“Prima lo Stato ci ha finanziato, per far sì che potessimo crescere. Poi ha fatto una legge che ci impedisce di vendere i nostri prodotti, rendendo potenzialmente inutili quei soldi pubblici e mettendo in difficoltà tutte le aziende che, come noi, operano nel mercato del cbd in Italia”. A parlare è Matteo Moretti, amministratore unico di JustMary, impresa di delivery di cannabis legale, nata a Milano nel 2015. Nell’aprile del 2022, partecipando a un bando pubblico del Pnrr, l’azienda ha ottenuto 65mila euro: 16mila a fondo perduto, il resto in forma di finanziamenti statali a tasso agevolato. Questi fondi, erogati dalla Simest – la società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che supporta lo sviluppo internazionale delle imprese italiane – sono serviti per portare JustMary al di là delle Alpi, in Francia. Ma ora, con il decreto firmato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che equipara i prodotti a base di cbd a sostanze stupefacenti, l’azienda di Moretti rischia di vedere il suo fatturato crollare del 30%.
Per Federcanapa, la posizione italiana, oltre a essere in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità dei principali paesi europei, è “illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al cbd prodotti legalmente in altri Stati Ue”. Anche secondo Moretti la misura è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali: “Il farmacista che ora vorrà vendere prodotti al cbd, li comprerà all’estero, perché non potrà più maneggiarli nessuno qui”. E vale anche per il consumatore finale: “Banalmente, la merce si potrà comprare su Amazon. Il produttore estero userà le piattaforme di e-commerce per distribuirla e ammazzerà tutti”, dichiara l’amministratore unico di JustMary. Che conclude: “Il mercato italiano sarà fatto fuori”.