Con l’approssimarsi dell’autunno comincia la stagione videoludica dei nuovi capitoli sportivi. Non poteva ovviamente mancare quello che attualmente è considerato il top nella simulazione cestistica: NBA 2k24, titolo che ci ha tenuto compagnia per tutta la settimana, spulciato a dovere nelle sue varie modalità.

Gameplay oltre il motion capture
Prima di addentrarsi nel gameplay del nuovo capitolo del videogioco di basket di 2K, è doveroso spendere qualche parola sulla sua feature forse più anticipata: il ProPlay, una tecnologia che promette di sostituire il motion capture nella raccolta dei movimenti dei giocatori.

La nuova tecnologia, a differenza del motion capture non cattura i movimenti degli atleti tramite sensori attaccati al corpo, invece traduce in animazioni i filmati delle partite di NBA rendendo il tutto più fluido e convincente. C’è stato un miglioramento in fluidità rispetto ai predecessori? Assolutamente sì: NBA 2k24 è a mani basse il capitolo meno legnoso della serie e nonostante dal punto di vista puramente grafico non ci sia quasi differenza con il precedente capitolo, guardare giocatori come Lebron James muoversi in campo è una gioia per gli occhi.

Tutti questi dettagli incorniciano un gioco che persiste nell’avere un approccio davvero impegnativo e se ci si sta avvicinando alla serie per la prima volta ci vorranno tanta strada e tantissime partite per entrare appieno nelle meccaniche di gioco, nonostante un tutorial più che minuzioso.

Segnare è diventato ancora più complesso, ma non c’è da stupirsi visto che 2K ha dovuto, per forza di cose, mettere un freno a determinati abusi riscontrati durante 2k23, soprattutto in termini di multiplayer, come l’eccessivo utilizzo dei tiri da 3 punti.

Trovare il tempismo perfetto è ancora più complesso e non solo nei tiri da fuori: le conclusioni sotto canestro sono molto meno automatiche e “subiscono” molto di più quest’anno la stessa meccanica dei tiri in sospensione. Come appena anticipato, soprattutto in tema di competizione online, erano necessari alcuni paletti, ma il ticket d’ingresso in termini di abilità si sta tarando sempre di più verso l’alto, cosa che potrebbe addirittura cominciare a spaventare i nuovi giocatori.

Il contropiede continua a mostrare il fianco anche in 2k24: nonostante la fluidità sia aumentata, la ripartenza in campo aperto continua a essere afflitta da troppe animazioni e troppa “fatica” nel girarsi subito e andare liberi in velocità a canestro e si viene recuperati dalla difesa con una facilità davvero angosciante.

NBA 2K24 The City 1

Modalità: da Jordan a Bryant
Se c’è il numero 24 in un titolo di basket, la persona al quale dedicarlo poteva essere soltanto una. Non è una sorpresa quindi che sulla falsariga delle Jordan challenges dello scorso anno, oggi ci troviamo a rivivere le più grandi imprese del Black Mamba con i graditissimi Mamba Moments.

Da gara 7 contro i Celtics alla leggendaria sfida contro MJ, i Mamba Moments ricreano magistralmente i 7 momenti più iconici della carriera del compianto Kobe Bryant con tanto di appositi filtri per rendere il tutto ancora più appagante. Modalità davvero carina e ben fatta che mostra il giusto tributo al record breaker, ma che in termini di gioco lascia un po’ il tempo che trova e pare non verrà ne aggiornata ne altra: la si gioca una volta e la si lascia lì, purtroppo.

Le altre modalità non hanno ricevuto grandi cambiamenti, tolte ovviamente le due più giocate e remunerative: MyTeam e MyCareer, che approfondiremo a breve. Tornano le Ere Nba che grazie a veri e propri cambiamenti di gameplay (ovviamente entro i limiti imposti comunque dal gameplay complessivo del titolo) permette di rivivere i più grandi momenti della storia del basket, così come torna The W, totalmente dedicato al basket femminile. Sempre presenti ovviamente le partite rapide, le partite personalizzate e il già citato, corposissimo tutorial che consigliamo assolutamente di fare anche a chi si dedica a NBA2k tutti i santi anni.

NBA 2K24 MyTEAM Salary Cap Steph Curry

Dicevamo, croce e delizia della saga, tornano a gamba tesa MyCareer e MyTeam: la prima, come ben sa chi ha giocato i precedenti capitoli, consiste nel creare da zero il proprio alter ego con una build di base e prenderne il controllo per farlo arrivare – molto lentamente – agli apici dell’NBA, la seconda è sostanzialmente il corrispettivo della modalità Ultimate Team di FIFA, né più né meno.

La città di MyCareer si è ingrandita e accoglie ancora più negozi e punti d’interesse sfoltendo le cutscene con una storia che si prende molto meno sul serio. Resta però la lentezza con il quale si fa tutto: dallo spostarsi, ai caricamenti, alla crescita del giocatore. Farmare -accumulare,ndr- i crediti è ormai angosciante se non si tira fuori la carta di credito e l’aggressività delle microtransazioni sta raggiungendo livelli sostanzialmente inaccettabili. Sì, purtroppo anche NBA 2k24 tende al pay-to-win, inutile nascondersi dietro un dito. È vero che pian piano si può salire di statistiche giocando, idealmente non si è assolutamente obbligati a sborsare un centesimo per creare e massimizzare il proprio giocatore ideale, ma le tempistiche sono oltre il ridicolo.

MyTeam offre invece un sistema di monetizzazione molto meno predatorio rispetto a MyCareer, soprattutto quest’anno. Addio alle aste per dare il benvenuto a un sistema più simile a quello che si è già visto negli ultimi Efootball: un database interno per l’acquisto diretto dei giocatori. Ovviamente se si paga si riescono a prendere prima, ma c’è da dire che rispetto alle scorse edizioni, facendo determinate cose durante le partite, si guadagnano molti più MT, anche grazie al nuovo season pass del quale sono presenti anche 2 diverse versioni a pagamento, molto più remunerative rispetto alla stardard.

Nonostante questo si ha l’idea di poter progredire tranquillamente anche senza pagare un extra oltre l’acquisto del gioco, cosa impressione che MyCareer invece non è riuscito a darci.

Tirando le somme
Nba 2k24 non ha fatto quel gigantesco passo avanti in termini grafici che i fan sognavano, ma il guadagno in termini di fluidità donata dal ProPlay è sicuramente una solida base da tenere d’occhio da parte di parecchie altre simulazioni sportive. Davvero apprezzabile l’evoluzione in fase sia offensiva che difensiva: un gameplay più attento e più ragionato grazie a una stamina più centellinata rispetto a quella sostanzialmente infinita dei capitoli precedenti. Purtroppo le microtransazioni stanno davvero diventando un po eccessive rischiano di rovinare tutto ciò che di buono è stato fatto riguardo la giocabilità.

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