Più energie rinnovabili e meno burocrazia. È quanto deciso dal Parlamento europeo, che ha approvato l’innalzamento della soglia di quote vincolanti di rinnovabili nel consumo finale di energia dell’Ue al 42,5% entro il 2030, contro il 32% attuale. L’approvazione finale è arrivata in Plenaria con 470 voti favorevoli, 120 contrari e 40 astensioni. Numeri che non dicono tutto. Perché se si va a vedere come hanno votato i partiti italiani, si scopre che il centrodestra è completamente spaccato: Forza Italia ha votato a favore della misura, la Lega contro e i rappresentanti di Fratelli d’Italia si sono astenuti. Comportamento ambiguo, che ha provocato la critica aspra del Movimento 5 Stelle: “Si confermano partiti delle fonti fossili e nemici dell’ambiente” ha detto Tiziana Beghin, capodelegazione dei pentastellati in Europa.

Cosa c’è nel provvedimento approvato oggi – Il via libera riguarda una serie di misure per promuovere la diffusione delle energie rinnovabili, in linea con il Green Deal e con RePowerEu e un aggiornamento della direttiva sulle energie rinnovabili (Red III), già concordato tra i deputati e il Consiglio. La normativa prevede inoltre lo snellimento delle procedure per la concessione di permessi per nuovi impianti di energia rinnovabile, come pannelli solari e centrali eoliche, o per l’adeguamento di quelli esistenti. Le autorità nazionali non potranno impiegare più di 12 mesi per autorizzare la costruzione di nuovi impianti di energia rinnovabile situati nelle cosiddette zone di riferimento per le energie rinnovabili.

Al di fuori di queste zone, la procedura non potrà superare i 24 mesi. Stando al testo licenziato dall’Aula, nel settore dei trasporti, la diffusione delle rinnovabili dovrebbe portare a una riduzione del 14,5% delle emissioni di gas serra entro il 2030, grazie a una quota maggiore di biocarburanti avanzati e a una quota più ambiziosa di carburanti rinnovabili di origine non biologica, come l’idrogeno. Gli eurodeputati chiedono inoltre agli Stati membri di fissare un obiettivo indicativo per le tecnologie innovative pari ad almeno il 5% della capacità di energia rinnovabile di nuova installazione, nonché un quadro vincolante per i progetti energetici transfrontalieri. Le nuove misure infine sostengono il settore delle biomasse, ma garantendo che l’Ue non sovvenzioni tecnologie non sostenibili.

Come hanno votato gli italiani – Come detto, il documento è stato votato a larghissima maggioranza dai parlamentari europei. Per quanto riguarda gli italiani, da registrare il voto favorevole di socialisti, verdi e liberali. A far notizia, invece, è il modo in cui ha votato il centrodestra italiano, con la maggioranza completamente divisa. A favore del testo hanno votato anche gli eurodeputati forzisti (Isabella Adinolfi, Caterina Chinnici, Lara Comi, Salvatore de Meo, Herbert Dorfmann, Fulvio Martusciello, Alessandra Mussolini, Francesca Peppucci, Aldo Patriciello e Lucia Vuolo); contraria invece la delegazione della Lega: i tabulati riportano i voti negativi di Alessandra Basso, Anna Cinzia Bonfrisco, Paolo Borchia, Susanna Ceccardi, Rosanna Conte, Marco Campomenosi, Oscar Lancini, Paola Ghidoni, Alessandro Panza, Antonio Rinaldi, Silvia Sardone, Annalisa Tardino, Isabella Tovaglieri, Stefania Zambelli e Marco Zanni. Ha scelto invece la via dell’astensione la delegazione di Fratelli d’Italia, composta al momento del voto da Sergio Berlato, Chiara Gemma, Giuseppe Milazzo e Raffaele Stancanelli.

“Sono nemici dell’ambiente” – Non si è fatta attendere la presa di posizione del Movimento 5 Stelle, che ha aspramente critica i colleghi italiani di maggioranza; “Ancora una volta Lega e Fratelli d’Italia si confermano partiti delle fonti fossili e nemici dell’ambiente” ha detto la capodelegazione Tiziana Beghin, sottolineando che, anche in virtù del voto favorevole di Forza Italia, “ancora una volta la coesione del centrodestra italiano è solo di facciata”. Per la rappresentante pentastellata, “questo provvedimento rappresenta una pietra miliare per la transizione sostenibile perché alza la quota vincolante di energia solare ed eolica nel consumo finale europeo al 42,5% entro il 2030, con l’obiettivo di raggiungere il 45%. L’Italia è oggi molto indietro rispetto a questi obiettivi – ha spiegato – L’ultimo servizio studi della Camera dei Deputati, pubblicato lo scorso mese di agosto, certifica che il livello di copertura di consumi finali di energia da fonti rinnovabili è pari al 20,1% del totale. Servono dunque investimenti e soprattutto visione e convinzione politica – ha concluso – quella che manca a questa maggioranza di governo”.

“In Italia marcia indietro del governo sulle aree idonee” – Nella giornata del voto contraddittorio in Europa, la maggioranza è sotto attacco anche in Italia per quanto riguarda i provvedimenti ‘ambientali’. L’attacco arriva ancora dal Movimento 5 Stelle: “A fine 2021 il governo Draghi, sostenuto anche da Lega e Forza Italia, votò un provvedimento che finalmente semplificava le autorizzazioni sulle rinnovabili da installare in apposite ‘aree idonee’ – ha scritto su Facebook il coordinatore del Comitato Transizione ecologica di M5s Gianni Pietro Girotto – Un impianto normativo, con soluzioni spinte dal M5S, che avrebbe portato a uno sviluppo delle rinnovabili adeguato rispetto alla necessità dei tempi imposti dagli accordi internazionali, dalle direttive, dalle norme nazionali e dagli strumenti di pianificazione sul clima e l’energia adottati”.

Con il cambio del governo, però, è cambiata anche la politica ambientale: “Ora invece – ha aggiunto il pentastellato – il Governo, con Lega e FI che sconfessano se stesse, vuole fare marcia indietro, come risulta dai vincoli inseriti nello schema di decreto inviato alle Regioni, che penalizza fortemente la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile sia fotovoltaica che eolica. Se approvato così com’è – ha attaccato Girotto – il provvedimento in questione bloccherà investimenti per decine di miliardi di euro, la creazione di migliaia di posti di lavoro e l’abbassamento strutturale del costo delle bollette. E questo nonostante qualche giorno fa persino la BCE abbia scritto nero su bianco che più veloce sarà la transizione meglio sarà per tutti”. La conclusione di Girotto è amara: “Ci troviamo nella paradossale situazione in cui si preferisce velocizzare le procedure per la realizzazione dei rigassificatori e ostacolare quelle per gli impianti rinnovabili – ha attaccato – Con la benzina alle stelle e il costo di gas ed elettricità quasi raddoppiato rispetto a prima della crisi, tutte le parti sociali chiedono con forza tali semplificazioni per potersi autoprodurre l’energia a costi minori. Lega e Forza Italia chiariscano se sono a favore del perseguimento dell’autonomia energetica o se preferiscono che l’Italia continui ad acquistare l’80% dell’energia dall’estero”.

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