Condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa, legata alle infiltrazioni della ’ndrangheta nella estrazione del porfido in Trentino, un ex assessore comunale potrà tornare al lavoro in attesa della sentenza definitiva. Ma non solo: sarà occupato in una azienda specializzata nella lavorazione del porfido, che, pur avendo sede a Pergine in Valsugana, è attiva a Fornace, in val di Cembra, ovvero a pochi chilometri di distanza dal paese di Lona Lases dove, secondo le risultanze processuali, si era insediata una ‘ndrina legata alla cosca dei Serraino.

Giuseppe Battaglia, 63 anni, ex assessore del Comune di Lona Lases, è stato condannato alla pena più grave fra tutti gli imputati del procedimento scaturito dal blitz dei carabinieri del Ros che nell’ottobre 2020 avevano arrestato 19 persone. Fu svelata allora l’esistenza di una ‘ndrina che operava nel settore del porfido, attuando intimidazioni ai lavoratori e una serie di reati collaterali. Nell’aprile 2021 la procura di Trento aveva chiesto il giudizio immediato per 18 persone. Nel 2023 hanno cominciato a fioccare le condanne nei diversi filoni dei processi, mentre il Comune dal 2020 è senza sindaco. Si sono infatti succeduti i commissari, mentre non si sono trovati candidati in grado di essere democraticamente eletti.

Battaglia è ritenuto colui che ha avviato l’infiltrazione mafiosa silenziosa nel tessuto sociale ed economico trentino. Dopo due anni di arresto preventivo era stato scarcerato e aveva ottenuto ospitalità dalla sorella che vive in Piemonte. Gli era però stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Trinità (in provincia di Cuneo) e di presentazione settimanale alla polizia giudiziaria, con il divieto di allontanarsi da casa dopo le ore 20. Adesso, dopo la condanna dello scorso luglio, ha presentato istanza al presidente della Corte d’assise che si è occupata del processo Perfido. I difensori Michele Baldi e Filippo Fedrizzi hanno sostenuto che Battaglia è soggetto a misure cautelari da quasi tre anni, si è visto privare del patrimonio personale e familiare, e non è in grado di reiterare il reato per cui è stato condannato. Vorrebbe, quindi, un lavoro, per ricominciare a vivere e non pesare economicamente su nessuno. Battaglia era stato assolto dai reati di riduzione in schiavitù e di scambio elettorale politico-mafioso, ma era stato condannato per il reato associativo.

La Procura ha dato parere negativo. La Corte d’Assise ha invece concesso a Battaglia di poter risiedere a Ospedaletto, in Valsugana, dove potrà lasciare il comune dalle 6 alle 20 per andare a lavorare. Rimane però l’obbligo di dimora a Ospedaletto e di firma bisettimanale nella caserma dei carabinieri. Intervistato dai giornali locali, non ha nascosto sconcerto e preoccupazione Walter Ferrari, portavoce del Coordinamento lavoratori del porfido: “Non riesco a capire quali valutazioni possano aver fatto i giudici. È una decisione difficile da comprendere. Giuseppe Battaglia lavorerà proprio in val di Cembra, a Fornace, in uno dei comuni dove si era concretizzata l’attività illecita di questi imprenditori, a pochi chilometri da Lona Lases. Inoltre, vivrà ad Ospedaletto, a pochi chilometri dal fratello Pietro che è stato anche coinvolto nell’indagine Perfido. Ma soprattutto sarà sulla stessa direttrice degli operai che si sono costituiti parte civile nel processo. Due di loro vivono in Valsugana e anche l’ex segretario comunale, uno dei testimoni chiave della Procura abita in quella zona”.

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