Venerdì sera, mentre a Barbara una toccante cerimonia riempiva di lacrime gli occhi dei familiari delle vittime dell’alluvione avvenuta un anno fa, Andrea Morsucci del Comitato ‘Tra 2 fiumi’ ci accompagnava dentro il Misa per un sopralluogo. Un anno dopo il letto del fiume fa ancora più paura. Le istituzioni al loro posto durante la santa messa al campo sportivo di Pianello di Ostra, ma meno presenti sui fatti: “La politica non ha imparato nulla dalle tragedie. Dopo l’alluvione del maggio 2014 pensavo che la lezione fosse stata imparata, mi sto accorgendo che non è così. Il fiume non è stato pulito, la Regione ha appaltato inutili lavori di somma urgenza che rischiano di fare solo danni invece di risolvere i problemi. Dovesse arrivare una piena anche simile a quella del maggio scorso Senigallia andrebbe di nuovo sott’acqua”.
Morsucci vive a Borgo Bicchia, la frazione alle porte della rinomata città balneare marchigiana, messa in ginocchio due volte nel giro di otto anni. Tempo durante il quale Morsucci ha studiato le dinamiche fluviali fino a contribuire alla creazione del comitato composto da ingegneri e tecnici del settore e da un pool di avvocati pronti a dare battaglia: “Il sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, l’ho portato con me più volte dove stiamo camminando adesso io e lei, quindi sa di cosa parlo – attacca Morsucci. Spero che presto anche il governatore Acquaroli accetti l’invito. Se non si viene qui, sul posto, è difficile capire il pericolo che si nasconde in anni di incuria e di interventi inutili e costosi”.
Lunedì scorso, a pochi giorni dall’anniversario, Acquaroli e la struttura commissariale per l’alluvione che ha colpito i territori del pesarese dell’anconetano hanno organizzato una conferenza dove sono stati sciorinati una sfilza di numeri: 437 milioni di fondi da Governo, Ue e da risorse interne per il triennio 2022-2024, di cui 106 milioni per le opere infrastrutturali a venire e 153 tra somme urgenze proprie e affidate ai comuni interessati. Circa 4 milioni in somma urgenza (suona strano parlare di urgenze a un anno dalla tragedia) la Protezione civile regionale li ha investiti a inizio agosto in una dozzina di cantieri lungo il tracciato del Misa, del Nevola e di un paio di torrenti. I più importanti proprio nel tratto che abbiamo percorso a piedi lungo il Misa tra Borgo Bicchia e Vallone di Senigallia, l’epicentro delle esondazioni killer nel 2014 e nel 2022.
Lavori poco funzionali secondo il comitato ‘Tra 2 fiumi’: “Le gru stanno soltanto peggiorando la situazione da un mese a questa parte. Spostare la terra e la ghiaia da una parte all’altra significare sprecare solo risorse. Lo capirebbe pure un bambino. L’alveo, rispetto agli anni ’50, è stato ristretto di decine di metri, ecco perché adesso il Misa fa paura ogni volta che cade la pioggia. Il suo percorso è sbarrato da alberi caduti e detriti, ostacoli naturali. Il fiume è sporco e quelle che io chiamo ‘parate’ hanno avuto e continueranno ad avere un effetto distruttivo se non verranno eliminate”. Prima di salutarci Morsucci ci mostra suggestive foto d’epoca, quando il fiume non incuteva terrore: “Il 1° Maggio in campagna si festeggiava proprio qui, sulle sponde del Misa, libero, pulito e con un alveo ampio. La politica ridia il controllo dei fiumi ai frontisti come accadeva fino al 1974”.
Se i comitati cittadini usano toni duri, a modo suo anche la chiesa non si tira indietro. La posizione di Mons. Franco Manenti, vescovo di Senigallia, oggi non è cambiata rispetto all’indomani della tragedia quando attribuiva responsabilità ben precise: “Quanto accaduto il 15 settembre non è normale. Spero non si continui ancora a fare scaricabarile. Il messaggio che vorrei lanciare d’ora in avanti è questo: ciò che è successo quella sera non deve più accadere”. Chi ha la responsabilità della cosa pubblica, della gestione del territorio deve mettere in sicurezza il territorio e la vita delle persone, subito. Lo deve alle persone, alle vittime, ai loro cari e a chi vive ed è rimasto qui. Mi lasci dire un’ultima cosa. L‘ondata di solidarietà e di cura delle persone a cui abbiamo assistito allora diventi lo stile della quotidianità, non aspettiamo un altro evento disastroso per tirar fuori il meglio di noi”.
Adriana Pianelli la sera del 15 settembre 2022 ha perso figlio e marito, intrappolati nel garage della loro casa a due passi dal fiume Misa: “Un anno dopo la mia vita senza di loro non ha più senso, non c’è futuro”, dice la moglie e madre di Giuseppe e Andrea. “Mi resta solo la forza per chiedere giustizia affinché non accada mai più. Non cerco vendette, non è nel mio spirito, ma penso che un’allerta meteo andava dato. È vero, un evento simile non se lo aspettava nessuno, tuttavia ci voleva più decisione. Qualcosa non ha funzionato. Il messaggio IT-Alert? Sì, l’ho ricevuto. Se fosse stato attivo un anno fa Giuseppe e Andrea sarebbero con me. In Italia funziona sempre allo stesso modo, i provvedimenti si prendono sempre dopo che le tragedie sono accadute”.
Infine i ristori: “Sono partiti a inizio primavera – hanno detto il vicecommissario per l’alluvione, Stefano Babini, e l’assessore regionale alla Protezione civile, Stefano Aguzzi – e consegnati nei mesi successivi. Ritardi? In passato i soldi sono arrivati molto tempo dopo, è stato fatto davvero il massimo. Intanto famiglie e imprese hanno potuto godere le somme messe a bilancio, i 5mila e i 20mila euro”. In realtà a un anno dall’evento non tutti hanno ricevuto quelle somme e senza il via ai risarcimenti veri la ripresa non ci sarà mai: “Il ristoro da 20mila euro? Non ci è ancora stato liquidato _ precisa Lucia Collamati a capo di un’azienda che produce macchine agricole nella zona industriale di Casine di Ostra, finita sott’acqua un anno fa _. Siamo molto arrabbiati anche per questo. Abbiamo deciso di non accendere un mutuo e rimboccandoci le maniche siamo ripartiti contando sui nostri risparmi. Se succede di nuovo una cosa simile però non ci rialzeremo più”.