Calcio

Mancini e bin Salman con un pallone insanguinato: i murales di denuncia apparsi a San Siro – Foto

L’hashtag è #sportwashing. Il tentativo del regime dell’Arabia Saudita di ripulirsi la faccia acquistando e strapagando calciatori da mezzo mondo è al centro dell’ultima opera dello street artist aleXsandro Palombo. I suoi murales apparsi martedì mattina a San Siro raffigurano Roberto Mancini insieme a Mohammed bin Salman e a tanti altri campioni – da Ronaldo, a Neymar fino a Benzema – con in mano un pallone insanguinato. La sede e il giorno non sono casuali: questa sera si giocherà la gara di Champions League tra Milan e Newcastle, squadra di proprietà del principe saudita tramite il fondo Pif.

L’opera, dal titolo”Welcome to Saudi Arabia” – spiega una nota diffusa dall’artista – punta a “ribaltare a narrazione con cui il regime di Bin Salman cerca di ripulirsi l’immagine nel mondo attraverso gli ingaggi miliardari delle star del calcio“. Un processo cominciato appunto con l’acquisto del Newcastle e con l’ingaggio di CR7, ma diventato evidente questa estate quando i petroldollari hanno attirato molti campioni del pallone. Per l’ultimo Mancini, appunto, che ha lasciato la panchina della Nazionale azzurra per diventare ct dell’Arabia Saudita. Lo sportwashing saudita però non si limita la calcio (il grande obiettivo è ospitare la Coppa del Mondo nel 2034), ma si estende anche ad altri sport: dal tennis alla Formula 1.

“L’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman è un paese tra i più oscurantisti, misogini e feroci di sempre, dove i diritti umani, la libertà di espressione, la libertà per le donne e quella della comunità Lgbtq non esistono e qualsiasi segno di appartenenza ad una religione diversa dall’Islam viene punito”, denuncia aleXsandro Palombo, invitando a “non voltarsi dall’altra davanti al vero volto del regno di Mohammed bin Salman, perché questo non è un gioco ma un disegno politico con cui l’Arabia Saudita usa il calcio come mezzo di distrazione di massa per insinuarsi nelle nostre vite e assopire le nostre coscienze”. “Non siate complici di questo processo di colonizzazione della nostra libertà perché in Arabia Saudita la libertà non esiste“, conclude l’artista.