Il governo Meloni, secondo il Corriere della Sera, intende ritentare il varo di una voluntary disclosure (leggi sanatoria) su valori e contanti detenuti nelle cassette di sicurezza. Vecchia idea di Matteo Renzi poi accarezzata anche dalla Lega all’inizio del governo gialloverde. Quei soldi però sono sempre di provenienza illecita, cioè frutto di reati o evasione fiscale, come aveva chiarito qualche anno fa l’ex procuratore di Milano Francesco Greco, stimando in almeno 150 miliardi la cifra in ballo. Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha smentito di essere al lavoro su questa ipotesi ma non che stia circolando: “È un tema del quale non mi occupo e non mi sono mai occupato. Forse il giornalista, serio commentatore economico, avendo acquisito informazioni da fonti parlamentari, con un sillogismo ha ritenuto che fossi io al lavoro su tale ipotesi”, ha detto.
Secondo il quotidiano di via Solferino, l’ipotesi è di prevedere un prelievo del 26% sulle somme delle quali il contribuente è in grado di spiegare il momento in cui sono state guadagnate. Quanto a quelle “non accertabili”, sarebbero regolarizzate senza prelievo. In più “probabilmente il contribuente dovrebbe dichiarare l’origine lecita dei suoi guadagni, sapendo che affermare il falso in proposito è un reato punibile con pene fino a sei anni”. In ogni caso si premierebbero gli evasori e si aprirebbe il varco al riciclaggio. Nello stesso anno in cui il tetto all’uso del contante è stato elevato da 1000 a 5mila euro.
“L’unica misura alla quale ho lavorato”, ha aggiunto Leo, “è la tregua fiscale ove si prevedeva che il contribuente in debito col fisco pagasse tutto il dovuto, con una sanzione ridotta. Ad ogni modo, proprio in virtù del ruolo da me ricoperto come responsabile delle finanze rimango fermamente contrario a forme di regolarizzazione del contante non dichiarato al fisco”.