Il comitato nomine di Mediobanca proporrà al cda di Piazzetta Cuccia, che si riunirà mercoledì, una rosa di nomi per il nuovo board della banca in cui non rientrano rappresentanti del gruppo Delfin o del gruppo Caltagirone. La lista vedrà la conferma di Alberto Nagel come amministratore delegato e Roberto Pagliaro presidente. In vista del rinnovo previsto durante l’assemblea del 28 ottobre le posizioni restano dunque inconciliabili. Nagel e Delfin, primo azionista con il 19,8%, hanno discusso per mesi la possibilità di un coinvolgimento della holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio nella lista che il cda della banca sta mettendo a punto. Ma le possibilità di un accordo – attraverso un patto di sindacato che punta a sancire una tregua anche con l’altro azionista forte Francesco Gaetano Caltagirone (9,9%) – si sono infrante sulla composizione del nuovo consiglio.
Delfin a fronte di una serie di impegni – a supportare il piano industriale, a non chiedere la revoca del cda, a non presentare liste alternative, ad assoggettare le proprie posizioni azionarie ad alcuni vincoli – chiedeva una governance che rispecchiasse una compagine azionaria rinnovata, attraverso l’avvicendamento di due terzi del board e la scelta di un presidente condiviso che non poteva più essere Renato Pagliaro. Richieste che il cda di Mediobanca, che ha delegato Nagel a trattare, ha ritenuto non in linea con gli standard di governance di una banca quotata, dove la scelta del presidente è di competenza del consiglio.
Dopo che Delfin ha bocciato l’ultima proposta di Mediobanca, che offriva quattro consiglieri (di cui uno destinato a Caltagirone) e limava gli stringenti impegni chiesti alla holding, la palla è tornata nel campo di Piazzetta Cuccia, a cui Delfin ha reiterato la richiesta di concordare un nuovo presidente indipendente e terzo, anche rispetto al management. Posizione per la quale sono circolati i nomi di Lorenzo Bini Smaghi, Fabrizio Palenzona, Falvio Valeri e Vittorio Grilli.
Ora ognuno andrà per la sua strada: Delfin correrà con una lista di minoranza che potrebbe accaparrarsi tra i due e i sette posti in consiglio, a seconda che sia lunga o corta e che risulti o meno la più votata in assemblea, e compatibilmente con le prescrizioni della Bce, che le ha imposto il profilo basso dell’investitore finanziario. Gli analisti auspicano una pace che possa consentire alla banca di focalizzarsi sulla gestione industriale.