Cinque vittime in meno di 24 ore. È il conto di un’altra giornata di strage sul lavoro, tragicamente in linea con i dati aggiornati pubblicati dall‘Inail sugli infortuni mortali sul lavoro che stimano una media di tre morti al giorno sul territorio italiano. Una situazione drammatica sulla quale di recente è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza“, ha commentato il capo dello Stato.
Gli ultimi incidenti si sono verificati in provincia di Treviso, nel napoletano, a Salerno e a Bologna. Nel primo incidente ha perso la vita Giuseppe Lisbino, 44 anni, operaio di una ditta impegnata in lavori di installazione di pannelli fotovoltaici: è precipitato dal tetto del capannone da un’altezza di circa 10 metri. Il dramma è accaduto mercoledì pomeriggio ma la notizia è arrivata nella mattinata di giovedì.
Nella notte, intorno alle tre, a Bologna un operaio che stava lavorando al rifacimento del manto stradale sulla pista dell’aeroporto Marconi è poi rimasto schiacciato da un mezzo della sua stessa ditta, probabilmente in retromarcia, ed è morto. Aveva 52 anni e lavorava per un’azienda di Modena. Sul posto la Polaria, il 118 con ambulanza e automedica e la Medicina del lavoro, per i rilievi. Non è ancora chiaro se l’operaio sia morto per le conseguenze dello schiacciamento o per un arresto cardiaco di poco successivo. A seguito dell’incidente Cgil Cisl e Uil hanno indetto per lunedì 18 settembre uno sciopero di quattro ore “di tutto il sito aeroportuale e del settore dell’edilizia” a Bologna. Uno sciopero necessario, spiegano i sindacati, per opporsi a “un sistema produttivo che mette il profitto davanti alla vita delle persone” e che considera i morti sul lavoro “un rischio calcolato”.
A poche ore di distanza un’altra tragedia. Giuseppe Cristiano, 66 anni, operaio della società comunale responsabile della raccolta dei rifiuti in città, Asia Napoli, è morto dopo essere stato investito da un camion nel deposito di piazzale Ferraris. Prontamente soccorso dai colleghi è stato poi trasferito d’urgenza con un ambulanza all’Ospedale del Mare, dove è stato operato ma senza successo. L’amministratore di Asia, Domenico Ruggiero, parlando a nome della società si è detto “profondamente triste” e “vicino alla famiglia” dell’operatore. Promesse anche dall’assessore del Comune di Napoli alla Salute e al Verde, Vincenzo Santagada, che in merito all’incidente ha dichiarato: “La polizia ora verificherà esattamente perché è avvenuta questa tragedia. Noi per il futuro se sarà necessario aumenteremo ancora di più il livello di sicurezza già esistente negli impianti”.
Un altro incidente mortale riguarda invece un operatore marittimo che è stato investito dal traino ralla di un camion a bordo di una nave attraccata al molo 26 nel porto di Salerno. Secondo le prime ricostruzioni, un camion che si trovava all’interno del garage della nave ro-ro Cartour Delta avrebbe investito due ufficiali mentre manovrava in retromarcia. Il primo, l’ufficiale messinese Antonio Donato, 29 anni, è morto. Il secondo è gravemente ferito ed è stato trasportato all’ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno. Ha riportato gravi ferite alla gamba sinistra e una frattura al femore della gamba destra.
Secondo la Capitaneria di Porto di Salerno, l’incidente sarebbe stato causato da un malfunzionamento della ralla, pezzo di acciaio che sostiene il rimorchio, che ha causato lo sganciamento. Una seconda ipotesi parla di un malfunzionamento del ponte sulla nave. Gerardo Arpino della Cgil di Salerno ha commentato: “Non si può affiancare la parola morte a quella del lavoro. Bisogna innalzare i livelli di sicurezza sul lavoro”, ha commentato. La Caronte Tourist ha espresso “enorme dolore” e “costernazione” per “una tragedia immane che ha già causato la perdita di una giovane vita, di un ufficiale da tutti benvoluto e apprezzato”. Così come a Bologna, le segreterie regionali e provinciali di Fit Cisl, Filt Cgil e Uiltrasporti hanno indetto uno sciopero di 24 ore a partire dal pomeriggio di giovedì 14 settembre. “È inaccettabile che un giovane possa morire mentre compie il proprio dovere, perché lavoro non deve significare morte” scrivono i sindacati di categoria.
A San Polo di Piave, in provincia di Treviso, l’ultima vittima. Si tratta di Marco Bettolini, 47 anni, di Bassano del Grappa, enologo presso la cantina Cà di Rajo. Nel pomeriggio di giovedì 14 è caduto insieme a un collega in una cisterna di vino a seguito di un malore. Secondo le prime ricostruzioni i due sarebbero stati sopraffatti dalle emissioni gassose sviluppate dal vino nella cisterna. Bettolini è morto annegato, mentre il collega, avvicinatosi al margine del silos per cercare di prestargli soccorso, sarebbe rimasto intossicato a sua volta dal gas. Sul posto è atterrato l’elicottero del Suem 118. Al lavoro i vigili del fuoco, gli ispettori del Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal) e i carabinieri.