“Guerra in Ucraina? Occorre lavorare a un obiettivo minimo: il cessate il fuoco. La Russia dovrà ritirarsi e collocarsi sui suoi confini, perché chi invade ha sempre torto. Se l’obiettivo di Europa e degli Usa è la dissoluzione definitiva della Federazione russa, auguri. Non credo che stavolta i russi si faranno dissolvere come si è fatta dissolvere l’Urss“. Sono le parole pronunciate al Festival della Politica da Massimo Cacciari, supervisore scientifico dell’evento che si è tenuto a Mestre dal 7 al 10 settembre.
Il filosofo auspica un dialogo tra Ue, Nato e Russia dopo che Putin si sarà ritirato e avverte: “Pensare che una volta fatto fuori Putin, venga qualcuno di meglio è una colossale illusione perché significa proprio non capire un cazzo di cosa sia la Russia. Stiamo allora attenti a giocare con questa ipotesi della fine della Federazione russa“.
E aggiunge: “Putin può avere tutte le nostalgie imperialistiche di questo mondo ma fa ridere. Io credo che non esista nessun problema di sicurezza europea, a meno che non siamo dei pazzi e pensiamo che Putin abbia mire da nuovo zar. È semplicemente ridicolo perché non c’è nessun fondamento: la situazione economica e sociale della Russia è quella che è. Quindi, che a Putin piaccia o meno, se un paese vuole entrare nella Nato, fa quel cavolo che vuole – spiega – Ma ovviamente sarà intelligenza politica degli occidentali capire che forse non è il caso di mettere dei missili a 200 km da Mosca. Se non lo capiscono, pace all’anima loro. Ma certamente Putin non può impedire il fatto che io a casa mia metta un missile a 200 km da Mosca”.
Implacabili le critiche di Cacciari nei confronti dell’Unione Europea, accusata di essere prona alla Nato: “Personalmente la mia grande illusione è stata che l’Europa, dopo la fine della Guerra Fredda e la dissoluzione dell’Urss, potesse diventare un grande spazio. No, non lo è. E qualsiasi sia il giudizio che si possa avere sulla guerra in Ucraina e sulle varie responsabilità, questo conflitto segna la fine della possibilità che l’Europa conti come un grande spazio tale da confrontarsi con gli altri blocchi. Si è in una situazione di dialettica anche con gli alleati – sottolinea – Durante la Guerra Fredda, l’Italia era certamente schierata coi titani vincitori della Seconda Guerra Mondiale ma questo non impediva che il nostro paese svolgesse una sua politica autonoma. Lo stesso valeva per la Francia. Non è che l’essere alleati significhi crollo di ogni autonomia e di capacità decisionale propria. Io credo che nella situazione attuale questa carta l’Europa se la sia giocata definitivamente. Staremo a vedere le prossime elezioni europee“.
Poi si sofferma sulla guerra in Ucraina: “Dal punto di vista propriamente tecnico e scientifico, è comico parlare di una guerra senza parlare del prima di quella guerra. In questo caso particolare dovremmo affrontare le cause del conflitto, perché questo significa ragionare politicamente, altrimenti si fa solo ideologia. Dobbiamo quindi partire almeno dalla dissoluzione dell’Urss e dal modo con cui si è dissolta: una guerra che, caso unico nella storia dell’umaità, si è conclusa senza alcun trattato di pace tra vincitori e vinti. Una guerra che è finita ad libitum: ognuno faceva quello che voleva, da una parte e dall’altra – chiosa – Bisogna poi ricordare quello che è successo in Russia e il modo sciagurato in cui Eltsin ha proceduto nel disgregare quell’impero. È necessario anche rammentare come si è sistemata criminalmente la leadership russa e come è dilagata la Nato. E da parte della stragrande maggioranza della leadership europea non c’è stato nessuno che abbia avviato una discussione sul ruolo che avrebbe dovuto assumere la Nato. Nulla di tutto ciò: tutti liberi di agire come volevano”.