C’è l’opposizione che incalza in Italia, ma c’è soprattutto quella in Europa: da una parte Parigi che chiude le porte alle persone che arrivano in Italia, dall’altra le istituzioni di Bruxelles che iniziano a criticare il memorandum siglato con la Tunisia. Sullo sfondo ci sono i sindaci, che non nascondono l’affanno e per questo chiedono un confronto al Viminale. Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha varato il pacchetto di misure sui migranti, sono molteplici i fronti che si aprono per Giorgia Meloni.
Parigi chiude le porte – Il primo è quello francese, all’indomani della visita della premier e di Ursula von der Leyen a Lampedusa, il governo transalpino torna ad alzare la voce sul fronte della solidarietà e lo fa, ancora una volta, con il suo ministro dell’Interno Gerald Darmanin: “La Francia – dice – non prenderà nessun migrante da Lampedusa”. La sortita di Parigi giunge proprio mentre, da Berlino, arriva l’apertura alla richiesta italiana di una missione navale comune per aumentare i controlli nel Mediterraneo, idea sulla quale anche la Francia si dice pronta a collaborare. La strada per la messa a punto di un’azione Ue, tuttavia, resta tremendamente in salita anche perché è segnata da uno scontro interno alle istituzioni comunitarie sull’intesa con Tunisi: da un lato il Consiglio Ue, per nulla soddisfatto del modus operandi della Commissione, e dall’altro l’esecutivo europeo, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la strada tracciata dal Memorandum siglato con Kais Saied. “Sarebbe un errore di giudizio considerare che i migranti, siccome arrivano in Europa, devono essere subito ripartiti in tutta Europa e in Francia, che fa ampiamente la sua parte”, sono state le parole con cui Darmamin ha motivato il suo no all’accoglienza. Il ministro lo ha spiegato prima di recarsi a Roma, su richiesta del presidente Emmanuel Macron, per un confronto con il titolare del Viminale Matteo Piantedosi. Ed è proprio a Macron che l’Italia sembra guardare, legando le frasi di Darmanin soprattutto alle vicende politiche interne d’Oltralpe.
I dubbi dell’Ue sul memorandum con Tunisi – Da Parigi a Bruxelles la situazione non migliora, visto che nelle prossime settimane il raggio d’azione di von der Leyen potrebbe restringersi: sull’intesa con Tunisi l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, il servizio giuridico del Consiglio Ue e alcuni Paesi membri – Germania e Lussemburgo in primis – hanno mosso riserve di metodo e di merito. L’accusa è duplice: il Memorandum con Saied non solo non garantisce il rispetto dei diritti dei migranti ma è stato firmato dal cosiddetto team Europe (von der Leyen, Mark Rutte e Meloni) senza l’adeguata partecipazione del Consiglio. Borrell lo ha messo nero su bianco in una missiva indirizzata al commissario Oliver Varhelyi e a von der Leyen. “Gli Stati membri sono stati informati e c’è stato ampio sostegno”, è stata la difesa della Commissione. In realtà al Consiglio europeo di giugno l’intesa incassò l’endorsement dei 27 ma il testo non era stato ancora ultimato. E non è arrivato al tavolo dei rappresentanti permanenti se non dopo essere stato firmato a Cartagine. Ma, spiegano a Palazzo Berlaymont, l’urgenza non permetteva rallentamenti. I fondi per Tunisi, tuttavia, attendono ancora di essere esborsati. La questione – assieme a quella del Patto sulla migrazione e al Piano Lampedusa – è destinata a dominare le prossime riunioni europee: quella dei ministri dell’Interno del 28 settembre e, soprattutto, il vertice informale dei leader previsto a Granada a inizio ottobre.
La premier contro chi “rema contro” – Ecco perché durante il Consiglio dei ministri, che approvato il pacchetto di misure sui migranti, Meloni si è scagliata contro chi “rema contro: “Dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee, per ragioni ideologiche o, peggio, per calcolo politico, remino contro e facciano di tutto per smontare il lavoro che si sta portando avanti. Mi riferisco alla lettera dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Borrell, agli appelli dei socialisti europei e alle prese di posizione di diversi esponenti della sinistra ma non solo. Tutte azioni che vanno nella medesima direzione di provare a sostenere che nessuno dei Paesi del Nordafrica è uno Stato sicuro con il quale è possibile accordarsi per fermare le partenze o per rimpatriare gli immigrati illegali. In sostanza, la volontà della sinistra europea è rendere ineluttabile l’immigrazione illegale di massa”. Oltre a Borrell e ai socialisti Ue, Meloni in pratica replica a Elly Schlein. “La presidente del Consiglio, che professava l’uscita dall’euro, il blocco navale e il taglio delle accise sulla benzina, la difesa dei lavoratori, tanto per citarne alcuni, si è dimostrata campionessa mondiale di boomerang che poi tornano addosso al Paese. Si ricordi che al governo c’è lei e si impegni a gestire il fenomeno migratorio anziché attaccare l’opposizione, perché a Lampedusa dei suoi slogan traditi non se ne fanno nulla e hanno bisogno di fatti”, ha detto la segretaria del Pd. Ma lo sfogo della premier sembra indirizzato anche verso la Lega (“Diversi esponenti della sinistra ma non solo”) e al vicesegretario, Andrea Crippa, che nei giorni scorsi aveva detto: “La linea della premier non ha funzionato”
Le richieste dei sindaci – Le questioni in sospeso, però, il governo le ha anche all’interno dei confini nazionali. Per esempio nel rapporto coi comuni. I sindaci, infatti, non nascondono l’affanno e la preoccupazione per l’evolversi della situazione migranti ma tutti “sono pronti a fare la propria parte”. Ma per poter procedere chiedono un nuovo incontro al Viminale per avere a disposizione “più strumenti e misure” per gestire la situazione. È Matteo Biffoni, delegato Anci e sindaco di Prato, a redigere la lista delle richieste da sottoporre al governo al termine di una riunione fiume della Commissione Immigrazione, a cui hanno partecipato 80 amministratori provenienti da tutta Italia. “Sui Cpr attendiamo le proposte del governo per fare poi le nostre valutazioni”, chiarisce, “e allo stesso tempo torniamo a ribadire la necessità di puntare sull’accoglienza diffusa, sulla rete Sai, riconoscendo incentivi ai Comuni che accolgono”. Ancora sui minori stranieri, tema assai caro ai sindaci per il riverbero diretto sulle casse dei municipi, si sollecita “una più chiara e rinnovata divisione dei compiti e delle responsabilità: lo Stato centrale si occupa della prima accoglienza e i Comuni continuano a svolgere la loro parte”. Ma i Sai, sottolinea l’amministratore toscano, “devono divenire stabili e continuativi”. È inoltre “fondamentale il dialogo tra Prefetture e Comuni per ritornare a gestire i flussi e i collocamenti evitando che i minori siano incanalati solo verso alcuni territori”.
Le proteste degli enti locali – Nei comuni, nel frattempo, non si placano i i mugugni. Come a Bologna, dove il sindaco Matteo Lepore ha tenuto a ricordare che in questi giorni sono in arrivo in Emilia-Romagna altri 800 migranti, di cui il 22% destinati al capoluogo. “Invece che inaugurare con Ursula von der Leyen la campagna elettorale delle europee a Lampedusa – ha spiegato – Meloni dovrebbe convocare i sindaci”, perchè “ci siamo stancati di questa situazione, perché ancora oggi il consiglio dei ministri si è riunito per definire un decreto sui migranti e i sindaci non sono stati nuovamente coinvolti, e nemmeno l’Anci è stato coinvolto”. Una situazione che a suo modo di vedere meriterebbe il varo di una cabina di regia ad hoc. Sui migranti il governo “improvvisa in modo irresponsabile”, attacca il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli (Pd), che se la prende con l’arrivo inaspettato in città “di persone scaricate in pullman in questura direttamente da Lampedusa, senza alcuna informazione o condivisione preventiva da parte del governo ai municipi”. In Valle d’Aosta il governatore Renzo Testolin ha fatto sapere che i posti disponibili sono esauriti: con la presidenza del Consiglio dei ministri “ci sono dei contatti che sono sostanzialmente settimanali per fare il punto della situazione, dove si chiedono le disponibilità, si valutano le opportunità di trasferimento e dove esplicitiamo che al momento i centri a nostra disponibilità sono completamente occupati”.