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“Mosca ha eluso l’embargo Usa, la produzione missilistica supera il periodo prebellico”: ora la Russia può aumentare la pressione su Kiev

La Russia elude le sanzioni e adesso la sua produzione missilistica è sopra i livelli prebellici. È quanto sostengono alcuni funzionari americani, europei e ucraini citati dal New York Times tratteggiando così una situazione che dovrebbe preoccupare le forze armate ucraine nel futuro prossimo. Mosca, essendo riuscita a garantirsi gli approvvigionamenti necessari per proseguire e addirittura rinforzare la produzione interna, potrebbe aumentare nei prossimi mesi la pressione sulle truppe di Volodymyr Zelenski.

Vladimir Putin non ferma la sua ricerca di sostegno al di fuori dei confini russi. Lo testimonia il vertice organizzato in Russia con il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, nel corso del quale Mosca ha chiesto di avviare una collaborazione militare che metta a disposizione della Federazione un numero sempre maggiore di munizionamenti da impiegare nel contesto ucraino. Questo non vuol dire, però, che internamente il settore della Difesa russo non stia producendo a ritmi superiori al passato. Secondo i funzionari Usa, le sanzioni hanno costretto la Russia a rallentare drasticamente la produzione di missili e altre armi all’inizio della guerra per almeno sei mesi. Ma a fine 2022 la produzione militare-industriale di Mosca aveva già ripreso slancio, fino a superare i numeri pre-invasione.

Come abbia fatto la Russia a garantirsi forniture di questa entità lo spiega sempre il quotidiano americano: Mosca ha eluso i controlli americani sulle esportazioni utilizzando i suoi servizi di intelligence e il dipartimento militare per gestire reti illegali di persone che contrabbandano componenti chiave, esportandoli in altri Paesi da cui possono essere più facilmente inviati alla Russia. È così che, meno di un anno dopo l’inizio della guerra, la Russia aveva ripreso il commercio di componenti critici, facendoli passare attraverso Paesi come l’Armenia e la Turchia.

Da parte loro, le autorità statunitensi ed europee hanno cercato di lavorare insieme per limitare le esportazioni di microprocessori verso la Federazione, ma hanno faticato a frenare il flusso verso i Paesi collegati a Mosca. Adesso, quelle armi possono essere impiegate sul campo di battaglia ucraino.