Calcio

Il 5-1 con l’Inter ridimensiona Pioli più che il suo Milan

L'allenatore rossonero con le sue affermazioni post-derby è diventato un meme vivente: continua a ripetere gli stessi strafalcioni tattici e comunicativi

10 maggio 2023, Stefano Pioli dopo Milan-Inter 0-2, derby d’andata della semifinale di Champions perso rovinosamente in casa: “C’è da dire anche che fino al settimo minuto i nerazzurri non erano ancora entrati nella nostra area”. 16 settembre 2023, Stefano Pioli dopo Inter-Milan 5-1, seconda peggior sconfitta di sempre in un derby per i rossoneri: “È normale che si parli sempre di approccio, ma credo che nei primi quattro minuti avevamo tenuto palla solamente noi”. Sembra un fake, come si dice in gergo. Invece è tutto vero: Pioli contro l’Inter è diventato un meme vivente.

Viene da chiedersi cosa sia passato per la testa al mister rossonero, se si stava consapevolmente autocitando (e quindi “autoperculando”), o se era talmente poco lucido dopo la sconfitta da ripetere lo stesso identico strafalcione verbale di pochi mesi fa. Proprio come è ricaduto sul campo in identici errori. Senza capire il piano tattico di Inzaghi (lasciare palla ai rossoneri e poi infilarsi negli spazi aperti grazie ai movimenti di Lautaro), senza trovare nessun tipo di accorgimento, anzi, consegnandosi inerme alle folate nerazzurre. Lo score è imbarazzante: 5 sconfitte di fila nel derby, 12 gol subiti, appena uno segnato, quello di sabato, ininfluente, di Leao.

Il punto è tutto qui. Un derby si può anche perdere, non fa mai piacere ma ci può stare, contro una squadra forte e in forma contro l’Inter. Non si può perdere però in questa maniera, con un punteggio umiliante (secondo maggior scarto della storia per i nerazzurri, frutto anche delle scriteriate sostituzioni dell’ultima mezzora), con quelle dichiarazioni pre e post gare. Con la sua gestione tattica e comunicativa disastrosa, Pioli è riuscito a trasformare una sconfitta fisiologica, che per certi versi avrebbe potuto anche essere salutare per una squadra giovane e in via di formazione come il Milan, in un autentico caso. E il caso è lui.

Andando oltre il faceto, possiamo anche comprendere ciò che di serio c’era nelle sue parole grottesche: in campo si è visto anche molto equilibrio, dopo il gol di Leao il Milan ha creduto realmente di poter pareggiare e i tifosi nerazzurri un po’ lo hanno anche temuto. Poi è finita come è finita, ma il divario abissale, che c’è stato a livello tattico e mentale come racconta effettivamente il 5-1, non c’è invece fra le due formazioni. Il Milan è ancora una squadra forte, con ambizioni da scudetto, il suo mercato è stato eccellente, il progetto è infinitamente più moderno e virtuoso di quello dei cugini nerazzurri. Ma proprio questo condanna ancora di più chi siede in panchina.

Se oggi c’è qualcuno che esce ridimensionato dal risultato di San Siro, non è il Milan, è il suo allenatore. Una sconfitta così rischia di cambiare in negativo l’inerzia della stagione. L’entusiasmo estivo è già svanito, il credito di Pioli completamente azzerato. C’è persino chi parla di esonero: un’esagerazione, che però la dice lunga sul clima che si respira a Milano. Molto più dei tre punti, che ad inizio stagione non contano davvero nulla. Persino più degli sfottò stracittadini che perseguiteranno i rossoneri nelle prossime settimane. La vera eredità del derby è lo stigma che Pioli si porterà addosso e dovrà far dimenticare.

Twitter: @lVendemiale