Tutta colpa di Paul Pogba. Dopo la notizia della positività al controllo anti–doping effettuato al termine di Juventus-Udinese dello scorso 20 agosto, tutte le ricostruzioni apparse sui principali quotidiani sportivi italiani sembrano dare la responsabilità della presenza di metaboliti del testosterone al centrocampista francese. In particolare, come ha raccontato per prima La Gazzetta dello Sport, la causa della positività sarebbe un integratore che Pogba avrebbe assunto su consiglio di un medico statunitense. Negli Usa, è bene specificarlo, le regole sul doping sono leggermente più morbide rispetto a quelle italiane. Sempre secondo la Gazzetta, però, sul foglio illustrativo del medicinale era specificato che conteneva sostanze a rischio doping. Insomma, sarebbe stato leggere per evitare il patatrac.
La Juventus dopo la positività del suo calciatore si è finora espressa con un comunicato stringato. Ma ha anche fatto trapelare un concetto: la certezza di aver rispettato le regole e di aver dato a Pogba solamente sostanze consentite. Quindi, di non essere a conoscenza dell’assunzione di questo presunto integratore da parte del francese. Una posizione netta che lascia presagire possibile mosse future: se le controanalisi confermeranno l’esito del primo test, la Procura Antidoping aprirà l’istruttoria e Pogba potrà scegliere tra il patteggiamento e il processo. Già ora, con la sospensione cautelare, la Juve può interrompere il pagamento del ricco stipendio previsto da contratto per il centrocampista, che guadagna fino a 10 milioni di euro netti (bonus compresi) all’anno. In caso di squalifica, il club ha anche facoltà di rescindere il contratto.
È chiaro che se dovesse essere confermata la responsabilità solamente del calciatore, l’ipotesi di un addio definitivo tra la Juve e Pogba diventerebbe la più plausibile. Anche perché, seppure dovesse essere esclusa l’intenzionalità e quindi accertata la buona fede del francese, Pogba rischia comunque fino a 2 anni di squalifica (potrebbero essere ridotti con le attenuanti). Al momento l’avvocato Rafaela Pimenta, sua agente, ha solo affermato che “la cosa certa è che Pogba non ha mai voluto infrangere la legge”. In ogni caso, questi retroscena già raccontano di una frattura tra il calciatore e il club. Il medico americano che avrebbe consigliato l’integratore a Pogba è lo stesso che un anno fa gli disse di non operarsi al menisco, contro il parere dello staff bianconero. Una scelta che non si è rivelata azzeccata: la terapia conservativa ha tenuto il francese ai box praticamente per tutta l’ultima stagione. Quest’estate però Pogba è tornato a Miami, per un periodo di vacanza e allenamento. E lì avrebbe comprato l’integratore vietato dalla normativa anti-doping italiana.