Lo scorso febbraio erano stati sospesi dal servizio perché indagati per “condotte violente su un uomo per oltre un’ora”. Con la chiusura indagine per quattro agenti della Polizia Locale di Sassuolo, nel Modenese, si profila il processo. Gli inquirenti gli contestano a due agenti la tortura, per aver picchiato e immobilizzato su una barella un cittadino marocchino che si trovava in ospedale.

I fatti risalgono alla notte tra il 15 e il 16 ottobre 2021 e l’inchiesta dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Modena, era partita da una denuncia del direttore generale dell’ospedale di Sassuolo, che aveva ricevuto una segnalazione dal primario responsabile del Pronto Soccorso. A rischiare il giudizio, secondo quanto riporta l’edizione modenese del Il Resto del Carlino, sono due agenti e due assistenti, questi ultimi accusati anche di falsità ideologica in atto pubblico per aver redatto una relazione di servizio falsa sull’accaduto.

In base all’accusa le condotte tenute dai quattro indagati avrebbero “cagionato alla persona offesa, che peraltro versava in condizioni di minorata difesa a causa della grave crisi ipoglicemica, acute sofferenze fisiche determinando un trattamento inumano e degradante per la dignità della sua persona”. In particolare. a quanto era emerso dai primi riscontri, l’uomo sarebbe stato picchiato in testa e sul petto, immobilizzato con forza alla barella del Pronto Soccorso mentre era incosciente e sottoposto a questo ‘trattamento’, durato circa un’ora, perché scambiato per un pusher.

Secondo quanto era stato denunciato nell’esposto, mentre era in corso la raccolta dei dati del paziente e dei suoi parametri vitali, i quattro vigili arrivati in ospedale senza che qualcuno li avesse chiamati, avrebbero iniziato ad inveire contro di lui per poi immobilizzarlo alla barella e picchiarlo chiedendo se avesse assunto sostanze stupefacenti. I comportamenti dei quattro agenti erano stati descritti dettagliatamente dal personale sanitario. Il paziente era risultato essere un operaio, da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno e mai denunciato o foto-segnalato per reati di droga. La ricostruzione compiuta dalla Procura modenese è stata respinta dagli interessati che hanno sempre professato la correttezza del loro operato.

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