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L’esistenza della sinistra in Italia passa per il no alla guerra in Ucraina

Se vogliamo avere una conferma della totale irrilevanza della sinistra italiana in tutte le sue varianti (dalla confusionaria e velleitaria Schlein ingabbiata dalle destre affariste e poltroniste interne al Pd, al volenteroso ma ancora indefinito Conte, alle varie anime della cosiddetta nuova sinistra), dobbiamo prendere come cartina di tornasole la guerra in Ucraina.

Inutile ripetere, riguardo a tale guerra, quello che ormai sappiamo e che cioè si tratta di una guerra voluta appassionatamente da Stati Uniti e Nato, rispettivamente per puntellare il proprio declino e per ritrovare una ragione di esistenza, che rischia di degenerare in conflitto nucleare globale e che tuttavia l’Occidente, comprese le mosche cocchiere europee e i moscerini aggregati italiani, fra i quali spicca, se non per altro per le dimensioni, il guerrafondaio gentile Crosetto, vuole eternizzare.

Il dato che qui mi preme sottolineare è un altro. E cioè la crescente opposizione di quella che si è soliti definire società civile di fronte a questa guerra. Opposizione tanto più significativa perché si accompagna allo schieramento pressoché totalitario del sistema politico e dei media (coll’unica eccezione del Fatto), che configura un pensiero unico mostruoso, che si fonda sulla bugia sistematica, il tradizionale asservimento a Washington e i soldi del complesso militare-industriale.

Ebbene, del tutto nulla è stata finora la capacità di questa sinistra immaginaria di farsi carico, sia pure in minima parte, di questo dissenso crescente e ben radicato negli strati più profondi e ben radicati della memoria storica delle masse e dell’immaginario popolare.

La Schlein è chiaramente condizionata dagli apparati del complesso militare-industriale infiltrati ai massimi livelli del suo partito, per non parlare del fatto che è ancora ben viva al suo interno la linea di condotta masochista, incarnata dal diversamente stratega Enrico Letta, che ha visto l’autoimmolazione di tale partito a vantaggio prima di Draghi e poi della Meloni. Un po’ meglio Conte e i Cinquestelle, che dopo un iniziale sbandamento rivelato dal voto favorevole all’invio delle armi in Ucraina, hanno corretto la linea guerrafondaia. Infine, il disordinato e caotico arcipelago della nuova sinistra, su poisizioni condivisibili, ma anch’essa priva, almeno finora, della capacità di rappresentare il sentimento prevalente del popolo italiano.

Eppure, appare indubbio come la strada per la rifondazione di un’opposizione dotata di senso al governo Meloni e alla destra passi oggi per il no alla guerra in Ucraina, per la ricerca di una pace giusta basata sulla neutralizzazione permanente del Paese e l’esercizio del diritto di autodeterminazione delle popolazioni dei territori contesi e il rifiuto netto della Nato e della crescente militarizzazione dell’economia e della società.

A queste esigenze risponde la mobilitazione convocata sulla base dell’appello “Fermare la guerra, imporre la pace” cui contribuì il compianto scienziato pacifista Angelo Baracca, che culminerà in una manifestazione nazionale convocata per il 4 novembre a Roma. Non sono ammesse al riguardo nuove manovre elusive e dilatorie e pare decisiva la questione del no all’invio delle armi all’Ucraina, da riproporre anche mediante un referendum abrogativo sul nuovo decreto in merito che si annuncia alla fine dell’anno in corso, dopo che quelli tentati finora sono naufragati proprio a causa del settarismo e della superficialità delle forze che avrebbero dovuto sostenerli.

Occorre che tutte le sparse e scarsamente reattive membra di quella che fu molti anni fa la più importante sinistra dell’Occidente si raccolgano attorno a tale scadenza. Infatti è del tutto impensabile tornare ad esistere e contare prescindendo dai nodi strategici di importanza epocale proposti dalla guerra in Ucraina, che potrebbe terminare colla retrocessione dell’umanità all’Età della Pietra o viceversa coll’apertura di una nuova fase di coesistenza pacifica e cooperativa tra gli Stati nel quadro del governo multipolare del Pianeta che si rivela sempre più maturo o necessario.

Al momento l’unica cosa di cui siamo certi è che se dovesse scoppiare la guerra nucleare, cancellando nelle prime ore milioni e milioni di italiani, Piantedosi e Giambruno, qualora sopravvissuti, daranno la colpa alle vittime per non essersi tempestivamente messe in salvo. Situazione italiana: tragica ma non seria, anche e soprattutto per la plateale assenza di una sinistra degna di questo nome. Diciamo allora che i crimini della destra li conosciamo, ma il più grave e imperdonabile di quelli della sinistra è quello di non saper esistere esprimendo in termini adeguati il no alla guerra verso la quale Meloni & C. stanno trascinando il Paese.