A mancare in Italia è il lavoro o la voglia di lavorare? Non la seconda. E, a dire il vero, nemmeno la prima. Il lavoro c’è.
E allora cos’è che manca? Per quanto potrà sembrare assurdo, in sempre più casi a mancare è la retribuzione stessa. Sparita. E attenzione che non si parla qui dell’assenza di una paga dignitosa. Ma proprio la paga in sé, fosse anche misera.

È il caso del lavoro volontario non retribuito – un ossimoro alla stregua di “guerra umanitaria” – che, ad esempio, caratterizza i tanti eventi culturali, musicali e artistici che si svolgono nelle nostre città soprattutto durante la stagione estiva.

Prendiamo il Lucca Film Festival, che quest’anno va in scena dal 23 settembre al 1 ottobre. Dieci giorni di proiezioni, dibattiti e ospiti internazionali di grande livello: stavolta arriverà addirittura la grande Susan Sarandon. Chissà i cachet… Con alcuni post social dal Festival fanno sapere di essere alla ricerca di “candidati volontari” per le aree di lavoro “Gestione Spazi”, “Accoglienza Ospiti” e “Allestimenti e tecnica”. Ovviamente è richiesta “massima disponibilità e flessibilità di orari”. E, chiaramente, in quanto volontari, per loro nessun cachet.

Eppure, visti gli sponsor privati del Lucca Film Festival, tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, e i main sponsor Banca Generali Private Wealth Management e Banca Pictet, non sarebbe poi così difficile immaginare di poter retribuire anche chi sarà impegnato per dieci giorni nelle diverse attività richieste.

A chi ha sollevato critiche dinanzi alla prassi di impiegare volontari non retribuiti, dal Lucca Film Festival fanno sapere che: “Il Festival lavora con tantissimi professionisti e professioniste che vengono regolarmente pagati. […] L’attività di volontariato è sempre stata prevista per il Festival (e in tante altre manifestazioni simili alla nostra)”. Insomma, perché lamentarsi? Mica son tutti volontari non retribuiti! E, poi, così fan tutti.

Vero, verissimo.
Tanto che ci possiamo spostare a Parma. Da qualche giorno il Comune, amministrato dal Pd, ha lanciato una campagna di reclutamento di volontari per il progetto “Mi impegno a Parma”. A chi si rivolge? Naturalmente a “chi ama cultura e bellezza”. Perché senza il ricatto della “passione” il lavoro volontario perderebbe buona parte del suo appeal. Per chi invece amasse o semplicemente avesse bisogno di uno stipendio, invece, meglio guardare altrove. Perché la “passione” per la sopravvivenza non è tanto ben vista.

Anche qui, però, non c’è da essere maliziosi. Lorenzo Lavagetto, vicesindaco e assessore alla Cultura del capoluogo emiliano, ci tiene a mettere per iscritto che “non è in atto una campagna di reclutamento alternativo […]. Il coinvolgimento del volontariato riguarda attività di supporto”. E poi una qualche retribuzione c’è: vuoi mettere il “privilegio” (è scritto proprio così nel claim della campagna, non è farina del mio sacco) “di partecipare al backstage di un evento, […], accogliere i visitatori, accompagnare i relatori, animare le attività per i bambini”? E così scopriamo che essere addetti all’accoglienza e a fare gli animatori non sono dei lavori, ma dei “privilegi”. Non lo sapevate? Scemi voi.

Purtroppo, puntando il dito su una qualsiasi città italiana, è più che probabile che vengano fuori situazioni simili: eventi culturali che si reggono anche grazie al lavoro di decine e decine di volontarie e volontari, che in molti casi si prestano non per la spacciata “passione”, ma perché sperano che, inserendo quell’esperienza nel curriculum, potranno poi avere maggiori probabilità di un lavoro vero. Di quelli pagati. Sempre più un’utopia che si sposta nel tempo, per i lavoratori del settore.

Per fortuna, però, non tutto il mondo è Paese. C’è chi fa le cose in maniera diversa. È il caso del Festival Musicale Internazionale Sonic Park a Nichelino (TO). Anche qui il Comune è andato alla ricerca di volontari. Solo che, a differenza di tante altre realtà ben più grandi e affermate, ha deciso di fare qualcosa suona quasi rivoluzionario nell’Italia del XXI secolo: pagare i volontari!

Trenta giovani sono stati selezionati da InformaGiovani per svolgere mansioni di accoglienza, logistica e supporto agli spettatori, per sette giorni, con orari che andavano dalle 18:00 alle 24:00 per chi svolge mansioni di accoglienza o dalle 16:00 alle 24:00 per i coordinatori, per una paga, rispettivamente, di 800€ e di 1.500€. Insomma, volontariato retribuito e addirittura con una soglia anche superiore al salario minimo di 10€ l’ora per il quale come Unione Popolare stiamo raccogliendo le firme da giugno.

Come mi spiega Fiodor Verzola, assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Nichelino: “Una scelta politica ben precisa, fatta per riconoscere il valore del lavoro: puntavo alla progressiva eliminazione del volontariato, e quest’anno ho finalmente trovato i fondi. Circa 25 mila euro, una cifra importante ma congrua per offrire una paga oraria più che dignitosa”.

E da dove vengono fuori i fondi? “Dal bilancio del Comune, nello specifico dalla voce ‘progetto di promozione della cultura del lavoro in occasioni di eventi e manifestazioni cittadine’”. La “cultura del lavoro”. Perché come ha scritto Potere al Popolo in riferimento al lavoro volontario a Parma, “senza un lavoro dignitoso non c’è cultura”.

Foto tratta dal profilo Instagram di Sonic Park

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