Tutti contro tutti. È questo il clima nel governo sulla riforma delle intercettazioni, più volte annunciata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Venerdì pomeriggio il Guardasigilli ha convocato i suoi sottosegretari Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia) e Andrea Ostellari (Lega) per parlare del decreto che ha esteso le intercettazioni per i reati di mafia in discussione alla Camera, ma la riunione è diventata l’occasione per un duro scontro tra le forze di maggioranza proprio sul tema degli ascolti.
Forza Italia, infatti, vuole modificare il decreto dell’8 agosto con cui il governo ha messo una toppa a una sentenza della Cassazione di settembre 2022 che, a dire della premier, rischiava di “far saltare molti processi per mafia” perché faceva venire meno il “doppio binario” tra intercettazioni per reati di mafia (per cui bastano indizi “sufficienti” e non “gravi”) e reati comuni. Il governo, con una disposizione transitoria, ha specificato che il decreto si applica retroattivamente a tutti i processi in corso, ma questo non piace a Forza Italia: gli azzurri hanno presentato diversi emendamenti in commissione Giustizia alla Camera per chiedere che la norma non si applichi ai processi in corso perché “incostituzionale”, come ha specificato un documento dell’ufficio legislativo di Forza Italia.
Ma su questo Sisto si è scontrato con Nordio e Delmastro: l’obiettivo del decreto voluto da Giorgia Meloni era proprio quello di salvare i processi già in corso e quindi, se dovesse passare l’emendamento di Forza Italia, il decreto sarebbe di fatto neutralizzato. Alla fine il Guardasigilli e il suo sottosegretario meloniano hanno avuto la meglio: la norma non dovrebbe cambiare, dice una fonte di governo. Nordio e Delmastro hanno anche chiesto che Forza Italia ritiri i suoi emendamenti in merito per evitare spaccature nella maggioranza. Tant’è che Enrico Costa di Azione ora invita gli azzurri ad andare avanti: “La prossima settimana alla Camera si voteranno gli emendamenti sulle intercettazioni. Non ritireremo certo i nostri. E auspico che anche gli altri non si pieghino alle pressioni”.
L’altro scontro ha riguardato il tema più ampio delle intercettazioni e ha coinvolto Forza Italia e Lega. Gli azzurri, con i deputati Pietro Pittalis e Tommaso Calderone, hanno presentato emendamenti in commissione Giustizia anche per eliminare il trojan per i reati contro la Pubblica Amministrazione lasciandoli solo per quelli di mafia e terrorismo, evitare che la microspia venga accesa in casa e vietare la trascrizione delle conversazioni ritenute inutili alle indagini nei “brogliacci” della polizia giudiziaria. Tutte norme molto impattanti sul processo penale e politicamente divisive. Su questo, di fronte a un appoggio di Nordio e di Fratelli d’Italia, è la Lega ad opporsi: la presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno ha appena terminato un’indagine conoscitiva a Palazzo Madama sul tema delle intercettazioni e non vuole vedersi strappare il dossier. Per questo il Carroccio chiede che Forza Italia ritiri i suoi emendamenti e che una riforma più complessiva delle intercettazioni arrivi dal governo proprio su proposta di Bongiorno.
Al momento Forza Italia non ha ancora risposto ma Costa mette il dito nelle divisioni della maggioranza: “Ci appelliamo alle forze realmente garantiste della maggioranza perché non si ripeta il copione – con i medesimi attori (riferimento a Bongiorno, ndr) – del 2011, quando la riforma delle intercettazioni presentata da Berlusconi fu stoppata a pochi metri dal traguardo. Il decreto è alla Camera ed è questa la sede naturale in cui affrontare l’argomento. Il Governo può esprimere pareri favorevoli o contrari, presentare proposte, ma non può stabilire che sia il Senato ad occuparsi dei temi della Giustizia (dopo lo scippo dell’abuso d’ufficio), con la Camera a fare da spettatore”.