“Il nostro mondo continua ad essere nella morsa di una terza guerra mondiale combattuta poco alla volta e, nel tragico caso del conflitto in Ucraina, non senza la minaccia di ricorrere alle armi nucleari”. È il grido di allarme lanciato da Papa Francesco nel messaggio inviato al cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze sociali, in occasione del Convegno sulla Pacem in terris organizzato dall’istituzione vaticana. Parole che arrivano all’indomani dell’udienza privata di Bergoglio con il nuovo ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky, per la presentazione delle lettere credenziali. Il diplomatico è persona di massima fiducia del presidente Vladimir Putin e grande amico del Patriarca di Mosca Kirill. Tutto ciò mentre il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha preannunciato un nuovo viaggio a Mosca del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, in qualità di inviato del Papa per la missione di pace in Ucraina. Il porporato è già stato a Kiev, Mosca, Washington, dove ha incontrato il presidente Joe Biden, e Pechino.
Nel suo messaggio, Bergoglio torna con la mente all’11 aprile 1963, esattamente sessant’anni fa, quando san Giovanni XXIII pubblicò la sua enciclica-testamento a meno di due mesi dalla sua morte. “In effetti – scrive Francesco – il momento attuale assomiglia in modo inquietante al periodo immediatamente precedente alla Pacem in terris, quando nell’ottobre 1962 la crisi dei missili di Cuba portò il mondo sull’orlo di una diffusa distruzione nucleare. Purtroppo, negli anni successivi a quella minaccia apocalittica, non solo il numero e la potenza delle armi nucleari sono cresciuti, ma sono aumentate anche altre tecnologie belliche e persino il consenso di lunga data sulla proibizione delle armi chimiche e biologiche è in pericolo. Oggi più che mai, dobbiamo ascoltare l’ammonimento profetico di Papa Giovanni secondo cui, alla luce della terrificante forza distruttiva delle armi moderne, è ancora più evidente che ‘le relazioni tra gli Stati, come tra gli individui, devono essere regolate non dalla forza armata, ma secondo i principi della retta ragione: i principi, cioè, della verità, della giustizia e della cooperazione vigorosa e sincera’”.
Il Papa, inoltre, sottolinea le parti dell’enciclica di Roncalli dedicate al disarmo e ai percorsi per una pace duratura. “Spero che le vostre deliberazioni, – scrive Bergoglio – oltre ad analizzare le attuali minacce militari e tecnologiche alla pace, includano una disciplinata riflessione etica sui gravi rischi associati al continuo possesso di armi nucleari, sull’urgente necessità di un rinnovato progresso nel disarmo e sullo sviluppo di iniziative per la costruzione della pace. Ho dichiarato altrove la mia convinzione che l’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari. È responsabilità di tutti noi – prosegue Francesco – mantenere viva la visione che un mondo libero da armi nucleari è possibile e necessario. In questo caso, il lavoro delle Nazioni Unite e delle organizzazioni affini nel sensibilizzare l’opinione pubblica e nel promuovere misure normative adeguate rimane fondamentale”.
Per Bergoglio “la preoccupazione per le implicazioni morali della guerra nucleare non deve far passare in secondo piano i problemi etici sempre più urgenti sollevati dall’uso nella guerra contemporanea delle cosiddette ‘armi convenzionali’, che dovrebbero essere utilizzate soltanto a scopo difensivo e non dirette ad obiettivi civili. Spero che una riflessione approfondita su questo tema porti ad un consenso sul fatto che tali armi, con il loro immenso potere distruttivo, non saranno impiegate in modo da provocare ‘lesioni superflue o sofferenze inutili’, per usare le parole della Dichiarazione di San Pietroburgo. I principi umanitari che hanno ispirato queste parole, fondati sulla tradizione dello ius gentium, rimangono validi oggi come quando sono stati scritti per la prima volta, oltre centocinquanta anni fa”. Infine, Francesco fa suo l’auspicio di Roncalli affinché “per la forza e l’ispirazione di Dio, tutti i popoli possano abbracciarsi come fratelli e sorelle, e affinché la pace a cui anelano possa sempre fiorire e regnare tra loro”.