di Stefano Briganti

Prima dell’inizio del G20 in India, si sono riuniti i ministri dell’economia. Di particolare interesse sono due passaggi della dichiarazione di Janet Yellen, capo del Dipartimento del Tesoro USA, sulla crisi economica globale: “Vorrei dire che il più importante effetto negativo (sulla economa globale) è la guerra della Russia sull’Ucraina che ha fatto crescere i prezzi dell’energia e del cibo (…) Noi rimaniamo impegnati nelle azioni multilaterali e strategiche in risposta alla guerra della Russia sull’Ucraina. Il price cap e le sanzioni … stanno avendo un potente impatto sulla capacità economica della Russia nel finanziare la sua brutale e ingiusta guerra”.

Queste affermazioni dovrebbero essere collocate sullo sfondo della guerra economica, fatta di oltre 11.000 sanzioni, dichiarata dal North Globe alla Russia. La Yellen si sofferma sul prezzo dell’energia e del cibo, indicandoli come la causa principale della crisi economica, mentre si dovrebbero considerare anche altre sanzioni che hanno prodotto un grande impatto sull’economia globale. Il divieto alla banche russe di accedere allo Swift ha causato un immediato blocco delle transazioni interbancarie tra occidente e Russia.

Tutto il business tra aziende occidentali, piccole e grandi, e il mercato russo ha avuto le transazioni economiche interrotte. Se questo ha avuto un impatto sulla Russia, di certo ne ha avuto uno forte anche sull’economia occidentale. Inoltre la mancanza del grano russo sul mercato globale, e conseguente crisi alimentare, è in gran parte dovuta al fatto che la Ue ha tagliato fuori dal circuito Swift la Russian Agricultural Bank, che perciò non può gestire le transazioni di vendita del grano russo.

La JP Morgan il 2 agosto ha chiuso un suo canale di pagamento che rappresentava per la Banca agricola russa un’alternativa allo Swift. La rimozione di questa sanzione, che garantirebbe il flusso di prodotti agricoli russi, oltre al flusso di quelli ucraini, è parte dell’accordo sul grano siglato in Turchia. L’impegno non è stato onorato, cosa che ha portato Mosca ad uscire dall’accordo due mesi fa.

Discorso a parte sono le forniture energetiche russe. C’è stata subito una gara a chi le riduceva di più e prima. Obiettivo di questa gara è nella memorabile domanda: “Volete i condizionatori accesi o la pace”? La diversificazione delle fonti energetiche è stata per tutti i paesi europei motivo di orgoglio. Il GNL è diventata la scelta obbligata europea per riempire buona parte del buco di fornitura di gas lasciato dalle sanzioni alla Russia. Il GNL è più costoso del gas russo e obbliga a investimenti per la sua gestione (es. rigassificatori).

La Yellen non dice che la fornitura di GNL Usa all’Europa nel 2022 è aumentata del 137% rispetto al 2021. In sostanza l’embargo alle fonti energetiche russe, oltre ad aver colpito la Russia, ha colpito duramente l’Europa (non gli Usa che sono produttori di petrolio e di gas) e, nel caso del gas, ha avvantaggiato gli Stati Uniti.

Infine, la “crisi economica globale” andrebbe meglio analizzata alla luce delle previsioni di luglio del Fmi sulla crescita 2023 del Pil mondiale. United States 1,8%, Euro Area 0,9% (era 3,5% nel 2022), UK 0,4%, Emergent and Developing Economies 4% (Developing Asia 5,3% Russia 1,5% era -2,1% nel 2022). Le sanzioni non stanno producendo “un potente impatto alla capacità dell’economia russa di finanziare la sua guerra brutale”. Gli effetti della guerra economica alla Russia stanno creando una crisi economica più europea che globale. E’ stato deciso che questa sia la strategia giusta da attuare per rispondere all’aggressione russa all’Ucraina.

Quegli stessi decisori si devono assumere ora la responsabilità delle conseguenze (prevedibili) che ne derivano, ovvero di questa crisi economica. Sarebbe perciò giusto che dicessero: “le cause principali della crisi economica in Europa e del cibo nel mondo vengono dalla nostra guerra economica che abbiamo deciso di muovere alla Russia”.

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