Economia

Tassa minima globale del 15% sulle multinazionali, ecco lo schema di decreto del Tesoro che attua la direttiva Ue

È il decreto legislativo che attua la direttiva Ue sulla global minimum tax il primo passo nel percorso di attuazione della delega fiscale del governo Meloni. Il ministero dell’Economia ha messo in consultazione pubblica sul sito del Dipartimento finanze, fino all’1 ottobre, lo schema del testo destinato a entrare in vigore nel gennaio 2024, quando tutti i Paesi europei saranno chiamati ad attuare la cosiddetta tassa minima del 15% sulle multinazionali. Ovvero il secondo pilastro della nuova architettura fiscale globale negoziata da 140 Paesi in sede Ocse e concordata due anni fa a livello del G7 e del G20. L’altro pilastro consente agli Stati in cui le aziende globali operano di tassare in maniera autonoma il 20% della quota di profitto superiore al 10%. Nell’insieme, la nuova architettura fiscale globale negoziata da 140 Paesi in sede Ocse è ritenuta una svolta da chi vede il bicchiere mezzo pieno mentre è giudicata troppo poco ambiziosa, tra gli altri, dalla Commissione per la riforma della tassazione delle multinazionali che sottolinea come i Paesi poveri ne escano perdenti.

Secondo uno studio dell’Osservatorio europeo sulla tassazione, il compromesso al ribasso sull’aliquota al 15% produrrebbe un gettito aggiuntivo di circa 50 miliardi per l’intera Ue di cui 2,7 per l’Italia, cifre che si riducono applicando alcune esclusioni e scappatoie previste dalla normativa Ue. A dover pagare sarebbero in particolare, stando a quell’analisi, Enel, Eni e le banche, in testa Intesa Sanpaolo e Unicredit. A cui si applicherà anche, al netto delle probabili modifiche, la tassa sugli extraprofitti varata in agosto.

Il decreto del Mef dispone, recependo la direttiva, che l’imposizione integrativa si applichi alle imprese che fanno parte di gruppi multinazionali o nazionali con ricavi consolidati oltre i 750 milioni di euro per almeno due dei quattro esercizi precedenti a quello considerato e che, nei Paesi in cui operano, sono tassate meno del 15%. Per determinare i profitti in eccesso, che saranno la base imponibile dell’imposizione integrativa da calcolare in relazione a ciascun Paese, il reddito totale rilevante del Paese sarà ridotto “di un importo pari al reddito che il sistema permette di escludere in quanto derivante da un’attività economica sostanziale”. Sarà detratta, in particolare, la remunerazione ordinaria (fissata al 5% a regime) di due fattori produttivi: il valore contabile netto dei beni tangibili non destinati alla vendita
e il valore dei salari dei dipendenti.

Poiché l’imposizione minima globale dovrà essere applicata a livello mondiale, i gruppi dovranno presentare all’amministrazione finanziaria “una apposita comunicazione in cui sono indicati tutti i dati necessari per il computo dell’imposizione integrativa in relazione a tutte le imprese del gruppo”. Riguardo alle imprese italiane di gruppi multinazionali o nazionali, la comunicazione rilevante sarà presentata all’amministrazione fiscale italiana da ciascuna di esse oppure da un’impresa designata localizzata in Italia. In alternativa, è consentita la possibilità che la comunicazione rilevante sia presentata all’amministrazione fiscale di un Paese estero in cui è localizzata la controllante capogruppo o altra impresa designata purché si tratti di un Paese che abbia in essere un accordo bilaterale o multilaterale sullo scambio automatico di informazioni.