L'attore pugliese ripercorre, con un pizzico di nostalgia, i momenti salienti della sua vita e della sua lunga carriera in un'intervista al Corriere della Sera
“Come immagino l’aldilà? Un posto tranquillo e accogliente, perché così Lucia me lo sta preparando“. Lino Banfi si racconta in una lunga e intensa intervista a Aldo Cazzullo sulle pagine del Corriere della Sera. L’attore pugliese ripercorre, con un pizzico di nostalgia, i momenti salienti della sua vita e della sua lunga carriera e, con l’ironia che lo contraddistingue, risponde così alla domanda del giornalista sul post mortem: “Spero abbia ragione Dino Verde, l’umorista, che diceva: il Padreterno parla napoletano, lingua universale. San Pietro parla romanaccio. La Madonna invece è veneta: “Comandi…”. Poi c’è uno che racconta barzellette e fa ridere tutti, e quando Dio gli chiede ‘chi sei?’, risponde: ‘Sono Antonio, ma voi chiamatemi Totò'”.
Poi, tra aneddoti e ricordi, Banfi rivela di avere contatti con papa Francesco: “Ogni tanto mi chiama. E io gli racconto gli episodi più divertenti della mia vita, e pure quelli tristi: il mio sogno è sempre stato far ridere e piangere insieme. Come prova d’amicizia gli ho chiesto questa foto. Lui ha messo via il bastone, e si è appoggiato a me”. E c’è spazio anche per i bilanci, con l’ammissione di quel film che si è pentito di aver rifiutato: “Regalo di Natale. Ero stato travolto dal successo dell’Allenatore nel pallone, tenevo il ritmo di tre film all’anno, stimavo Pupi Avati ma non volevo rinchiudermi nel suo circolo, Cavina Haber Delle Piane… Fu un errore. Ma sono contento di aver fatto la fortuna di Abatantuono”.