Aumentare le pene detentive per i reati “di lieve entità” in materia di stupefacenti, come la cessione su piccola scala di cannabis autoprodotta o la condivisione di uno spinello, in modo da consentire di applicare la custodia cautelare in carcere. A proporlo non sono la Lega o Fratelli d’Italia, ma il Partito democratico, con uno degli esponenti di maggior peso della minoranza interna guidata da Stefano Bonaccini: il deputato Andrea De Maria, da poco nominato responsabile organizzazione di Energia Popolare, la corrente fondata dal governatore dell’Emilia-Romagna. De Maria ha depositato una proposta di legge (fotocopiata dalla scorsa legislatura) che modifica il comma 5 dell’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti, quello, appunto, che punisce i fatti ritenuti “di lieve entità per i mezzi, la modalità o le circostanze dell’azione ovvero per la qualità e quantità delle sostanze”: la pena detentiva minima salirebbe da sei mesi a due anni, quella massima da quattro a sei anni. Un passo oltre quanto previsto dallo stesso governo Meloni, che nel decreto Caivano ha innalzato il massimo a cinque anni.
L’obiettivo di De Maria è spiega a chiare lettere nella relazione: “La presente proposta di legge interviene per aumentare la pena detentiva” al fine “di dare la possibilità al giudice di valutare opportunamente l’applicazione della custodia cautelare in carcere, attualmente preclusa dall’entità della pena edittale”. Per disporre la custodia in carcere, infatti, il reato dev’essere punito nel massimo con almeno di cinque anni di reclusione. “L’attuale pena edittale”, invece, scrive il deputato bonacciniano, “consente al giudice di applicare solo la misura cautelare degli arresti domiciliari: molto spesso, però, si è avuto modo di apprezzare che la maggior parte dei cosiddetti “piccoli spacciatori” che operano nelle strade sono persone senza fissa dimora, con la conseguenza che le misure comminabili dal giudice sono misure decisamente più blande, come l’obbligo di firma o il divieto o l’obbligo di dimora. Purtroppo, in questi casi tali misure sono spessissimo violate” e “il risultato è che i piccoli spacciatori rimangono sostanzialmente liberi, la cittadinanza non avverte una sufficiente tutela e l’allarme sociale cresce“.
Una presa di posizione che ha già fatto discutere, anche perché si colloca agli antipodi delle posizioni anti-proibizioniste della segretaria del partito Elly Schlein, rivale di Bonaccini alle primarie. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, “La proposta di De Maria è sbagliata nel merito e nel metodo: nel merito perché già oggi in sette casi su dieci si finisce in carcere per i reati di lieve entità e aumentare le pene per questa fattispecie vuol dire aumentare ancora di più il sovraffollamento carcerario, rovinando peraltro la vita a tanti giovani che invece andrebbero instradati in percorsi diversi. E nel metodo, perché così il Pd fa a gara con la Lega e con Fratelli d’Italia a chi propone le pene più severe in una visione della società panpenalista“.