La relazione DIA secondo semestre 2022 bene illustra non solo la situazione “imprenditoriale” della camorra che opera nel Parco Verde di Caivano, ma soprattutto fornisce dei preziosi dati su cui tutti dovremmo riflettere per deciderci a scegliere i mezzi concreti per una vera e vincente guerra al narcotraffico.
Il Parco Verde di Caivano viene stimato come piazza operativa di livello ormai nazionale e non locale con una presenza di circa 14 piazze di spaccio in grado di fruttare circa 130mila euro ciascuna al mese (= circa 1.820.000 euro sottostimati al mese = circa 21.840.000 euro sottostimati all’anno ogni anno almeno dal 2014 = pari a circa 218.400.000 euro sottostimati per i soli ultimi dieci anni).
Ne consegue matematicamente quindi che l’impegno straordinario ed eccezionale una tantum di circa 30 milioni di euro stanziato dall’attuale Governo italiano con tanto di Commissario straordinario attuatore per una riqualificazione straordinaria del Parco Verde non supera circa il dieci per cento di quello che ha già reso ai clan il solo spaccio di droga, senza considerare i reinvestimenti oculati come il traffico illecito di rifiuti tossici in grado da solo quasi di raddoppiare l’investimento effettuato. Trenta milioni di euro una tantum è quindi pari a quanto in via ordinaria incassa cash la malavita organizzata regolarmente ogni anno nel solo Parco Verde di Caivano.
La semplice lettura di questi dati ufficiali spiega ampiamente perché le modalità attuali di contrasto alle mafie e alle ecomafie sono di fatto ampiamente insufficienti per registrare risultati strutturali positivi nel medio lungo periodo, e non solo nel Parco Verde di Caivano, ma presso qualunque area di spaccio e/o rioni degradati in tutta Italia.
Va altresì specificato, in base ai dati ufficiali provenienti dagli studi del Mario Negri di Milano sulle acque di scarico fognario di tutti i capoluoghi di Provincia di Italia che, paradossalmente, Napoli e la sua Provincia, quindi anche Caivano, non risultano, come presenza di metaboliti di droghe nelle acque fognarie, nei primi dieci capoluoghi di Provincia maggiori consumatori. Sono tutti al nord. Al sud si compra e si spaccia, a livello internazionale e nazionale, al nord si consuma e si fornisce denaro cash infinito alle cosche, tutte.
A livello locale, come ben ha urlato Padre Maurizio Patriciello, al Parco Verde si vende e si spaccia, ma al centro di Napoli (Posillipo, Chiaia, San Ferdinando) si consuma. Quindi, se vogliamo deciderci, finalmente, ad avviare una seria e soprattutto vincente guerra alle mafie, dobbiamo necessariamente fare riflessioni tecniche adeguate e modificare le strategie di contrasto attuali, ampiamente insufficienti e perdenti sul campo di battaglia.
Altre considerazioni tecniche importanti vanno fatte sulla potenza eccezionale ormai acquisita dai clan anche nel produrre in loco, con propri “laboratori di ricerca”, le più opportune modifiche “cinetiche” a tutte le droghe oggetto di import-export. Ormai l’eroina che obbliga al buco è solo mero ricordo storico. La marijuana con la coltivazione di canapa da droga pari a non più del 3% in principio attivo è stata ampiamente superata dagli studi di genetica che sono in grado di produrre canapa da droga con principio attivo in THC sino anche al 35%, rendendo quindi le coltivazioni sui nostri Monti Lattari della costiera amalfitana un prodotto di estrema qualità e resa produttiva, tutto destinato al mercato estero, neanche più nazionale.
Va però detto chiaramente che ogni variazione cinetica studiata e prodotta dalle mafie (eroina senza buco, cocaina liquida, ecc ecc) per legge di libero mercato porta ad una riduzione e non ad un aumento del prezzo di vendita delle droghe allo spaccio, per aumentare la “clientela” ma mantenere intatti i profitti.
Ebbene va ricordato a tutti che questa universale legge di mercato sull’innovazione solo cinetica di un farmaco vale per le droghe, ma non per i farmaci oncologici innovativi del SSN dove, ormai da troppi decenni, le sole variazioni cinetiche (esempio: trastuzumab coniugato con farmaci citostatici convenzionali) non comporta minimamente riduzioni di prezzo con riconoscimento di una “minore” innovazione. Al contrario di quanto avviene per le droghe, per i farmaci oncologici innovativi in costante incremento d’uso per il costante aumento dei tumori determinato dal costante aumento anche dei traffici illeciti di rifiuti tossici, il costo non si riduce mai: aumenta soltanto. Per soli circa 3mila pazienti in più di cancro della mammella è prevista una ulteriore spesa di non meno di 235 milioni di euro che andrà ad aggiungersi ai miliardi di euro di spesa farmaceutica per cure innovative che ormai rendono insostenibile l’equilibrio gestionale del SSN, togliendo risorse a tutti i medici e agli infermieri che tali farmaci usano. Una sola fiala di questi farmaci costa quanto lo stipendio mensile di un medico.
Preferiamo garantire alle case farmaceutiche il prezzo che chiedono, senza alcuna discussione di merito sul “valore” reale e sui costi di produzione, sottraendo risorse economiche a tutti gli Operatori della Sanità pubblica. Stiamo vivendo in uno Stato ormai dichiaratamente schizofrenico, dove la mancanza di legalità, di controlli e di rispetto delle regole concessa per troppi anni non solo alla malavita organizzata, ma anche alle case farmaceutiche, sta facendo fallire l’intero Stato Italiano.
A mio parere, urge quindi consentire immediatamente sotto rigido controllo la produzione di droghe, farmaci oncologici e vaccini agli opifici farmaceutici militari italiani, garantendo quindi a tutte le forze dell’Ordine e all’Esercito italiano un notevole ed immediato ristoro economico, sottraendolo alla malavita e almeno in parte alle ditte farmaceutiche private. Un cosi notevole flusso di denaro, attualmente regalato alle mafie e alle ditte farmaceutiche private, assicurerà non solo il necessario ristoro economico per potenziare Esercito Polizia e Magistratura, ma anche e soprattutto libererà ingenti risorse da destinare finalmente, come da Costituzione vigente, a Lavoro, Istruzione e Sanità pubblica.