Dalla loro nascita a metà degli anni ’80, per chi si interessa di ecologia i Colloqui di Dobbiaco sono un appuntamento imperdibile per discutere e confrontarsi sulle grandi tematiche che interessano clima ed energia pulita, l’ambiente in cui viviamo e in cui vorremmo vivere e il nostro futuro sul pianeta. Un prezioso laboratorio d’idee per una svolta ecologica nell’arco alpino e non solo, nel corso del quale intervengono esperte ed esperti di lingua italiana e tedesca, portatori di un punto di vista originale fuori dagli schemi soliti.

L’edizione 2023, in programma dal 29 settembre al primo ottobre, è intitolata “Stop al cemento! Della resilienza e rigenerazione delle nostre città in tempi di caos climatico”. Si proverà ad andare oltre gli slogan del consumo zero di suolo per ragionare in profondità sulle conseguenze dei cambiamenti climatici (“il caos climatico”), sulla progettazione nell’abitare e sull’urbanistica. Come si legge nella presentazione dei prossimi Colloqui, il caos climatico è in atto. Quali conseguenze per la progettazione edile e urbanistica? Una risposta è riportare la natura nelle città. Lo slogan “Città verdi” riassume il diritto di vivere in aree urbane sane, portando nelle città alberi, orti e giardini, argilla e legno e persino l’agricoltura. Un’altra risposta è quella di fermare l’espansione urbana e il consumo del suolo e di accontentarsi delle abitazioni e degli edifici esistenti. Entrambe le risposte suggeriscono di smettere di costruire, soprattutto perché nuove infrastrutture, edifici per abitazioni e terziario consumano molto cemento e acciaio ed emettono grandi quantità di gas serra. D’altra parte, l’Istituto tedesco di ricerca Pestel lamenta “una carenza di alloggi record per la Germania: con più di 700.000 appartamenti mancanti, è il più grande deficit di abitazioni in più di vent’anni”. Gli “Architects for Future” controbattono che “Il nuovo costruire significa non costruire più”. Dove vivrà la gente allora? Come potranno vivere meglio senza nuovo cemento? Quali alternative ci sono? Che risultati ha ottenuto la ridensificazione degli edifici esistenti? È forse più una questione di come? Per esempio, piccole case di legno, paglia e argilla al posto di quartieri industriali, centri commerciali e complessi residenziali su aree verdi? E prima o poi l’ultima generazione lascerà la casa dei genitori. Vogliamo vietare loro la casa unifamiliare in campagna? E invece? È necessaria una svolta edilizia. Costruire come dopo la Seconda guerra mondiale è fuori discussione per molti motivi. Ricostruzione, conversione e rinaturalizzazione sono all’ordine del giorno. Come possono le nostre città diventare più resilienti, abitabili e rigenerative?

A questi interrogativi, come è nella tradizione e nel Dna dei Colloqui di Dobbiaco (del cui Comitato Scientifico mi onoro di far parte) si proverà a dare risposte né semplici né banali, semmai concrete e riproducibili, grazie all’illustrazione di esperienze ambientalmente sostenibili realizzate, di modalità nuove dell’abitare e dell’uso di materiali innovativi.

Come ci ha insegnato, da ultimo, l’alluvione in Romagna seguita a mesi di siccità estrema, l’emergenza climatica è già ad uno stadio avanzato. Il riscaldamento globale esige che si tiri il “freno d’emergenza”, come lo definiva Alex Langer. Ci vogliono risposte innovative ed efficaci anche rispetto al modo in cui ci rapportiamo all’abitare e al suolo, che contribuisce esso stesso al sequestro della CO2 e dal quale dobbiamo potere ricavare cibo e l’ombra e l’ossigeno e il potere rivitalizzante degli alberi che ospita.
Ecco perché anche un evento come le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026 non può essere valutato solo in termini di crescita del Pil locale.

Proprio le Olimpiadi del 2026 saranno al centro di una sorta di processo, che avrò il piacere di arbitrare domenica mattina a conclusione dei Colloqui. Titolo: “Olimpiadi Milano-Cortina: fiasco o opportunità?”. L’accusa sarà rappresentata da Luigi Casanova, presidente onorario dell’associazione Mountain Wilderness Italia, mentre per la difesa interverrà Thomas Schuster, Sindaco del Comune altoatesino di Rasun-Anterselva.

Di sicuro interesse sarà l’intervento su come reinventare la città di Paola Viganò, architetta e urbanista, vincitrice del Grand Prix de l’Urbanisme nel 2013 e Medaglia d’Oro alla carriera dell’Architettura Italiana nel 2018, docente all’École Polytechnique Fédérale de Lausanne e all’Università di Venezia. Domenico Finiguerra, sindaco del comune milanese di Cassinetta di Lugagnano, co-promotore del movimento nazionale “Stop al Consumo di Territorio” e del “Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori”, illustrerà la sua proposta di “costruire sul costruito”. Sonia Gantioler, senior researcher al centro di ricerca EURAC e coordinatrice del progetto europeo Just Nature, discuterà insieme ai partner, i comuni di Bolzano e di Merano, il ruolo delle soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions) per combattere problemi sempre più acuti, come le isole di calore, le inondazioni che seguono le piogge intense, l’inquinamento atmosferico e la diminuzione della biodiversità.

Come si vede, un menù di temi variegato e stimolante, per una riflessione non rituale e propositiva, accompagnata da autorevoli figure di ricercatori, professionisti, amministratori locali.

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