di Cristian Pagliariccio*

Con l’introduzione di una serie di riforme volute dal ministro Giuseppe Valditara, e altre in cantiere, l’anno scolastico 2023-2024 inizia con numerose novità. Tra queste, c’è il nuovo Orientamento. In sintesi, cosa accadrà?

A partire dal decreto n. 328 del 22 dicembre 2022 c’è stato un cambio sostanziale, ovvero sono state introdotte 30 ore di orientamento nelle classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Per il triennio delle scuole secondarie di secondo grado, le 30 ore annuali saranno obbligatoriamente svolte in orario curriculare. Inoltre, alcuni/e docenti amplieranno le loro funzioni, assumendo due nuovi ruoli: “Tutor”, per aiutare studenti e famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o professionali; “Orientatore”, per favorire l’incontro tra le competenze di studenti e studentesse, l’offerta formativa e la domanda di lavoro. È stata inoltre sviluppata una piattaforma digitale per l’orientamento, ed è stata contemplata anche la presenza di un portfolio virtuale (e-portfolio).

Per ora cosa possiamo dire? Il progetto sembra essere interessante. Permette almeno due possibili applicazioni positive. Innanzitutto, crea uno spazio per far approfondire l’orientamento. Soprattutto nella scuola secondaria di primo grado, in molti casi l’orientamento si riduceva a una breve comunicazione data dal consiglio di classe, per indicare un percorso futuro. A 14 anni circa, sicuramente questo non bastava per chiarirsi anche solo in parte le idee. Quindi, la riforma può proteggere dal rischio di interventi sbrigativi. L’altra potenzialità è la possibilità di supportare la progettazione di vita personale. Ci può essere spazio per discutere delle proprie passioni, dell’imprenditorialità e dei sentimenti che rendono le nostre esistenze degne di essere vissute, anche grazie a una carriera.

Sul versante dei rischi, invece, possiamo considerare due aspetti. Un rischio rilevante è la banalizzazione dell’orientamento. Se lo si percepisse come una costrizione, potrebbe diventare un’ulteriore incombenza burocratica che fa perder tempo. L’altro pericolo è quello di trasformare l’orientamento in un “collocamento forzato”. Non sarebbe salutare se studenti e studentesse ricevessero 30 ore annue di pressioni per scegliere le loro carriere considerando come vitali solo gli aspetti economici. L’orientamento non deve essere pensato per soddisfare primariamente il bisogno delle aziende di trovare figure professionali. Deve servire per aiutare le persone ad aver cura di sé, anche tramite il lavoro.

Cosa potrebbe fare la differenza? Cambiamenti importanti come quelli in atto richiedono un supporto adeguato che favorisca anche il benessere di chi insegna. Sembra, tuttavia, che ci si dimentichi delle forze del personale docente, la loro salute psicofisica e le loro gratificazioni (non sono macchine!). Stando anche alle dichiarazioni del ministro, l’attuale governo vorrebbe ridare dignità al personale docente chiedendo di lavorare di più, a fronte di ritocchi stipendiali netti non certo appetibili. Speriamo basti per fare in modo che il sistema di istruzione e formazione svolga al meglio il suo compito, che è quello di formare cittadini e cittadine, non semplici lavoratori e lavoratrici. Speriamo per il meglio, augurando a chi fa scuola e a chi ne beneficia un buon anno scolastico.

*Psicologo scolastico

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