Cinque anni fa fu una battaglia identitaria per il M5s del 32% alle Politiche: “cacciare” i Pittellas dalla Basilicata, il provocatorio referendum Pittellexit di Alessandro Di Battista in trasferta a Lauria, il paese e il cuore dell’eterno dinastico potere di Gianni e Marcello Pittella. “Non dovete dare nulla alla loro stirpe, che sviluppo hanno portato”? gridava Di Battista. C’era la piazza piena, e di lì a pochi giorni si sarebbe votato e fu un trionfo.

Cinque anni dopo, al porto di Maratea, sessanta spettatori a un dibattito su ritardi nell’avvio dell’Area Marina Protetta assistono al più sorprendente degli avvicinamenti, al cessate il fuoco che potrebbe preludere a nuovi amorosi sensi politici, a un’intesa M5s-Pittellas, forse, chissà, per il ritorno di Marcello Pittella alla guida della Basilicata con il lasciapassare degli ex nemici. Specie se il nome del re delle coop Angelo Chiorazzo, sponsorizzato dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza e gradito a diversi papaveri locali del Pd, dovesse per qualche ragione saltare via dal tavolo del centrosinistra in costruzione e dai contorni non ben definiti.

Eccolo, sul manifesto, l’ex governatore Marcello Pittella, ospite e relatore al fianco di alcuni big dei Cinque Stelle. In primis l’ex ministro dell’Ambiente e vicepresidente della Camera Sergio Costa, alla sua destra colui che fonti di stampa e di popolo accreditano come il regista dell’operazione, Arnaldo Lomuti, parlamentare al secondo mandato.

Lomuti è il coordinatore regionale Cinque Stelle e a leggere le cronache locali avrebbe dichiarato “con Pittella sì, con Azione no”. Frase aperta a mille significati e altrettante interpretazioni. Era a Lauria con Di Battista nel 2018? “All’epoca ero un attivista”. In realtà non c’era, i grillini presenti non lo ricordano. Avete fatto pace coi Pittella? “Si lavora per la pace”, sorride Lomuti. Marcello Pittella vuole tornare a fare il governatore? “Chiedilo a lui, è qui”.

Invece no, il Pittella più giovane è rimasto fisicamente a Matera con l’ex ministro Gelmini per un convegno di Azione, partito che lo accolto dopo aver abbandonato il Pd in polemica per non averlo candidato alle politiche. A Maratea invia un videomessaggio di scuse per il sopravvenuto impegno, e di sostegno all’iniziativa ambientalista promossa da Manuel Chiappetta di Europa Verde e da Prospettiva Maratea, lista civica che sta lavorando allo sfratto del sindaco Daniele Stoppelli (anche per le Comunali si vota nel 2024).

L’ex parlamentare Virginia Villani, coordinatrice M5s di Salerno, saluta il fratello del sindaco pescatore Dario Vassallo (tra i relatori del dibattito), e guardando il manifesto commenta: “Sono sorpresa di vedere il nome di Pittella”. Certo, come ricorda anche Costa al giornalista, dal punto di vista giudiziario tutto ok: Marcello Pittella è stato assolto dal processo alla Sanitopoli lucana che in primo grado ha visto condannati alcuni dei manager nominati durante la sua amministrazione. E le scelte finali, sia di Pittella che della eventuale coalizione, su chi schierare e in che ruolo, dipenderanno anche dalle decisioni del governo se accorpare o meno elezioni regionali ed europee, anche quest’ultime terreno di caccia della famiglia Pittella: Gianni Pittella è stato vice presidente del Parlamento europeo ed ora trascorre il terzo tempo della sua vita politica da sindaco di Lauria. Incarico che ha momentaneamente affidato al suo vice per un problema di salute che gli auguriamo risolva presto. “Conosco Marcello da diversi anni, che io sappia non intende candidarsi a governatore – afferma Costa – ed in sede nazionale ho detto che secondo me non sarebbe opportuno”.

A voler tirare una sintesi delle mezze voci raccolte sul luogo, ascoltando chi la politica qui la fa e la segue tutti i giorni, l’evento di Maratea – Cinque Stelle, Europa Verde, Azione – è un mattone della costruzione di un campo largo, anzi larghissimo. Che tenga dentro tutti per il voto del 2024: sinistra e moderati, favorevoli e contrari agli inceneritori, piddini e contiani, vecchi e nuovi, per sconfiggere insieme ai dem la giunta uscente del forzista Vito Bardi, l’ex generale della Finanza peraltro nemmeno sicuro di avere un secondo mandato.

Una manovra sulla quale avranno l’ultima parola il Pd dei potentati di Salvatore Margiotta e Vito De Filippo, quelli che hanno guidato la Basilicata fino al 2019, e una Azione colonizzata da potentato a parte, quello dei Pittella. Non sembra contraria per principio la leader M5s di Matera, l’ex parlamentare e sottosegretaria Mirella Liuzzi. In un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, a una domanda su una ipotetica alleanza che tenga dentro anche Azione (e quindi i pittelliani) ha risposto, ricordando di essere stata al governo prima con la Lega e poi col Pd: “Non mi spaventano le coalizioni allargate purché su basi programmatiche solide”. Nel 2018 era a Lauria insieme a Di Battista a chiedere di mandare via i Pittellas.

E proprio dal fresco di Lauria una attivista Cinque Stelle è scesa apposta al porto afoso di Maratea per dire all’ex ministro dell’Ambiente che lei e il suo gruppo coi fratelli Pittella non vogliono avere nulla a che fare. Si chiama Iolanda Spina e rivendica di essere una lettrice del Fatto Quotidiano sin dal primo giorno. La signora precisa di parlare a titolo personale. “Gliel’ho detto a Costa, Marcello Pittella cerca di cavalcare la tigre. Vuole farsi rieleggere in consiglio regionale, anche candidarsi a governatore se glielo consentiranno, vuole entrare nel campo largo. Ma noi dei Cinque Stelle del territorio dell’area sud della Basilicata non lo vogliamo, e siamo contrari a qualsiasi tipo di accordo che abbia lui dentro”. Secondo lei l’intesa M5s-Pd si può fare? “Sì, ma a condizione che non ci siano le persone che hanno governato la Regione lasciandola al penultimo posto delle classifiche sullo sviluppo”. Però sono indispensabili per sperare di spuntarla. “E poi che facciamo, come governiamo? Inutile vincere se dopo dobbiamo litigare col partito dei rigassificatori”. La strada verso il campo largo non si preannuncia liscia.

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