Poche ore prima il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio inviato alla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, aveva ribadito che “i morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza”. Nel pomeriggio è arrivato dall’Inail il periodico aggiornamento dei dati sugli infortuni sul lavoro, che come sempre fotografa una strage. Sono 559 le vittime registrate da gennaio a luglio 2023. Dei casi mortali denunciati, 430 sono avvenuti sul posto di lavoro e 129 riguardano incidenti in itinere, riscontrati cioè nel tragitto casa-lavoro. Nel frattempo, solo nella giornata di martedì 12 settembre si sono contate altre tre vittime: a S. Eufemia Lamezia, in provincia di Catanzaro, un operaio di 48 anni è morto cadendo dal tetto di un capannone mentre stava lavorando nell’area ex Sir, nel messinese un altro è caduto da un ponteggio in un cantiere edile e al maso Weingartner in Alto Adige un contadino è rimasto schiacciato dal trattore che stava guidando.
La fotografia del fenomeno è complessa. In termini assoluti le morti sul lavoro sono diminuite rispetto al 2022, con un calo dell’1,8% su base annua (sono 569 i casi registrati a luglio dello scorso anno), ma si tratta comunque di una media di 80 morti al mese. Alcune regioni però mantengono record drammatici. Come la Lombardia, che dopo aver guidato la classifica delle morti sul lavoro (97 vittime nel 2021 e 117 nel 2022), nei primi sette mesi del 2023 ha già registrato 74 vittime in occasione di lavoro. Seguono Veneto (40) e Lazio (36). Particolarmente alto il livello di rischio per i lavoratori stranieri: sono 103 i deceduti sul lavoro.
Prendendo in considerazione l’incidenza degli infortuni mortali invece, ovvero il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data regione ogni milione di occupati (per tenere conto della diversa distribuzione lavorativa delle regioni), Umbria, Basilicata e Calabria sono le regioni con il più alto tasso di morti legate al lavoro. Situazione particolare in Abruzzo, dove nel primo semestre dell’anno gli infortuni sul lavoro sono diminuiti ma sono raddoppiate le morti, 18 dall’inizio dell’anno.
Pesa anche il calo delle denunce di infortunio: quelle registrate da gennaio a luglio 2023 sono in diminuzione del 21,9% rispetto al 2022 (441.451 contro 344.897). Il dato è dovuto in parte alla diminuzione di denunce legate alla pandemia da Covid-19, ma riflette anche le difficoltà di analisi legate al mondo del lavoro sommerso e all’impossibilità di registrarne i relativi incidenti.
Per quanto riguarda i settori più rischiosi, industria, servizi e trasporti sono quelli dove si registra il maggior numero di incidenti mortali (484 del totale). Una realtà documentata dai molti casi di cronaca che hanno visto diversi lavoratori perdere la vita sul posto di lavoro, da ultimo quello della stazione di Brandizzo, in provincia di Torino, dove sono morti cinque operai.
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo dal palco dell’assemblea nazionale del sindacato in corso a Bologna ha dichiarato: “Non possiamo più stare zitti se vediamo cose che non vanno. Se dobbiamo dire basta alle morti sul lavoro dobbiamo aprire una vertenzialità che affronti i temi della sicurezza sul lavoro”.