupa di ricrescita dei capelli, ndr), cosa c’entrano certe battute a sfondo sessuale? Alcune anche molto pesanti. Se non ti piaccio cambia canale, guarda altrove. Questo è riferito proprio ai boomer di Facebook, perchè su Instagram – dove il pubblico è più giovane – c’è un’interazione molto più costruttiva”.

Lei non le manda a dire, ogni tanto risponde pure.
“Leggo tutti i commenti e ogni tanto rispondo. Non cerco adepti, sia chiaro, il confronto è stimolante come lo sono le critiche. Però c’è un limite dettato dal buongusto e dall’educazione. Personalmente ho dato mandato ad uno studio legale di tutelarmi”.

Perchè accade tutto questo?
“Non lo so, forse ci si sente più forti dietro a un monitor e pensando di godere dell’anonimato. Vedo un serio problema di certi uomini, secondo me sono un po’ frustrati. E poi chissà perchè il bersaglio di certi attacchi, volgari, misogini, che spesso istigano alla violenza, sono quasi sempre donne”.

Il ministro Roccella (appoggiata anche da Rocco Siffredi) pensa invece che a istigare la violenza sia soprattutto il porno. Ha letto che vogliono fare una legge per vietarlo ai minori?
“C’è troppa violenza in giro, anche nel porno. Oggi un bambino può avere facile accesso ad ogni tipo di contenuto e questo è un problema, ma vietare tout court il porno ai minori di 18 anni non risolve nulla, è ipocrita. Il porno è finzione, non è la realtà. Questa cosa andrebbe spiegata ai giovani che cercano l’emulazione. Però non serve criminalizzare il sesso in quale tale, la curiosità è sana, naturale, piuttosto c’è bisogno di un’educazione sessuale seria a monte da parte della scuola, della famiglia. Non solo, oggi quello che manca è soprattutto un’educazione all’empatia, al rispetto verso il prossimo. Ricominciamo da lì”.

Selen a FQMagazine: “Ho deciso di denunciare chi mi dice cose pesanti sui social. Mi preoccupa la violenza sulle donne ma vietare il porno è ipocrita”
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