Mancano nove mesi, ma al Nazareno si lavora già per comporre il risiko delle candidature alle Europee del 2024. La segretaria del Pd Elly Schlein si trova ad affrontare un complesso gioco di equilibri tra il rilancio della sinistra e la necessità di non deludere troppo i riformisti vicini a Stefano Bonaccini, presidente del Pd, dell’Emilia-Romagna, e suo sfidante alle primarie, sostenuto da tutto l’establishment della Regione e dal voto dei circoli. Un confronto-scontro rinfocolato proprio in questi giorni. E il nome di Bonaccini è giocoforza quello più “ingombrante”. L’indiscrezione secondo la quale il pres, come lo chiamano in terra emiliana, sia pronto a correre per l’Europarlamento non è un’indiscrezione recente. La voce circola nei corridoi del Pd regionale da oltre un anno. Da quando, una modifica allo Statuto dell’Emilia-Romagna, nel 2022, votata praticamente bipartisan da tutta l’Assemblea legislativa, permette al presidente di finire la legislatura anzitempo, senza determinare la caduta della Giunta e dunque le elezioni anticipate, ma affidando la Regione al vicepresidente in carica. Già allora, girava insistente l’ipotesi che, tramite questa modifica, Bonaccini sarebbe potuto andare a Strasburgo nel 2024, lasciando il compito di traghettare la giunta fino alle Regionali del 2025 alla sua vicepresidente, Irene Priolo. Certo, la strada è piena di variabili e subordinate, tra le quali c’è anche la “battaglia” sul terzo mandato da presidente regionale. Anche se in questi giorni il presidente della Toscana, Eugenio Giani, si è schierato a favore di un allungamento dell’amministrazione Bonaccini per una terza legislatura, non è un mistero che la segretaria sia contraria alla deroga, come già reso noto per i governatori della Campania, Vincenzo De Luca, e della Puglia, Michele Emiliano. In questo quadro le partite di Europee e Regionali, in Emilia-Romagna, sono strettamente legate e verranno con ogni probabilità gestite dal Nazareno parallelamente.
“Nella mia vita ho sempre deciso rispetto a quello che era utile alla comunità a cui appartenevo, non ho alcuna fregola di una cosa piuttosto che di un’altra perché l’unico pensiero che ho in questo momento è fare in modo che la Romagna riparta” ha detto Bonaccini nei giorni scorsi alla festa dell’Unità di Milano a chi gli chiedeva se stesse riflettendo su una sua candidatura alle Europee. Se il braccio di ferro sul terzo mandato andrà male, insomma, secondo i rumors interni al partito emiliano-romagnolo, il presidente dem sarà più che pronto a partecipare alla corsa elettorale per Bruxelles. Anzi, sempre secondo queste fonti, sta lavorando per ottenere la posizione di capolista della circoscrizione Nord-Est (la stessa ricoperta da Carlo Calenda nel 2019, prima del passaggio in Azione), condizione che avrebbe posto come non negoziabile per la sua candidatura. Per quanto riguarda gli altri aspiranti emiliano-romagnoli a un seggio del Parlamento europeo, se Bonaccini dovesse andare a Bruxelles si ridurrebbero le possibilità per i suoi sostenitori a favore di quelli di Schlein, per una questione di equilibri da mantenere. Questo renderebbe di sicuro più difficile la situazione di Elisabetta Gualmini, parlamentare europea uscente che, però, potrebbe tentare la scalata alla Regione, dove ha già ricoperto la carica di vice-presidente, mentre spianerebbe la strada, invece, al consigliere regionale Antonio Mumolo, presidente dell’associazione “Avvocato di strada” che offre, in tutta Italia, assistenza legale gratuita ai senza tetto e uno dei primi supporter della Schlein in Emilia-Romagna. Un altro nome che ricorre per la stessa circoscrizione Nord-Est è quello di e Renzo Lusetti, in quota Dario Franceschini: reggiano di Castelnovo di Sotto, già parlamentare per 5 mandati (fino al 2013), uscito dal Pd nel 2010 per andare nell’Udc e poi rientrato alla casa-madre con l’avvento di Matteo Renzi.
Se Bonaccini dovesse arrivare a un accordo con Schlein sulla posizione di capolista, tuttavia, questo metterebbe il presidente regionale nella posizione di lasciare campo libero alla segretaria nella decisione del suo successore in Regione. Un’eventualità che fa tremare i bonacciniani che vogliono correre per la poltrona di presidente, e sono tanti, e che vedrebbero così diminuire drasticamente le chance di essere scelti per partecipare a delle eventuali primarie. Nelle stanze del Pd emiliano-romagnolo più vicino a Bonaccini, in particolare in Regione, c’è molta preoccupazione per il futuro post-presidente, in un clima quasi da fine impero. Uno dei nomi più papabili per la successione a Bonaccini è il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, in prima linea, in questi mesi, nella gestione dell’alluvione in Romagna. L’esponente dem avrebbe anche ottimi rapporti con Schlein, grazie alla comune vicinanza all’ex presidente ravennate della Regione e leader di Leu, Vasco Errani. C’è poi, a parte Gualmini, un’altra donna dem che sta lavorando a questo risultato, Irene Priolo, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna che, però, secondo le indiscrezioni, non gode delle simpatie della segretaria del Pd. Sembrano in calo, invece, le quotazioni di Graziano Del Rio, ex ministro renziano e senatore dem, troppo lontano da Schlein e dal territorio, dopo la lunga carriera romana (e pure dopo la ruvida intervista a Repubblica come portavoce dell’area riformista). Un nome gradito alla leader sarebbe, invece, quello dell’assessore regionale al Welfare, Igor Taruffi, ora nel Pd ma eletto nella lista di Schlein in Regione, Emilia-Romagna Coraggiosa. C’è infine una candidatura che prende sempre più corpo e che potrebbe mettere d’accordo entrambi gli schieramenti: quella dell’assessore regionale alle Attività Produttive, Vincenzo Colla. Ex segretario della Cgil Emilia Romagna ha sostenuto Bonaccini al Congresso ma è sufficientemente a sinistra per poter incontrare il favore della segretaria.