Cultura

Vittorio Sgarbi: “Scoperto un nuovo dipinto di Raffaello? Tutto falso, è impossibile che quel quadro sia autentico”

Si è creata una certa bagarre interpretativa attorno al “ritrovamento” di un’opera del celebre pittore rinascimentale

di Davide Turrini

Scoperto un nuovo dipinto di Raffaello? No, è una patacca. Si è creata una certa bagarre interpretativa attorno al “ritrovamento” di un’opera del celebre pittore rinascimentale. Durante una conferenza tenutasi a Pergola (PU) – “La Bellezza Ideale-La visione della perfezione di Raffaello Sanzio” – è stato anticipato il risultato di uno studio che uscirà sulla rivista scientifica “Open Science, Art and Science che avrà il titolo: “La Maddalena di Raffaello ovvero quando l’allievo supera il Maestro”.

Infatti il dipinto “scovato” in una collezione privata è una Maddalena con il volto di Chiara Fancelli, moglie del Perugino, storico maestro proprio di Raffaello Sanzio. L’opera è su tavola di pioppo, misura 46 cm per 34 cm, e viene datata in modo preciso nel 1504. Del ritratto della Maddalena esiste una versione del Perugino alla Galleria Palatina, e un’altra a Villa Borghese attribuita alla sua bottega. Tra gli autori dello studio che certifica la reale attribuzione del quadro a Raffaello, c’è Annalisa Di Maria, già sugli scudi per aver sostenuto che il Salvator Mundi di Leonardo rinvenuto nel 2010 fosse una patacca, mentre un disegno ritrovato da lei stessa a Lecco fosse invece di Leonardo.

Ed è proprio su questa improvvisa serie di ritrovamenti di altissimo livello storico pittorico che interviene Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, ma di base critico e storico dell’arte soprattutto italiana. “Non c’è nessun possibilità che il dipinto propagandato come Raffaello, e annunciato a Pergola, città affettuosa, sia del maestro urbinate”, ha spiegato Sagrbi. “È soltanto uno scoop giornalistico, dal momento che si basa su una conoscenza di pochi trattandosi di un’opera in collezione privata, con la legittima aspirazione del proprietario di possedere un Raffaello. Già è bizzarra l’idea di una Maddalena con le sembianze della moglie del Perugino, come è sospetta la pur legittima propensione di alcuni studiosi a pronunciarsi soltanto su grandi nomi: Raffaello, Leonardo, Botticelli. Perugino basta e avanza”.

Il critico poi puntualizza il suo punto di vista: “L’opera annunciata come Raffaello è infatti una versione, forse autografa, di un prototipo di Perugino conservato a Palazzo Pitti, di cui si conosce un’altra versione alla Galleria Borghese. Difficile che nel 1504, quando, in contrasto con il suo Maestro nello ‘Sposalizio della Vergine’ di Caen, Raffaello, con infinita grazia, dipinge il suo mirabile Sposalizio, ora a Brera, che è tanto più libero, nuovo e sciolto di quello del maestro, egli si applichi a fare una copia del Perugino, che in quel momento ha già lasciato alle spalle. E altrettanto impossibile è che il Perugino dipinga una copia di Raffaello. Al massimo, dunque, la nuova versione, di collezione privata, è una replica del Perugino. Di cui verificare l’autografia, rispetto a quella certa delle opere conservate nei musei, e di pubblico dominio”.

Infine il sottosegretario ricorda che potremmo essere di fronte ad un atteggiamento classico nel mondo del collezionismo d’arte, ovvero quando un privato sostiene di possedere “un’opera più autentica di quella di un museo” per aumentare il valore delle sue opere. “ È già stato tentato, per Raffaello, con l’autoritratto giovanile. Poi la febbre è passata. Ma è evidente che la proprietà privata, e la conoscenza dal vivo di soltanto alcuni studiosi, sono pregiudizievoli per il riconoscimento della autografia”.

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